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Latte artificiale: le fortissime pressioni dei colossi industriali

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É ormai giunto alla sesta edizione il “Codice Violato”, il documentato rapporto redatto da Ibfan Italia sulle violazioni del “Codice Internazionale OMS UNICEF”, che da 40 anni difende l’allattamento dal marketing aggressivo delle multinazionali di latti artificiali e biberon. L’edizione aggiornata sarà presentata il 16 novembre.
Ma di che si tratta e a chi è rivolto? “Il Codice Violato è indirizzato a genitori, operatori sanitari, società civile, istituzioni, e tutti coloro che possono incidere sul cambiamento culturale, per promuovere, proteggere e sostenere l’allattamento”, spiega Claudia Pilato, presidente di Ibfan Italia (International Baby Food Action Network), la rete di associazioni che da anni si batte contro le pratiche scorrette di commercializzazione dei sostituti del latte materno e che redige il rapporto ogni 3 anni circa.
Il lavoro di raccolta dati viene compiuto in modo estremamente accurato dai volontari e dalle volontarie di Ibfan che quotidianamente cercano e ricevono segnalazioni. Pubblicità, post su facebook, regali e gadget, prescrizioni da parte di pediatri in violazione del Codice e della legge. Continua Claudia Pilato: “Le segnalazioni arrivano ad IBFAN tramite e-mail e pagina facebook, noi le vagliamo, diamo informazioni e nel caso di violazioni di legge, segnaliamo al NAS, talvolta all’Antitrust.”

Marketing aggressivo

Nel Codice Violato 2018 si affrontano tematiche scottanti ed attuali: i social network rappresentano la nuova frontiera del marketing aggressivo dei sostituti del latte materno. Ci sono aziende che regalano alle mamme ciucci, biberon, latti, pappe e in cambio chiedono una foto su facebook o instagram insieme al loro cucciolo che mangia o beve quel latte o quella pappa.
Da semplici mamme che postano nel loro profilo, a blogger e influencer famosissime, al servizio delle multinazionali. Il caso di una nota influencer è esemplare: nel luglio 2018 pubblicava su instagram un selfie con suo figlio, e sul tavolo ben evidente un biberon e un barattolo di latte artificiale, con la marca in bella vista. Una pubblicità vietata dalla legge italiana ma non da quella statunitense, dove la donna si trovava. Subissato da critiche, il post è stato presto rimosso. La diretta interessata si è giustificata dicendo che aveva smesso di allattare dopo 2 mesi per tornare a lavorare, “perché non ci si deve annullare per un figlio”. Un messaggio rivolto a 13 milioni di followers: allattare è un sacrificio per le donne, una privazione di libertà.
Ibfan si è scontrata anche contro il colosso Amazon, rispetto a sconti on line su formula di tipo 1, vietati dalla legge. “Purtroppo” prosegue Claudia che è anche avvocata “ci siamo sentiti rispondere che Amazon non può certo rispondere dell’operato dei singoli rivenditori! La tutela legislativa è ancora in evoluzione ed è molto carente; manca il giusto supporto legislativo e sanzionatorio…” Il Codice infatti prevede una cornice di regole di base che il nostro ordinamento recepisce solo in parte.

Le etichette scorrette

Ibfan, nel Codice Violato, denuncia anche le etichette scorrette nei sostituti del latte materno, che mettono in serio pericolo la salute dei bambini alimentati con formula: “Nel 2006 –  racconta Adriano Cattaneo – sono state pubblicate le raccomandazioni OMS/FAO sulla ricostituzione e l’uso della formula in polvere: la formula è infatti un prodotto non sterile che in rari ma gravi casi può danneggiare seriamente, fino alla morte, la salute del lattante. Da allora Ibfan fa pressione sulle istituzioni competenti perchè obblighino i produttori ad adeguare le istruzioni in etichetta a quelle raccomandazioni».
«Purtroppo le nostre richieste non hanno mai ricevuto risposta – prosegue Cattaneo – nemmeno quando le infezioni causate da formule in polvere contaminate sono diventate un caso mondiale (il caso Lactalis). Come si può leggere in una tabella pubblicata sul Codice Violato 2018, attualmente nessuna delle formule in polvere in commercio ha delle istruzioni per la ricostituzione e l’uso rispondenti alle norme di sicurezza raccomandate da OMS e FAO. Si tratta di una mancanza potenzialmente grave, perchè ci può scappare il morto (in altri paesi è già successo, in Italia per fortuna no). Di cos’altro c’è bisogno per convincere il Ministero della Salute a prendere le misure necessarie?».
Nelle etichette delle formule in polvere si leggono inoltre claims messi lì per attirare i genitori: “maggiori affinità al latte materno”, “facilita la digestione”, “ricco di probiotici” con poche evidenze scientifiche.

