La Campagna nazionale
“Sbilanciamoci!” come ogni anno propone la sua “legge di bilancio alternativa”.
«Con le 101 proposte che abbiamo elaborato – spiegano i promotori – delineiamo una diversa idea di economia, di spesa pubblica, di modello di sviluppo. Sbilanciamoci! ritiene necessario cambiare pagina, un salto di paradigma, un’inversione di rotta rispetto alle politiche neoliberiste di questi anni. Bisogna rimettere al centro la politica, le politiche. Servono investimenti pubblici per consumi e produzioni legate alla green economy e ai nuovi bisogni sociali, capaci di produrre qualità sociale ed eguaglianza. Per questo sono fondamentali politiche redistributive che intacchino privilegi, rendite di posizione, ricchezze abnormi».
Il welfare è un diritto
«Il welfare non è un costo, è un diritto ed è un investimento – dicono dalla Campagna – Una società più istruita, formata e sana esprime anche un’economia più innovativa e capace di futuro. Abbiamo bisogno di una radicale riconversione ecologica e civile dell’economia. Dobbiamo eliminare i sussidi ambientali dannosi e ridurre drasticamente le spese militari. Tutto questo non è il “libro dei sogni”. Lo dimostriamo con la nostra contromanovra di bilancio da 38,5 miliardi di euro a saldo zero e le nostre 101 proposte specifiche, concrete e dettagliate».
Ecco in sintesi i contenuti della manovra alternativa di Sbilanciamoci!
PER LA GIUSTIZIA E LA PROGRESSIVITÀ FISCALE
Una vera politica di giustizia e progressività fiscale, per redistribuire reddito e ricchezza e diminuire le diseguaglianze. È questo l’impianto delle nostre proposte in materia di fisco, che nel complesso alimentano le casse dello Stato con circa 24,5 miliardi di euro, di cui 12,6 destinati alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, evitando così l’aumento delle aliquote Iva e delle accise nel 2019.
Il primo punto è la riduzione delle tasse per i due scaglioni più bassi di reddito, dove sono concentrati i lavoratori con i più bassi salari e quelli del ceto medio. Proponiamo a tal fine una rimodulazione dell’Irpef che riduca di 1 punto le aliquote sui redditi fino a 28.000 euro e introduca due nuovi scaglioni con un’aliquota del 55% per i redditi tra 100.000 e 300.000 euro e un’aliquota del 60% per quelli superiori a 300.000 euro (maggiori entrate per lo Stato pari a 2,1 miliardi).
L’assoggettamento all’Irpef delle rendite finanziarie, un’imposta complessiva sul patrimonio finanziario di famiglie e imprese con aliquote progressive, e la riduzione della franchigia per la tassa di successione (anch’essa con aliquote crescenti rispetto alla ricchezza ereditata) potrebbero portare quasi 8 miliardi nella casse statali. Prevediamo anche l’introduzione di una vera tassa sulle transazioni finanziarie applicabile a tutte le azioni e a tutti i derivati e, nel caso azionario, a tutte le singole operazioni, con introiti pari a 3,7 miliardi. La cancellazione della riduzione delle aliquote Ires per le imprese potrebbe poi generare maggiori entrate per lo Stato di poco meno di 4 miliardi di euro. Poco più di 2 miliardi di euro potrebbero essere invece recuperati con una maggiore tassazione di beni di lusso o dannosi (voli e auto aziendali di lusso, produzione di beni di lusso, rilascio del porto d’armi) a cui potrebbero aggiungersi altri 560 milioni con una maggiore tassazione degli investimenti pubblicitari e dei diritti televisivi del calcio professionistico.
Per promuovere un serio contrasto all’evasione e all’elusione fiscale proponiamo un piano straordinario di accertamento e riscossione, l’introduzione di una Digital Tax sulle imprese multinazionali (che vada ben oltre le timide misure delle vecchie Leggi di Bilancio) e della moneta elettronica per i pagamenti superiori ai 500 euro. Queste misure potrebbero generare un maggiore gettito pari a 4,1 miliardi.
BUONA OCCUPAZIONE, REDDITO E PENSIONI PER TUTTI
Da più di trent’anni manca in Italia una politica industriale capace di creare e assicurare buona occupazione, di orientare la produzione sui settori più innovativi e avanzati, di indirizzare il Paese su un sentiero di crescita sostenibile.
Sbilanciamoci! propone un approccio di politica industriale che punti in tre direzioni: (1) le tecnologie e le produzioni di beni e servizi “verdi”, in grado di aumentare la sostenibilità dell’economia, di ridurre il consumo di energia e materie prime non rinnovabili così come l’impatto sul cambiamento climatico e il consumo di suolo, di favorire lo sviluppo di energie rinnovabili e di sistemi di trasporto sostenibili; (2) la diffusione e applicazione delle tecnologie dell’informazione e comunicazione, incoraggiando le esperienze di Open Data, Open Source e Open Innovation che valorizzino la dimensione cooperativa delle attività in rete; (3) l’espansione delle conoscenze e della produzione di beni e servizi legati alla salute e al welfare pubblico, tema di rilievo primario nel contesto dell’invecchiamento della popolazione.
