Le grandi multinazionali continuano a produrre e vendere sempre più plastica usa-e-getta, ma il 90% non è mai stato riciclato. Ogni minuto, ogni giorno, l’equivalente di un camion pieno di plastica finisce negli oceani, provocando la morte di tartarughe, uccelli, pesci, balene e delfini: il mare non è una discarica! Greenpeace promuove una raccolta firme.
«Dobbiamo intervenire alla fonte, le aziende devono assumersi le loro responsabilità e prendere le distanza dalla plastica monouso – scrive Greenpeace nella raccolta firme avviata per chiedere alle aziende che facciano la loro parte – A partire dagli anni cinquanta sono stati prodotti oltre 8 miliardi di tonnellate di plastica, pari al peso di 47 milioni di balene blu! Da allora, le grandi aziende hanno continuato a fare profitti inondando il mercato di plastica monouso, consapevoli dell’inefficacia del sistema di riciclo e spesso senza darci alternative».
«Basta entrare in un supermercato o in un negozio per rendersi conto di quanta plastica inutile viene utilizzata per confezionare alimenti, bevande, prodotti per l’igiene domestica e personale. Ne abbiamo davvero bisogno? I dati che Greenpeace Italia ha raccolto in sette spiagge italiane mostrano come circa l’80 percento della plastica trovata è riconducibile a marchi come Ferrero, Nestlé, Haribo, Unilever, Coca Cola, San Benedetto. Da sole, le aziende di beverage in tutto il mondo producono ogni anno oltre 500 milioni di bottiglie di plastica usa-e-getta. Con tutta la plastica presente ad oggi negli oceani potremmo fare 400 volte il giro della Terra, e la produzione non accenna a diminuire».
Il riciclaggio, da solo, non risolve il problema
«Il 90% della plastica prodotta non è mai stata riciclata – prosegue Greenpeace – Ora è dispersa nell’ambiente, e lì resterà per anni. Fare una corretta raccolta differenziata è un dovere di ogni cittadino, ma è ormai chiaro che il riciclo da solo non basta più. La colpa non può essere scaricata solo sui consumatori, quando le aziende ne vendono sempre di più: la produzione attuale raddoppierà i volumi entro il 2015 per quadruplicarli entro il 2050! Le aziende sanno benissimo che tutta la plastica non viene riciclata: è ora che si assumano le loro responsabilità».
La plastica uccide gli animali
«Tartarughe, uccelli marini, balene e delfini… Sono 700 le specie animali vittime dell’inquinamento da plastica. Scambiata per cibo, ne provoca la morte per indigestione o soffocamento. Dai Poli, come in Antartico, al punto più profondo degli oceani, la Fossa delle Marianne, fino al vicino Mar Mediterraneo, la plastica una volta ingerita da pesci e crostacei può entrare nella catena alimentare e arrivare fino sulle nostre tavole. L’inquinamento da plastica è un’emergenza grave, che sta minacciando la sopravvivenza di animali che dipendono dal mare per vivere, e che in esso invece, trovano la morte».
Le richieste di Greenpeace
«Aziende come Ferrero, Coca-Cola, Pepsi, San Benedetto, Nestlé, Unilever, Starbucks, Procter & Gamble e McDonald’s hanno invaso la nostra vita quotidiana e di conseguenza i nostri oceani con plastica spesso inutile ed eccessiva. Il profitto di pochi sta distruggendo un bene comune e prezioso come il mare, fonte di vita per animali straordinari e comunità locali. Le aziende che stanno contribuendo a questa grave emergenza devono assumersi le proprie responsabilità e impegnarsi subito a ridurre la produzione di plastica usa-e-getta, o alle generazioni future lasceremo in eredità un Pianeta di plastica!».
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