I conflitti di interesse

Nel Codice Violato ci sono anche vari esempi di conflitti di interessi tra sanità e multinazionali. Dai recenti processi per corruzione, a carico di pediatri e rappresentanti di ditte, al Master in Nutrizione realizzato in collaborazione tra i Policlinici di tre grandi città insieme a due colossi dell’alimentazione per la prima infanzia. Sembra paradossale ma è così: le industrie del cibo spazzatura collaborano ad un master sulla corretta alimentazione, contribuendo a formare i pediatri! “Ci vorrebbe una legge che proibisce l’abbraccio malefico tra salute e mercato,” denuncia ancora Cattaneo “Speriamo che sia per lo meno approvata quanto prima la proposta di legge che obbliga a notificare su un registro pubblico qualsiasi transazione finanziaria, individuale o collettiva, tra ditte della salute e professionisti della stessa.”
Ampliando la prospettiva al resto del mondo, il Codice Violato cita il rapporto di Save the Children “Don’t Push it”: le vendite del latte in polvere stanno aumentando vertiginosamente, mettendo a rischio la salute delle nuove generazioni. Il loro valore supererà nel 2019 i 70 miliardi di dollari l’anno con una crescita di 5 volte negli ultimi 20 anni, cioè superiore 8 volte al tasso di crescita della popolazione mondiale.

Boom di vendite

Questi aumenti delle vendite vanno di pari passo a precise e capillari strategie di marketing da parte della multinazionali: pressione sulle madri, azioni di lobby sui governi per avere leggi più permissive, screditamento delle evidenze scientifiche, copertura di facciata con azione “benefiche”, strategie corruttive più o meno velate. Queste sono le stesse strategie usate per decenni anche dalle multinazionali del tabacco; per questo un capitolo del Codice Violato è dedicato a “Big Formula come Big Tobacco”.
Nel Codice Violato si parla anche di tiralatte, che vengono definiti “non necessari” per tutte le donne che allattano. Sono importanti per chi deve riprendere a lavorare, per chi ha un neonato prematuro che è rimasto a lungo separato dalla mamma, oppure per chi vuole donare il latte, ma in tutti gli altri casi non servono. “A volte i tiralatte possono indurre una mamma a credere di aver meno latte di quello che ha, oppure possono ridurre la produzione di latte perché manca la stimolazione tattile e olfattiva del bambino. Sono degli ausili e come tali bisogna saperli utilizzare, solo se serve” afferma Consuela Puxeddu, ostetrica e volontaria Ibfan, che ha collaborato nella redazione del documento.
“Fornire informazioni libere da interessi commerciali”: questo è dunque l’obiettivo del Codice Violato.
Il lancio e la presentazione sono previsti per il 16 novembre presso la sala Carla Lonzi della Casa Internazionale delle Donne, via della Lungara 19, Roma, dalle 10 alle 13.

Allattare secondo natura

Per le mamme risulta molto utile la lettura di “Allattare secondo natura. Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’allattamento al seno” (Terra Nuova Edizioni).

Si tratta di un libro importante per accompagnare le mamme nel delicato periodo dell’allattamento al seno, aiutandole ad ascoltarsi e ad ascoltare il bambino.
Allattare secondo natura aiuta a superare pregiudizi e difficoltà rispetto all’allattamento al seno, stimolando il risveglio nella madre della sua parte più istintuale. 
“Il latte che fluisce dal seno è espressione fisica dell’amore incondizionato: è amore liquido”.
Il racconto dell’autrice, Veronika Sophia Robinson, è una preziosa testimonianza di allattamento al seno;

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