Sono ancora molti i genitori che ricorrono agli omogeneizzati industriali per svezzare i propri figli. In questo caso, saper scegliere un prodotto di qualità fa davvero la differenza. Ecco qualche consiglio su come orientarsi nell’acquisto, con uno sguardo ai vantaggi delle preparazioni casalinghe.
Ormai le società scientifiche che si occupano di prima infanzia sono concordi nel consigliare l’allattamento materno esclusivo fino ai 6 mesi di vita, dopo i quali le mamme, pur proseguendo con l’allattamento, possono in tranquillità cominciare a pensare allo svezzamento e quindi all’introduzione di alimenti sotto svariate forme. Ancora molto utilizzati (benché l’alternativa «fatto in casa» resti quella da preferire) sono gli omogeneizzati già pronti, che rappresentano una comodità per tanti genitori. E per chi decide di non eliminare la carne, la scelta comprende appunto anche questo tipo di prodotto, oltre a quelli a base di frutta e verdura. Attenzione però! Se sui barattolini leggete «dai 4 mesi di vita», non è detto che la loro somministrazione in età così precoce debba essere scontata.
«L’
Oms raccomanda l’allattamento al seno esclusivo per i primi 6 mesi di vita come
pratica di salute pubblica per tutta la popolazione mondiale,
per raggiungere crescita e sviluppo ottimali e, conseguentemente, l’introduzione di alimenti diversi dal latte solo dopo i 6 mesi
1» spiega il dottor Mario Berveglieri, pediatra esperto di nutrizione e autore di
Rinforzare il sistema immunitario dei bambini con l’alimentazione (Terra Nuova Edizioni). «Anche la
European food safety authority (Efsa) e la
European society for pediatric gastroenterology,
hepatology and nutrition (Espghan) ritengono che il
latte materno sia
sufficiente a soddisfare le esigenze nutrizionali nella maggior parte dei lattanti sino ai 6 mesi. Solo una picola percentuale richiede un divezzamento più precoce, che comunque non dovrebbe avvenire prima della 17
a settimana». Si va poi diffondendo anche la pratica dell’autosvezzamento o «alimentazione complementare a richiesta», secondo cui, dopo il sesto mese, pur proseguendo l’allattamento al seno, il bambino è invitato ad avvicinarsi ai cibi solidi consumati dai genitori, scegliendo con il proprio istinto cosa assaggiare. Gli alimenti sono chiaramente proposti a piccoli pezzetti, grattugiati o ridotti in purea, con attenzione alla loro provenienza e alla loro freschezza
2. E veniamo alla carne e alla sua precoce introduzione consigliata da alcuni pediatri e «sollecitata» dalle etichette degli omogeneizzati. «Da decenni i pediatri insegnano alle mamme che nel secondo semestre di vita, dopo lo svezzamento, i bambini devono mangiare omogeneizzati o liofilizzati di carne allo scopo di prevenire l’anemia da carenza di ferro» spiega nel libro
Il cibo dell’uomo il dottor Franco Berrino, epidemiologo, esperto di nutrizione, per anni in forze all’Istituto tumori di Milano.
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