I ricercatori della S. Diego School of Medicine dell’Università della California hanno appurato che un’assunzione elevata di vitamina D è necessaria per raggiungere i livelli ematici atti a prevenire o ridurre l’incidenza del tumore alla mammella e di molte altre patologie1.
Cedric Garland ha rilevato che l’assunzione giornaliera di vitamina D da parte di soggetti adulti in misura di 4.000-8.000 UI è ritenuta necessaria per ridurre della metà il rischio di diverse malattie come il cancro della mammella e del colon, la sclerosi multipla e il diabete di tipo 1. Lo studio che lo dimostra ha reclutato diverse migliaia di volontari che hanno assunto vitamina D in dosi variabili da 1000 a 10.000 UI al giorno. La maggior parte degli scienziati oggi sostiene che valori di 40-60 ng/ml sono la concentrazione appropriata di vitamina D nel sangue per prevenire le carenze correlate a molte gravi malattie2.
Un altro recente studio basato sulla metanalisi di 13 ricerche cliniche ha evidenziato una riduzione del 5% del rischio di tumore al polmone per ogni incremento di 10 nMol/L della vitamina D nel sangue, soprattutto in soggetti che ne sono deficienti3.
Altri rilevanti studi epidemiologici hanno osservato la riduzione significativa del rischio oncologico in diversi tipi di tumore come quelli del colon-retto, mammella e prostata, confermando definitivamente l’importanza di questa vitamina nella prevenzione dei tumori4.
D’altronde pare che alcuni stili alimentari come l’eccessivo consumo di carni rosse e lavorate, dolci, patatine e farine bianche aumentino il rischio di cancro al colon e diminuiscano la sopravvivenza.
Sembra inoltre che la mancata esposizione ai raggi solari sia un importante fattore di rischio per l’insorgenza e sviluppo del cancro ai polmoni. Uno studio significativo ha rilevato che i pazienti che avevano avuto un’esposizione prolungata al sole o avevano assunto dosi elevate di vitamina D presentavano un tasso di sopravvivenza tre volte superiore rispetto ai pazienti che ne avevano bassi livelli.
Questo studio ha avuto anche una controprova, cioè che ridotti livelli di questa sostanza erano associati a un aumento dell’incidenza del tumore ai polmoni5.
Lo stesso fenomeno, supportato da altri studi scientifici, vale anche per il tumore prostatico. Come moltissimi tessuti del corpo, quello della prostata è particolarmente ricco di recettori per la vitamina D, che anche qui ha il compito di promuovere il meccanismo apoptotico, cioè di autodistruzione qualora la cellula devii dalle proprie finalità biologiche per incanalarsi verso una proliferazione incontrollata, con finalità pertanto anche preventive. Il dott. Holick, osservando che la mancata esposizione ai raggi solari aumentava notevolmente l’incidenza di cancro alla prostata e intervenendo sul luogo comune che il sole potesse produrre melanomi cutanei, affermò che per ogni persona che poteva sviluppare un cancro alla pelle da sovraesposizione ai raggi solari ce n’erano da 55 a 60 che sviluppavano un tumore prostatico da sottoesposizione6.
Anche in un terribile tumore cerebrale come il glioblastoma multiforme, la vitamina D è in grado di indurre la riduzione di oltre il 50% della crescita delle linee cellulari di questo tumore, provocando apoptosi da sola o in combinazione con il retinolo (vitamina A)7.
Anche una minima modificazione delle proprie abitudini di vita, come la maggiore esposizione ai raggi solari o l’assunzione di vitamina D quando essa sia carente, può significare una grande diminuzione del rischio oncologico o una migliore risposta al trattamento quando questo rischio abbia già prodotto un tumore; ma, con gran dispiacere, non abbiamo mai visto oncologi che richiedano sia in fase di prevenzione che di terapia un dosaggio ematico della vitamina D al fine di appurarne una carenza.
Note
1. Mohr S.B. et al. “Meta-analysis of vitamin D sufficiency for improving survival of patients with breast cancer”. Anticancer reserch, 2014, 34(3), pp. 1163-66).
2. Garland C.F. et al. “Vitamin D and prevention of breast cancer; pooled analysis”. Steroid Biochem. Mol. Biol., vol. 103 (3-5), 2007, pp. 780-791.
3. Guo Chong Chen et al. “Circulating 25-hydroxyvitamin D and risk of lung cancer: a dose response meta- analysis”. Cancer Cause Control, 2015 Dec;26(12), pp. 1719-28.
4. Gandini S. et al. “Meta-analysis of observational studies of serum 25-hyroxyvitamin D levels and colorectal, breast and prostate cancer and colorectal adenoma”. Int. Jour. Cancer, 2011, 128 (6), pp. 1414-24; e anche: Fedirko V. et al. “Effects of vitamin D and calcium supplementation on markers of apoptosis in normal colon mucosa: a randomized double blind placebo controlled clinical trial”. Cancer Prev. Res. 2009, 2 (3), pp. 213-223.
5. Mohr S.B. et al. “Could ultraviolet B irradiance and vitamin D be associated with lower incidence rates of lung cancer?” Epidemiol. Community Health, vol. 62, Genn. 2008, pp. 69-74.
6. Holick M.F. “Vitamin D: importance in the prevention of cancers, type 1 diabetes, hearth diseases and osteoporosis”. Amer. Jour. Clin. Nutrit. Vol. 79, Maggio 2004, p. 890.
7. Magrassi L. et al. “Effect of vitamin D and retinoic acid on human glioblastoma cell lines”. Acta Neurochirurgica, 1995, 133, pp. 184-90.
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Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di vitamina D, e a ragione: si tratta di un gruppo di pro-ormoni liposolubili che hanno un ruolo fondamentale nella prevenzione di numerose malattie tra cui l’osteoporosi, le patologie autoimmuni, le infiammazioni intestinali e diverse forme di tumori. Nello stesso tempo la ricerca ha riscontrato che la carenza di vitamina D è una delle più diffuse al mondo, in bambini e in adulti, con gravi ripercussioni sulla salute.
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