Prima il biodinamico, ora il biologico: la senatrice Elena Cattaneo prosegue la sua crociata contro l’agricoltura che non utilizza pesticidi ed erbicidi di sintesi chimica e accusa proprio il bio di inquinare più dell’agricoltura convenzionale. Ma a risponderle prontamente è stata Maria Grazia Mammuccini di Federbio e portavoce anche della campagna “Cambia la terra”.
Prima il biodinamico, ora il biologico, che secondo la senatrice Elena Cattaneo inquinerebbe più dell’agricoltura convenzionale che utilizza glifosato, clorpyrifos, metolaclor, triciclazolo, oxadiazon, terbutilazina
«La senatrice Elena Cattaneo negli ultimi anni ha intrapreso una crociata frontale contro l’agricoltura biologica, arrivata al suo acme con un
articolo sul Messaggero del 27 novembre in cui attacca frontalmente il progetto
Cambia la Terra – spiegano proprio da “Cambia la terra” – e arriva a dichiarare che “i campi coltivati a biologico possono inquinare il terreno con un metallo pesante più tossico del glifosato” e che occorre “squarciare il velo d’ignoranza”, diffuso naturalmente dal nostro sito, per “demistificare una realtà avulsa dalle conoscenze e dalle pratiche agricole”. Pratiche, va sottolineato, che evidentemente la ricercatrice conosce benissimo, anche se non riusciamo a immaginare come e dove abbia approfondito questa conoscenza».
L’antiscientificità
«Diciamo che ognuno ha il diritto costituzionale di pensarla come gli pare – proseguono da Cambia la terra – anche di sostenere che non facciano poi davvero male sostanze classificate da tutti gli organismi scientifici (EPA statunitense, EFSA, ECHA, Istituto Superiore di Sanità, ISPRA, Università di tutto il mondo, tutte le pubblicazioni scientifiche ecc) come tossiche e dannose per l’organismo umano e devastanti per l’ambiente. E che l’unico problema è il rame, sostanza utilizzata con restrizioni dall’agricoltura biologica e invece senza nessuna restrizione dall’agricoltura convenzionale, in aggiunta a tutti gli altri numerosi formulati di sintesi che si spargono sui campi».
«Si può utilizzare la propria posizione di ricercatore (in altri settori) o la propria carica istituzionale, l’influenza che si ha sui giornali per diffondere informazioni sbagliate su un settore produttivo che – secondo quanto dicono tutte le istituzioni internazionali (oltre che gli enti di ricerca) – è l’unico che possa abbattere il carico di inquinamento provocato dall’attività agricola sull’ambiente e sulla nostra stessa salute? Un ricercatore può davvero intraprendere una crociata che è di fatto antiscientifica? E giornali come il Messaggero possono (a differenza di altri) dare spazio solo al punto di vista dell’eminente ricercatrice sulle staminali senza dar spazio alle repliche?»
Il ruolo dei media
«Sarebbe come se – a rappresentare tutta la ricerca climatica – si chiamasse in causa quella ristretta minoranza di uno ‘zero virgola qualcosa’ di scienziati che ancora affermano che l’effetto serra è una balla o una normale oscillazione ciclica e non il prodotto dell’uso di combustibili fossili (tra l’altro, la sola agricoltura è responsabile dell’11% delle emissioni di gas di serra, grazie all’uso di sostanze chimiche di sintesi, alla desertificazione dei suoli prodotte da pratiche agricole insostenibili). E invece è andata proprio così, e
alla risposta di Maria Grazia Mammuccini, portavoce di Cambia la Terra, il Messaggero ha riservato – in barba a tutte le regole del giornalismo e alle stesse assicurazioni date – lo spazio delle lettere. Non pari dignità: da una parte l’esimia senatrice, che su biologico e agricoltura forse non ha le competenze necessarie, dall’altra una coalizione di associazioni e ricercatori (quelli che fanno parte del nostro comitato dei garanti), che si rifanno alle ricerche internazionali e nazionali e alle stesse posizioni ripetutamente espresse dall’Unione Europea, dalla FAO, dai governi nazionali».
La vecchia “scienza”
«È proprio la vecchia scienza, o meglio la vecchia economia che non si curava appunto di sostenibilità, di salute e di ambiente, a parlare per bocca della signora Cattaneo. Come ha scritto Michele Serra su Repubblica, in un
‘botta e risposta’ con la senatrice che si era appena esaurito prima della pubblicazione dell’ennesimo attacco via Messaggero, “se un’eminente scienziata come Elena Cattaneo, nel suo intervento di ieri, sceglie come obiettivo ‘il jet-set del biologico’ e ‘la narrazione glamour di chi non ha mai sofferto la fame’; se mette nello stesso sacco, forse per convenienza polemica, biologico e biodinamico, entrambi dediti a ‘pratiche esoteriche’; se imputa a imprecisati avversari l’idea che ‘la chimica tout court fa male alla salute’, concedendo una sproporzionata importanza alla sortita di qualche babbeo e/o fanatico; se afferma (su D del 21 di luglio) che ‘il biologico fa bene, di sicuro, a chi lo produce’, inquadrando il fenomeno, come in altre occasioni, in una cornice furbamente speculativa; beh, vuol dire che siamo ancora molto lontani da quel ‘dibattito nuovo, finalmente basato su dati e fatti scientifici verificati e su un approccio non ideologico’ che la senatrice auspica in chiusura del suo intervento. E siamo molto vicini alla caricatura di un nemico”.
Le crociate, in verità, dovrebbero essere attività riservate a chi crede in maniera acritica, ai fanatici, agli ordini religiosi militari, ai mercanti senza scrupoli, ai sovrani opportunisti. Non agli scienziati.
“Cibo e salute”
L’importanza di un cambio di paradigma in agricoltura, di tecniche di coltivazione che rispettino il suolo, di un cibo sano che garantisca salute; così come la necessità di mettere
un freno allo strapotere delle multinazionali che stanno distruggendo ciò che mangiamo e il mondo in cui viviamo. È di questo che si parla nel libro
“Cibo e salute” , grazie al contributo di quattro studiosi ed esperti impegnati in prima persona in questa battaglia di civiltà.
Il volume è edito da Terra Nuova Edizioni.
Vandana Shiva è presidente di Navdanya International, da anni impegnata a sostenere e diffondere un’agricoltura rispettosa di ambiente e salute; Bhushan Patwardhan è biochimico ed esperto di nutrizione; Mira Shiva è medico e attivista. Vi è inoltre il contributo esclusivo del dottor Franco Berrino, epidemiologo e presidente dell’associazione “La grande via”.
Il libro contiene, in appendice, il Manifesto “FOOD for HEALTH”, un accorato appello alla resistenza alimentare sottoscritto da Vandana Shiva e altri undici esperti a livello internazionale.
Una vera rivoluzione oggi può e deve partire dalla produzione del cibo, un grande campo di azione dove il sistema agroalimentare globalizzato ha cancellato la biodiversità, avvelenato il suolo e reso la nostra dieta sempre più omologata e insostenibile.