Sette organizzazioni della società civile italiana che lavorano sul tema della pace, del disarmo, dei diritti umani, dell’azione umanitaria e della cooperazione internazionale hanno lanciato un forte appello affinché venga fermato al più presto il conflitto in corso in Yemen.
Dopo oltre 3 anni dall’inizio del conflitto in Yemen sono sempre di più i civili colpiti dagli effetti devastanti della guerra. Una guerra che ha portato la morte a quasi 85.000 bambini sotto i 5 anni e lasciato oltre l’80% della popolazione civile dipendente dagli aiuti umanitari. Amnesty International Italia, Fondazione Finanza Etica, Movimento dei Focolari, Oxfam Italia, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo e Save the Children Italia hanno presentato ai parlamentari una serie di punti che potrebbero essere oggetto di un’auspicata mozione parlamentare. Le Organizzazioni promotrici sollecitano il Governo italiano a prendere posizione e chiedono di:
– Attivare e promuovere iniziative concrete per la risoluzione diplomatica e multilaterale del conflitto in corso in Yemen. Occorre dunque che la comunità internazionale si impegni quanto prima, per un nuovo ciclo di negoziati di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite. Auspichiamo azioni di rilievo e di vero protagonismo da parte del nostro Paese.
– Aumentare il budget destinato a questa crisi rispetto agli anni scorsi e finanziare adeguatamente il Fondo di intervento per gli aiuti umanitari, in soccorso alla popolazione civile yemenita martoriata da una catastrofe umanitaria di vaste proporzioni;
– Imporre (in linea con le risoluzioni del Parlamento europeo del 4 ottobre e 25 ottobre 2018 e nel rispetto della normativa nazionale (legge 185/90), del Trattato internazionale sul commercio di armamenti e della Posizione Comune dell’Unione europea sull’export di armamenti) un embargo immediato sulle armi e la sospensione delle attuali licenze di esportazione di armi a tutte le parti nel conflitto dello Yemen, in quanto è presente un chiaro rischio di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario (come testimoniano numerosi episodi di questi ultimi mesi). L’embargo dovrebbe riguardare anche tutti i tipi di armamento presenti nell’elenco comune delle attrezzature militari e delle tecnologie di uso duale dell’Unione europea al fine di garantire che nessun arma, munizione, equipaggiamento militare o tecnologia, o supporto logistico e finanziario per tali trasferimenti sia oggetto di forniture dirette o indirette alle parti in conflitto nello Yemen né possa essere di sostegno alle loro operazioni militari nello Yemen;
– Attivare e finanziare il fondo per la riconversione dell’industria militare previsto nella stessa legge 185/90 anche sulla base di una discussione pubblica sull’impatto del complesso militare-industriale italiano sulla instabilità geopolitica (in particolare in Medio Oriente) e nella definizione della politica estera e di sicurezza dell’Italia;
– Intraprendere iniziative verso le parti in conflitto (in particolare chi utilizza maggiormente lo strumento dei bombardamenti aerei cioè la Coalizione guidata dall’Arabia Saudita e di cui fanno parte anche altri Paesi destinatari dei sistemi d’arma italiani, come gli Emirati Arabi Uniti) affinché siano rigorosamente rispettati i divieti di bombardamento di ospedali, scuole, strutture di cura ricordando che gli ospedali e il personale medico sono esplicitamente tutelati da trattati e convenzioni dal diritto umanitario internazionale, che un attacco deliberato contro i civili e le infrastrutture civili costituisce un crimine di guerra e che gli attacchi alle scuole sono condannati dalla Safe Schools Declaration, di cui l’Italia è tra i primi firmatari. Tutte le parti in conflitto dovrebbero inoltre evitare l’utilizzo di ordigni esplosivi in aree popolate al fine di proteggere i civili nella massima misura possibile.
– Condannare l’uso di munizioni a grappolo nel conflitto in Yemen e fare pressioni affinché anche l’Arabia Saudita ratifichi il Trattato internazionale sulle munizioni a grappolo e distrugga quelle che ancora possiede;
– Sollecitare l’istituzione di una indagine internazionale indipendente per esaminare le possibili violazioni del diritto umanitario internazionale da parte di tutte le parti in conflitto, al fine di assicurare la giustizia, le responsabilità e il risarcimento per le vittime. Negli oltre tre anni di conflitto armato numerose sono state le segnalazioni riguardanti violazioni di diritti umani e crimini di guerra, come confermato anche nel rapporto recentemente pubblicato dal Panel of Eminent Expert delle Nazioni Unite.
Le organizzazioni promotrici di questa iniziativa chiedono che si dia piena attuazione all’articolo 11 della nostra Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Conoscere le guerre per costruire la pace
Dagli anni ’80 ad oggi, solo il 5% delle guerre combattute sul Pianeta sono state fra Stati nazionali. Sono state, cioè, guerre tradizionali, così come le abbiamo conosciute nel secolo scorso.
Nella stragrande maggioranza delle situazioni, a combattere sono stati gruppi, fazioni, eserciti rivoluzionari, gente che in qualche modo e per qualche ragione voleva arrivare al potere e al controllo delle risorse. I quasi dieci milioni di morti di questi decenni sono figli di questo tipo di guerra. L’ottava edizione aggiornata dell’
Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo è uno strumento indispensabile per sapere dove si combatte nel mondo, ma soprattutto perché. Questo libro smaschera le ipocrisie, fotogafa le vere cause delle guerre e spiega come costruire un futuro di pace.
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