L’agopuntura e la moxibustione possono venire in aiuto ai soggetti elettrosensibili, agendo su meccanismi che permettono di alleviare la sintomatologia. Scopriamo i benefici che si possono ottenere.
Sdoganata in Occidente solo nei primi anni Settanta, da oltre quattromila anni l’agopuntura viene praticata in Cina sul presupposto che benessere e armonia di un individuo dipendano dalla condizione del ki, che può fluire o ristagnare in blocchi energetici all’interno dei 14 canali sottili chiamati meridiani (la loro rete viene chiamata tessuto della vita).
Questa disciplina prevede il posizionamento di aghi (ce ne sono di diversi metalli e dimensioni; vanno dai 12 mm ai 20 cm di lunghezza e dagli 0,19 agli 0,46 mm di spessore) su punti specifici, localizzati dall’operatore sotto l’epidermide a una profondità dai 5-6 mm fino ai 6-8 cm (nel caso di tessuto con strati di grasso o muscoli).
L’agopuntore, attraverso una leggera manipolazione, a seconda delle necessità li rotea, li dirige, li fa girare con l’obiettivo di stimolare il meridiano interessato, ristabilendo l’equilibrio energetico nel corpo. Un singolo trattamento può durare da pochi minuti a mezz’ora, mentre una terapia di medio periodo può prevedere anche una decina o più applicazioni a seconda delle necessità.
L’efficacia è notevolmente amplificata in un paziente elettrosensibile, sia nei casi di elettrostaticità (ristagno energetico) sia in quelli di flusso eccedente.
Insieme all’agopuntura, i terapeuti tradizionali usano abbinare la moxibustione, che si avvale di un cilindro di foglie secche di artemisia (la forma è simile a quella di un sigaro), acceso e posizionato sugli agopunti per produrre calore, incrementandone le potenzialità. Per evitare l’inalazione del forte odore, c’è anche la versione della moxa senza fumo.
L’elettrosmog è un pericolo per la salute? «Non ci sono sufficienti evidenze scientifiche per dimostrarlo». Il libro confuta quest’assioma stereotipato, fondato su ricerche superate di dubbia indipendenza, e
offre una panoramica dei rischi prodotti dai campi elettromagnetici dei più moderni strumenti tecnologici.
L’autore indica i confini e le linee guida dell’elettrosensibilità, una nuova forma di malattia ambientale altamente invalidante e tipica dell’Era Elettromagnetica, patita da un numero sempre più grande di cittadini invisibili, costretti alla fuga da città e modernità. Nel libro sono raccolte le testimonianze dei malati, le storie di suicidi e dell’insorgenza di patologie tumorali, e le sentenze shock che stabiliscono il nesso telefonino=cancro; vengono raccontati i lati oscuri dell’elettrosmog e svelate le incongruenze, le distorsioni metodologiche e i conflitti d’interesse alla base del cosiddetto fronte negazionista. Capitoli molto importanti sono inoltre dedicati alle più efficaci terapie elettrodesensibilizzanti, che vengono in aiuto per cercare di ridurre l’impatto dei campi elettromagnetici sugli esseri umani.
Un libro inchiesta fondamentale per una corretta informazione e per chiedere ai cittadini e alle istituzione una presa di coscienza dei rischi dell’elettrosmog in nome del Principio di Precauzione.