A tal fine, chiediamo di raddoppiare gli investimenti pubblici (da 3,5 a 7 miliardi) per costruire una prima massa critica di attività finalizzate al cambiamento del sistema produttivo del Paese e delle sue infrastrutture. Al contempo, proponiamo di finanziare con 250 milioni una serie di programmi sperimentali di ricerca pubblica sui tre assi di intervento sopra citati.
Queste misure dovrebbero essere affiancate da un grande investimento (poco meno di 7 miliardi) per assicurare una forma strutturale di sostegno al reddito rivolta a disoccupati privi di altre forme di ammortizzatori sociali, inoccupati, lavoratori precariamente occupati, sottoccupati, soggetti riconosciuti inabili al lavoro, Neet, working poors: la platea dei beneficiari della misura – che assicura un reddito minimo garantito di 600 euro mensili, con un impianto più universale e meno condizionato rispetto alla proposta del Governo – è di circa un milione e mezzo di persone.
Infine, sul fronte delle pensioni, avanziamo una serie proposte alternative rispetto a “Quota 100”, senza oneri aggiuntivi per le casse dello Stato, centrate su una riduzione strutturale dell’età di pensionamento e sulla possibilità di assicurare ai giovani una pensione futura almeno dignitosa.
SENZA CULTURA NON C’È FUTURO
Un tasso medio di dispersione scolastica al 17%, una diminuzione dei diplomati che si iscrivono all’università dal 63,6 del 2008 al 50,3% del 2016, un calo del personale docente universitario strutturato di quasi 14mila unità negli ultimi dieci anni, con un corrispondente e considerevole aumento della quota di precari. Numeri drammatici, che segnalano l’urgenza di un cambio di rotta immediato.
Al rilancio della cultura, dell’istruzione e della ricerca pubbliche proponiamo di destinare più di 5 miliardi. Tra le misure che avanziamo, un grande investimento sulla promozione del diritto allo studio e dell’edilizia scolastica (1 miliardo) e un consistente aumento delle risorse destinate ai Fondi della scuola e dell’università: Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (poco più di 600 milioni), Fondo per l’autonomia scolastica (310 milioni), Fondo di finanziamento ordinario (800 milioni).
Chiediamo inoltre un’ambiziosa riforma della tassazione universitaria centrata sull’istituzione di una no tax area per chi dichiara meno di 28.000 euro di Isee (con un costo di circa 700 milioni), l’adozione di un piano straordinario per l’assunzione di 20.000 ricercatori universitari in 6 anni (3.300 nel 2019, per una spesa di circa 500 milioni), un finanziamento adeguato del dottorato di ricerca (poco più di 135 milioni).
Sul fronte delle politiche culturali, proponiamo di incentivare in modo deciso la produzione, la diffusione e l’accesso alle varie forme di espressione artistica e culturale, con uno stanziamento di quasi 150 milioni di euro per la promozione dello spettacolo dal vivo, del libro e della lettura, dell’arte e dell’architettura contemporanee, della pratica musicale di bambini e ragazzi.
L’abolizione del “Bonus Cultura” per i neo-diciottenni (290 milioni) consentirebbe peraltro di finanziare l’accesso gratuito a musei, monumenti e aree archeologiche per tutti i cittadini e l’introduzione di facilitazioni all’accesso alle attività culturali per gli studenti.
La definizione e l’implementazione dei Livelli essenziali delle prestazioni culturali (con uno stanziamento di iniziale di 200 milioni) potrebbe infine garantire l’accesso ai beni e alle attività culturali, il potenziamento dell’offerta culturale e migliorare le condizioni di lavoro degli operatori culturali.
L’AMBIENTE AL CENTRO
Scelte energetiche innovative e capaci di contrastare gli effetti del cambiamento climatico, interventi capillari di tutela del territorio e della biodiversità, un grande piano di opere utili per l’ambiente e per il Paese, una gestione dei rifiuti che punti sull’economia circolare, a partire dal riciclo e dalla raccolta differenziata: sono questi i 5 assi in cui si articolano le proposte di Sbilanciamoci! sul fronte ambientale e della sostenibilità, con entrate per lo Stato di 2,9 miliardi di euro e uscite di 2,3.
