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Ecovillaggio LaCasaRotta: e ora tutti a casa!

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LaCasaRotta è ecovillaggio a vocazione agricola nelle Langhe, nel comune di Cherasco (Cuneo). Formata da un gruppo di otto adulti e quattro bambini, è giunta al momento tanto atteso: la fine della ristrutturazione delle case e il trasferimento definitivo.
Il progetto CasaRotta ha inizio nel 2010, quando un gruppo acquista un vecchio cascinale da ristrutturare nelle Langhe, nel comune di Cherasco (Cuneo) con l’intento di realizzare un ecovillaggio: ovvero un luogo in cui le persone possano vivere e sperimentare in armonia un nuovo stile di vita.

Oggi è giunto il momento tanto atteso: la fine di una parte della ristrutturazione delle case e il trasferimento definitivo.
Ma andiamo per ordine. Nel 2011 viene fondata l’associazione di promozione sociale LaCasaRotta formata da un gruppo di giovani con competenze nei più svariati ambiti: sociale, ambientale, agricolo, culturale, gastronomico, artistico, architettonico. Persone attive che hanno l’obiettivo di creare uno spazio comune informale di scambio e conoscenza, aperto, con uno sguardo anche rivolto alle radici del territorio: un luogo in cui si possa far dialogare la neo ruralità e una forte vocazione internazionale. LaCasarotta vuole creare un modello di innovazione sociale ispirato ai principi di (de)crescita felice, sovranità alimentare, riduzione degli sprechi e filosofia del “saper fare”, in una logica di costruzione di comunità e di scambio tra pari.

Nel 2012 iniziano i lavori di ristrutturazione del casale e qualche anno dopo, nel 2015, il gruppo inizia a coltivare un appezzamento di terra di 8 ettari in cui fondano una piccola azienda agricola chiamata NuoveRotte. Iniziano a produrre ortaggi, cereali e frutta con metodi naturali e Stefano Vegetabile, il responsabile della parte Agricola, tiene corsi sul tema, sulla biodiversità, sulla sovranità alimentare in agricoltura. Le produzioni vengono utilizzate per l’autosostentamento e le eccedenze vendute attraverso la consegna a domicilio e attraverso il circuito ” L’alveare che dice sì” di Alba e Savigliano, oltre ai mercati locali.
“L’ecovillaggio è formato da due poli collegati da un sentiero che li connette” racconta Michela Lenta, del gruppo fondatore. La casa principale e la casa agricola. La Casa principale è già stata in parte ristrutturata, ed è abitata nelle sue parti ristrutturate da due nuclei familiari. Ma potenzialmente può ospitarne di più e siamo aperti a conoscere persone interessate a far parte del progetto e della comunità. Il piano terra, prossimo passo della ristrutturazione, diventerà spazio associativo da dedicare alle attività del progetto e vi sorgerà un piccolo bistrot in cui cucinare i prodotti dell’ecovillaggio. La Casa agricola, invece, è in parte già ristrutturata e abitata da un nucleo familiare ed ospita i wwoofers“.

La ristrutturazione fino ad oggi è stata possibile grazie ai fondi privati degli aderenti e grazie alla manualità, alle competenze tecniche e al tempo messo a disposizione nel cantiere da parte dei membri stessi: “Sono stati impiegati tantissimi materiali di recupero e materiali naturali quali legno, paglia e argilla” spiega Michela. “Moltissimi lavori, dalla pavimentazione alla rasatura dei muri, dalla costruzione del marciapiede alla costruzione del forno, dalla posa degli infissi alla costruzione di pareti con argilla e paglia – ricavata dalla coltivazione del nostro grano – sono stati realizzati interamente da noi“. L’unica opera in cui sono stati costretti a chiamare una ditta è stata il tetto, il restante è stato costruito dalla comunità a dall’aiuto degli amici e volontari. Inoltre, la presenza di una parte del fienile ancora da ristrutturare e una proprietà adiacente l’ecovillaggio, potrebbe permettere l’allargamento della comunità accogliendo nuove famiglie, dopo un periodo di prova di un anno e dopo aver condiviso principi ed obiettivi del progetto. 

