Ogni anno scolastico rappresenta una tappa di quello che è, o potrebbe essere, un formidabile percorso di crescita e di consapevolezza.
Il momento attuale appare, però, particolarmente difficile; si concentrano oggi nella scuola malesseri che vengono da lontano e che si sono amplificati e cronicizzati all’interno di un modello «educativo» che spesso rivela la sua inadeguatezza e la non più attuale rispondenza ai bisogni di giovani e giovanissimi.
E gli insegnanti? Come vivono questa situazione di tensione? Come si preparano ad affrontare gli impegni che li attendono? È a loro che rivolge il suo messaggio il monaco zen Thich Nhat Hanh, fondatore della comunità di Plum Village, già docente e formatore, da sempre capace di una profonda empatia con chi si dedica all’insegnamento.
Il suo è un messaggio carico di saggezza, comprensione, umanità e incoraggiamento. L’augurio è che possa essere veramente di aiuto e sostegno a tutti gli operatori impegnati nell’educazione di bambini e ragazzi. Vi proponiamo, con fiducia, le sue parole.
«Sono un insegnante, amo il mio lavoro, e so bene che anche voi amate il vostro. Tutti noi vogliamo aiutare i giovani a essere felici e a rendere felici gli altri» dice Thich Nhat Hanh rivolgendosi ai colleghi.
«La nostra missione di insegnanti non si limita a trasmettere la conoscenza, ma consiste anche nel formare esseri umani, contribuendo allo sviluppo della dignità e bellezza dell’umanità. Oggi bambini e studenti hanno molta sofferenza dentro di loro, non riescono a comunicare; c’è in loro una sorta di vuoto, che cercano di colmare con videogiochi, film, televisione, cibo, droghe. Lo sapete fin troppo bene.
Per questo insegnare è un lavoro molto difficile. Noi docenti facciamo del nostro meglio; ma se non siamo felici, come possiamo aspettarci che lo siano i nostri studenti? Forse non abbiamo ancora abbastanza pazienza, comprensione, freschezza o compassione per poter affrontare la nostra sofferenza. Tutto ciò ha una precisa dimensione spirituale: dobbiamo trasformare la nostra sofferenza e aiutare chi ci sta accanto a fare lo stesso».
Riportare la mente al corpo
«Il primo passo è tornare a voi stessi, lì è la via d’uscita. Prendetevi cura di voi, imparate a generare contentezza, a gestire uno stato d’animo o un’emozione dolorosa; ascoltate la vostra sofferenza, in modo che comprensione e compassione possano svilupparsi, e che quella sofferenza possa diminuire. Grazie alla consapevolezza del respiro, possiamo riportare la mente al corpo, prendendocene cura. Dopo averlo fatto per voi stessi, potete aiutare gli altri a farlo.
Se in voi c’è più pace e dolcezza, vi riuscirà più facile aiutare gli altri.
La consapevolezza è un’energia che ci aiuta a essere presenti nel qui e ora, coscienti di ciò che sta accadendo nel corpo, nella mente e nel mondo, facendoci entrare in contatto con le meraviglie della vita che possono nutrirci e guarirci».
L’arte di vivere
«La pratica della presenza mentale è la pratica della gioia. È un’arte di vivere.
Grazie a consapevolezza, concentrazione e visione profonda, in qualunque momento potete generare gioia e contentezza. Per praticare la consapevolezza non c’è bisogno di stare seduti in una sala di meditazione.
Potete farlo mentre andate a scuola o lavorate a un progetto, nei rapporti con gli altri, quando state in piedi, camminate, siete seduti o sdraiati. La vita, con le sue meraviglie, i suoi elementi rigeneranti e curativi, si può trovare solo nel momento presente».
Smettete di correre
«La vera felicità significa che non dobbiamo più correre dietro a nulla. Quando ci rendiamo conto di avere già tante condizioni per essere felici ovunque ci troviamo, questo ci dà un senso di soddisfazione nel qui e ora. Se ci riuscite, se siete gioiosi, felici e consapevoli, accendete la lampada della felicità e della gioia negli altri. Come insegnante, in classe vi basta un attimo per fare questo miracolo».