In campo energetico, proponiamo di introdurre la rendicontazione dei cambiamenti climatici nelle politiche di investimento; di aggiornare i canoni per la concessione per le estrazioni di gas e petrolio ed eliminare le esenzioni dalle royalties; di legare la tassazione dei veicoli all’emissione di CO2; di promuovere l’installazione di impianti fotovoltaici e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio.
Per la tutela del territorio, occorre innanzitutto sostenere con risorse adeguate la lotta all’abusivismo edilizio, mentre per la tutela della biodiversità servono finanziamenti aggiuntivi consistenti ai Parchi nazionali, aree protette e aree terremotate. Si deve inoltre ridurre il conferimento in discarica dei rifiuti e contestualmente aumentare il tasso di raccolta differenziata: a tal fine chiediamo subito una rimodulazione dell’ecotassa sui rifiuti che porterebbe maggiori entrate per oltre 425 milioni di euro.
Infine, è urgente avviare un piano di piccole e medie opere utili per l’ambiente, in grado di migliorare sensibilmente la qualità della vita delle persone producendo occupazione e investendo sulla cura e la manutenzione del territorio. In particolare, proponiamo di destinare 1,9 miliardi di euro su una serie di interventi prioritari: consolidamento e messa in sicurezza dei versanti collinari e montani e rinaturalizzazione delle aree golenali dei corsi d’acqua; potenziamento e ammodernamento delle infrastrutture ferroviarie al servizio dei pendolari, della rete stradale Anas e delle tramvie e metropolitane urbane; realizzazione di infrastrutture per la “mobilità dolce” e la logistica per l’interscambio modale.
IL WELFARE NON È UN COSTO
Il nostro sistema di welfare è sempre più orientato a scaricare il peso di assistenza e protezione sociale sulle famiglie. La centralità delle risorse pubbliche per la programmazione degli interventi viene rimpiazzata dalla monetizzazione delle prestazioni individuali. Si dimentica l’universalismo e si rinuncia a investire nelle infrastrutture territoriali. Occorre cambiare rotta. Sbilanciamoci! propone di allocare ingenti risorse aggiuntive, oltre 1,7 miliardi, su Fondi sociali decurtati negli ultimi anni, che per una vasta platea di beneficiari incidono sulla possibilità di vivere in modo autonomo e dignitoso: Fondo nazionale politiche sociali, Fondo non autosufficienze, Fondo “dopo di noi”, Fondo morosità incolpevole, Fondo sociale affitti.
Sul fronte della Sanità, chiediamo l’abolizione del superticket (con 410 milioni), l’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza, il rinnovo dei contratti del personale e lo sblocco del turnover (1,1 miliardi), al fine di garantire l’organizzazione dei servizi, la tempestività nell’accesso alle cure e le prestazioni sanitarie. Sono poi fondamentali l’ampliamento dei servizi territoriali pubblici per l’infanzia e la riduzione delle rette degli asili nido (500 milioni).
Per le politiche per la disabilità chiediamo 280 milioni per il supporto dei caregiver familiari e 20 per la sostituzione dell’attuale sistema di accertamento dell’invalidità civile – gravoso, complesso e inefficace – con procedure di valutazione multidimensionali centrate sulla costruzione di percorsi individuali che assicurino maggiore autonomia alle persone con disabilità. E per contrastare l’emergenza abitativa, problema che tocca centinaia di migliaia di persone, proponiamo di investire più di un miliardo su un piano per abitazioni sociali, senza consumo di suolo.
Sul fronte delle migrazioni, la priorità assoluta è salvare vite, garantire il diritto di migrare e accogliere, facilitare l’acquisizione della cittadinanza. Proponiamo in tal senso di rafforzare il sistema di accoglienza gestito dai Comuni (400 milioni), chiudere i centri governativi di grandi dimensioni e i centri di detenzione (CPR), riaprire canali di ingresso per i migranti cosiddetti economici e riformare il sistema di concessione dei visti e la legge sulla cittadinanza. E per fermare il razzismo e xenofobia, serve un piano nazionale di informazione, sensibilizzazione e formazione (100 milioni).
Capitolo carceri: con una diversa allocazione delle risorse stanziate dal Ministero della Giustizia proponiamo l’implementazione di misure alternative alla detenzione carceraria e l’aumento dell’organico degli operatori civili nei penitenziari.
Le risorse per coprire i costi di tutti questi interventi di welfare ci sono, e potrebbero venire dalla legalizzazione e tassazione della vendita di cannabis (3,8 miliardi, di cui una parte per un Fondo per prevenzione e cura del suo abuso), dall’aumento delle tasse sul gioco di azzardo (858 milioni), dalla tassazione di proprietà degli immobili vuoti e da misure di contrasto al canone nero e irregolare (700 milioni), dall’eliminazione della cedolare secca sugli affitti (1,1 miliardi).