Parallelamente ai lavori di riqualificazione delle strutture, gli spazi interni ed esterni del nascente ecovillaggio costituiscono, anche un luogo di incontro, aggregazione e confronto informale sui temi della sostenibilità dell’abitare ed il valore della co-abitazione, i temi della responsabilità globale e dello sviluppo locale, generando occasioni di aggregazione e sperimentazione anche per la popolazione locale come i corsi di panificazione e agroecologia, o giornate sui temi della nonviolenza o incontri organizzati in rete con molti soggetti ed organizzazioni del territorio.
“Siamo parte della Rete Italiana dei Villaggi Ecologici – RIVE per cui siamo coordinatori per gli Eco-Villaggi del NordOvest e siamo parte della rete Wwofers. Siamo comunità del cibo di Slow Food  e facciamo parte del portale Italia che Cambia“.
Un gruppo in grande fermento quindi, impegnato su più fronti. Sorge spontanea la domanda a Michela su quale sia la difficoltà più grande che ha incontrato in questi anni: “In passato, l’aspetto che mi ha messo più in difficoltà è stato dover sempre, sempre, sempre lavorare per poter andare avanti, sistemare la casa, proseguire nel progetto agricolo…senza tregua. Ho dovuto stringere i denti per far decollare il progetto, mettere tutta me stessa,il mio tempo libero e investire un sacco di risorse: emozionali, mentali, fisiche, economiche. Ho trovato difficile far capire e comprendere questo impegno e responsabilità a chi pensa che vivere in un ecovillaggio, soprattutto se in costruzione, significhi decrescere e stare in down shifting e in relax, in pace, senza comprendere invece che c’è un sacco di lavoro da fare, non solo fisico ma anche di relazione, nel confronto con gli altri. Adesso il lavoro continua ma vivendo nell’ecovillaggio, banalmente è tutto più comodo e fattibile… e anche la comunicazione tra gli abitanti è più semplice così come l’organizzazione delle giornate”.
Con questa risposta, Michela ha toccato un punto chiave del percorso di creazione di un ecovillaggio: se la comunità e il progetto nascono dal basso, ovvero da chi immagina, progetta e poi vivrà nell’ecovillaggio, il lavoro di relazione e di miglioramento continuo è costante e lascerà fuori dalla porta chi si immagina che il cambiamento avviene solo riducendo. Un ecovillaggio infatti non è solo struttura con tecnologie a risparmio energetico ma è una palestra dove allenare nuove modalità di relazione con le persone e con la Terra. E questo richiede impegno, costanza, continuità. Anche il riposo e il rilassamento sono importanti ma accompagnano e sostengono una scelta di vita che mette in discussione e prova a ricostruire, tutti gli aspetti della vita stessa. Un grande in bocca al lupo quindi per questa nuova fase del progetto, che possa essere un percorso di consolidamento e fioritura.

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La vita comunitaria e la condivisione dell’abitare si stanno espandendo sempre di più, non solo all’estero, ma anche nel panorama italiano, che offre un ricchissimo e variegato arcipelago di esperienze, dall’housing sociale ai condomini solidali, dal cohousing agli ecovillaggi.
mette a disposizione la sua attività di ricerca, accompagnandoci in maniera dettagliata all’interno delle varie realtà italiane, da nord a sud, fornendo una scheda dettagliata per ogni progetto, dalla personalità giuridica all’eventuale ispirazione spirituale, dall’organizzazione economica alla dieta scelta. Una guida per farsi un viaggio nelle esperienze comunitarie all’insegna non solo del risparmio economico ma soprattutto di uno stile di vita sobrio e a basso impatto ambientale, basato su relazioni autentiche e di solidarietà. Continua a leggere…

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