Comunicazione profonda
«Oggi si usano cellulari, televisione e computer, eppure la comunicazione è diventata difficile. Se non riuscite a stare in contatto con voi stessi, non potete comunicare. Ecco perché prima di poter aiutare qualcun altro è cruciale entrare in contatto col vostro corpo e i vostri
sentimenti. È questa la ragione per cui propongo a insegnanti e studenti di sedersi insieme per raccontarsi a vicenda la loro sofferenza interiore.
Dovremmo poterci permettere il tempo per farlo. L’ascolto profondo e la parola amorevole, quando praticati in classe, aiutano a rimuovere le barriere. Se gli studenti comprendono la vostra sofferenza, smetteranno di farvi soffrire. Se comprendiamo la loro sofferenza, sapremo come aiutarli a soffrire meno.
Insieme miglioriamo la qualità dell’insegnamento e dello studio e la classe diventa un luogo piacevole per tutti».
Prendersi cura della sofferenza
«A volte crediamo che la felicità non sia possibile qui e ora e cerchiamo di affrettarci verso il futuro per cercare qualcosa e questa energia dell’abitudine è molto forte. Praticare la presenza mentale significa prendere coscienza di essa, riconoscerla e sorriderle; così non potrà più spingerci a correre. L’arte di prendersi cura della felicità e della sofferenza è molto importante, vorrei che si studiasse a scuola. Se sappiamo come abbracciare la sofferenza e come guardarla in profondità, saremo in grado di far sorgere l’energia della compassione e della comprensione, che sono la base della vera felicità».
La visione profonda dell’Interessere
«Ho formulato cinque addestramenti alla consapevolezza che si possono considerare una sorta di etica globale. Non vanno presi come precetti o comandamenti legati a una particolare religione, chiunque può farli propri o verificarne validità e correttezza. Quest’etica si basa sulla visione profonda dell’Interessere, che significa che non si può essere indipendentemente da tutto il resto.
Ogni cosa è in ogni altra cosa, e non l’una fuori dall’altra. Dobbiamo smettere di vedere tutto in modo dualistico, così realizzeremo con chiarezza che la felicità non è una questione individuale, ma collettiva.
Un insegnante dovrebbe incarnare in sé questa modalità, così da offrire un aiuto straordinario alle giovani generazioni, per la loro trasformazione e guarigione».
«Tutti possono praticare il respiro consapevole per trovare sollievo al dolore e alla tensione nel corpo. Chiunque può camminare in consapevolezza per entrare in contatto con le meraviglie della vita ed essere quindi felice qui e ora. Tutti possono praticare l’ascolto compassionevole e la parola amorevole per ristabilire la comunicazione e portare riconciliazione.
Occorre costruire una comunità insieme a colleghi e persone che lavorano nella nostra istituzione.
Insieme potete fare meditazioni, camminate, praticare il rilassamento profondo, creando così una comunità di insegnanti felici. Saranno gli insegnanti felici a cambiare il mondo.
Partendo dalla comunità che costituirete, potrete trasformare l’intera istituzione. Ogni insegnante dovrebbe essere un costruttore di comunità.
Quindi, cari amici, fate buon uso di questi precetti, condivideteli e siate persone felici».
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IL LIBRO
Il talento più grande di un insegnante, ci ricorda
Thich Nhat Hanh, è quello di «essere felice». La buona notizia è che «la felicità è un’abitudine che ognuno di noi può imparare». Grazie all’arte di
trasformare le difficoltà e coltivare la felicità nella vita quotidiana, ogni insegnante può offrire benefici immediati a se stesso, ai colleghi e agli studenti. Solo se un insegnate è felice può aiutare i suoi studenti a trovare la felicità: ecco perché questo libro propone delle
pratiche di consapevolezza che possono aiutare gli educatori e i loro studenti a
sviluppare una maggiore sintonia con se stessi e con gli altri, acquistando così la capacità di
ridurre le proprie tensioni e sviluppare fiducia, compassione, concentrazione e gioia, sul piano sia personale che collettivo.
Scritto insieme all’insegnante inglese Katherine Weare, questo volume è il primo manuale che riassume in un unico testo gli insegnamenti di Thich Nhat Hanh e della comunità di Plum Village sulla mindfulness nella scuola e nel processo educativo in generale.
Adottando un punto di vista pratico, privo di connotazioni religiose o confessionali, gli autori offrono ispirazione e guida agli educatori che operano a tutti i livelli di istruzione, dall’infanzia all’università.
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