MENO ARMI, PIÙ DIRITTI
Con una spesa annua di oltre 25 miliardi, l’Italia si conferma un Paese che destina ingenti risorse alla Difesa: continuiamo a investire in costosissimi sistemi d’arma, tra cui quello dei caccia F-35, le spese militari della Difesa aumentano nel 2019 del 2% in Legge di Bilancio 2019, e rimaniamo presenti in missioni militari che andrebbero chiuse, come in Niger e in Afghanistan.
Al contrario, Sbilanciamoci! propone una netta riduzione delle spese militari, con un risparmio di oltre 4 miliardi nel 2019 sulla base di 4 misure: la riduzione del livello degli effettivi delle nostre Forze Armate a 150mila unità e il riequilibrio interno del rapporto tra comandanti e comandati (1,2 miliardi); il taglio degli stanziamenti diretti e dei finanziamenti pluriennali per l’acquisizione di nuovi sistemi d’arma in capo al Ministero dello Sviluppo Economico (2 miliardi); lo stop al percorso di acquisto degli F-35 (450 milioni); il ritiro immediato delle nostre truppe dalle missioni all’estero con chiara proiezione armata (600 milioni).
Una parte delle risorse così risparmiate potrebbe finanziare vere politiche di pace e cooperazione, innanzitutto grazie a un consistente potenziamento degli Aiuti Pubblici allo Sviluppo (1,5 miliardi) e delle attività di peacebuilding (20 milioni); all’implementazione di una più larga sperimentazione dei Corpi Civili di Pace (80 milioni); alla riconversione a fini civili dell’industria a produzione militare (195,5 milioni) e di 10 servitù militari (40 milioni); al reintegro dei Fondi destinati alle Nazioni Unite (30 milioni).
Inoltre, proponiamo che le risorse del Fondo Africa, 50 milioni di euro nel 2019, siano destinate a sostenere le comunità locali, incentivando le loro economie, producendo occupazione e valorizzando al contempo il ruolo della cooperazione decentrata e delle Ong.
Per quanto riguarda il Servizio Civile, in Legge di Bilancio le risorse allocate sono largamente insufficienti: un grave passo indietro rispetto al tentativo di questi anni di tenere un livello di finanziamento diginitoso: per questo chiediamo finanziamenti aggiuntivi pari a 252 milioni. Particolare attenzione deve essere riservata infine alla protezione dei Difensori dei Diritti Umani: con uno stanziamento di 8 milioni l’Italia potrebbe rafforzare le strutture esistenti presso il Ministero degli Esteri per un’azione di tutela di chi viene minacciato nel mondo per la sua azione nonviolenta a difesa dei diritti.
L’ALTRAECONOMIA FA BENE
In questi anni, in tutta Europa, movimenti e reti di economia sociale e solidale stanno avviando forme di raccordo e collaborazioni operative orientate alla costruzione di modelli “ecosistemici”, con l’obiettivo di perseguire un cambiamento del paradigma economico dominante nell’ottica delle economie trasformative: mutualistiche, circolari, solidali. Le organizzazioni italiane sono tra le più innovative per il numero e la qualità delle pratiche implementate e l’impatto generato. La base di partenza è che la valorizzazione delle economie trasformative derivi da un approccio territoriale, fortemente legato alle strategie di sviluppo locali.
Per questo, chiediamo di attivare un Fondo di 100 milioni a disposizione delle Municipalità che permetta loro di dotarsi di strumenti di programmazione economica e innovazione che diano impulso alle economie trasformative. Al contempo, è necessario orientare il Fondo per la crescita sostenibile verso la riconversione ecologica delle imprese, con una dotazione iniziale di almeno 50 milioni da destinare alle aree di crisi industriale complessa.
Proponiamo poi uno stanziamento sperimentale di 2 milioni a sostegno delle pratiche di agricoltura sostenuta dalle comunità – associazioni di mutuo impegno tra azienda agricole e comunità locali di sostenitori – e l’introduzione dei Consigli metropolitani sul cibo (Food Councils), istituzioni che mettono insieme quegli attori che si occupano di terra/cibo in aree urbane (contadini, Gas, mercati locali, orti, enti locali) con l’obiettivo di avviare processi di ri-territorializzazione del sistema del cibo a scala metropolitana.
Chiediamo infine di finanziare il neonato Fondo per il commercio equo e solidale con 9,6 milioni e ricordiamo che con poco più di 20 milioni sarebbe possibile promuovere una rete nazionale di fiere eco&eque con il protagonismo di artigiani, agricoltori biologici, operatori del riuso e del riciclo per il rafforzamento le produzioni locali e sostenibili; avviare un Piano strategico nazionale per la piccola distribuzione organizzata che valorizzi le filiere corte nell’approvvigionamento collettivo; sperimentare le grandi potenzialità legate all’uso degli Open Data per l’economia solidale.