Il viaggio può diventare un momento di ricerca in noi stessi. L’editoriale di Luglio del direttore di Terra Nuova.
Che si sia esploratori nati, sempre alla ricerca di una nuova destinazione, oppure degli stanziali come me, che trovano la motivazione per spostarsi perlopiù nella propria rete di affetti (le cosiddette love miles, miglia dell’amore), non c’è dubbio che il viaggio rappresenti per tutti noi una grande opportunità. E non soltanto per l’occasione di scoprire luoghi nuovi, ma perché viaggiando lasciamo a casa la nostra quotidianità: le nostre abitudini, le nostre sicurezze, le nostre dipendenze.
Non so voi, ma quando io mi preparo per un viaggio, sento come dei tentacoli che mi trattengono, al punto che ogni volta mi si insinua il pensiero che forse sarebbe più semplice restare. Preso dall’ansia, appena prima di partire mi ritrovo a fare tre o quattro volte il giro della casa, alla ricerca ossessiva di qualcosa che potrei aver dimenticato. Il caricabatterie? Preso. Il passaporto? Ma se l’hai già controllato otto volte! Il tagliaunghie? Ma dai, al limite te lo ricompri, non stai andando nella giungla!
È solo quando varchiamo la soglia di casa che finalmente, e tutta insieme, la morsa si allenta. Fin da subito cambiano gli orari, le abitudini, a volte la dieta. Si entra letteralmente in un’altra dimensione e i primi giorni servono soprattutto per adattarsi a questa nuova prospettiva.
Sentiamo i nostri meccanismi interiori che si smuovono, sembra quasi di sentire un rumore di ingranaggi che scricchiolano.
Dopodiché, a poco a poco, iniziamo a essere capaci di osservare da un nuovo punto di vista sia quello che stiamo vivendo, sia la vita che ci siamo lasciati alle spalle. Vengono fuori sensazioni assopite, riflessioni fresche, talvolta progetti mai concepiti prima. La cosa più affascinante è la diversa percezione del tempo: più che dilatarsi sembra scorrere in più direzioni. È come vivere un sogno.
Il momento più interessante, però, è proprio quello più temuto e per questo troppo spesso trascurato: il ritorno. Il risveglio dal sogno. La nostra casa è rimasta lì, sotterrata dalla nostra seppur breve assenza. Perfettamente conservata, come una nostra personalissima Pompei. Con il suo arredamento, le sue abitudini, le sue gioie, le sue stanchezze. I suoi odori.
È un momento quasi commovente, in cui abbiamo la rara opportunità di diventare archeologi di noi stessi: se riusciamo a concederci qualche giorno prima di tornare al lavoro, possiamo armarci di setaccio, cazzuola e scopetta e, con grande attenzione e delicatezza, ri-scoprire la nostra vita. Centimetro per centimetro.