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La Torre di mezzo: un ecovillaggio di Agri-cult-cura

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La Torre di mezzo è un ecovillaggio in costruzione del preappennino tra Firenze e Prato. In mezzo a boschi e animali selvatici sorge un laboratorio permanente di ricerca, per uno stile di vita ecologico e genuino.
Da otto anni intervisto persone e visito comunità per raccontarle ai lettori e narrare di come gli ecovillaggi attuino diverse soluzioni per avere uno stile di vita ecologico e genuino. Oggi ho deciso di parlarvi della mia comunità che ho sempre tenuto un po’ in sordina. Ho scelto di uscire dalla mia zona di comfort, arrendermi alla possibilità di non essere obiettiva e dichiararmi palesemente di parte. Per il resto, caro lettore e cara lettrice, lascio alla vostra sensibilità e capacità di discernimento. Preparatevi quindi ad entrare nel mio mondo, nella mia comunità e progetto di vita che credo si meriti, come tutti gli altri, di essere narrato.
L’inizio dell’avventura
La Torre di mezzo nasce nel 2013 come le “Mine vaganti” prima e “Cà dei venti” dopo. Come suggerisce il cambio del nome, il gruppo si è trasformato più volte.
Con i primi fondatori, sei attivisti della Rive – Rete italiana villaggi ecologici – condividevo il desiderio di cambiamento e di orientarlo nel senso ecologico. Abbiamo scelto di convivere da subito in una struttura “temporanea” perché sapevamo che un periodo di assestamento del gruppo è fisiologico e volevamo darci la possibilità di provare senza legarci troppo l’un l’altro. Desideravamo tutti una vita più in armonia con i ritmi della Natura, volevamo sperimentare l’autosufficienza, scoprire i nostri talenti e crescere come individui. La vita di comunità ci ha subito offerto una miriade di occasioni per farlo. “Peccato” che queste occasioni si siano manifestate diversamente dalle nostre aspettative, da come immaginavamo “sarebbero dovute essere”. Infatti, si sono manifestate nei primi anni prevalentemente sotto forma di conflitto.
Nonostante le persone abbiano lasciato il progetto per motivi diversi, affrontare i conflitti, ricercare la voce più autentica di noi stessi e trasformarsi nella relazione è stato sempre uno dei focus principali della comunità.
La Torre di mezzo oggi
Oggi la Torre di mezzo è una comunità di cinque persone, viviamo in un casale di altrui proprietà di circa 300 mq abitabili e altri e tanti da ristrutturare, circondato da otto ettari di terra a prevalenza pascolo. Vista dall’alto, la Torre sembra la prua di una nave, ancorata su un crinale affacciato sul mondo, posto sui fianchi della Calvana, il monte che separa la valle del Mugello (Fi) e la Val Bisenzio (Po).
Gli ambiti a cui diamo maggiore forza sono l’agricoltura e l’autoproduzione, la cura del corpo e delle relazioni, “fare rete” con esperienze affini e col territorio e divulgare la possibilità concreta di un cambio di paradigma. Siamo molto uniti dalla passione per la musica e per la convivialità. Siamo stati definiti dall’amico Ron Bunzl come un “laboratorio permanente di Agri-cult-cura” che rispecchia ciò che facciamo e la direzione del nostro cammino.
Autodeterminazione e autogoverno

Ogni abitante ha un suo piccolo lavoro indipendente, in base alle proprie capacità: io scrivo e facilito gruppi, Katia e Chiara si dedicano alla salute e al benessere, Dario fa il contadino, tornitore e tuttofare, Tano fa il formaggio. Crediamo che supportare i nostri talenti sia una delle chiavi per la realizzazione del nostro progetto e per aumentare la qualità della nostra vita e di quella di chi ci è vicino. Abbiamo scelto, per adesso, di mantenere uno spicchio di lavori esterni e stiamo andando sempre di più nella direzione della creazione di un’economia comunitaria. Contribuiamo con 250 euro al mese che coprono tutte le spese di casa e l’alimentazione, parte del consumo delle auto, internet e i servizi, oltre a creare un fondo di sostegno per i singoli comunardi o il gruppo, in caso di necessità.
Definendo la visione, la missione e gli obiettivi del progetto, approfondiamo la conoscenza reciproca e chiariamo i nostri limiti, negoziabili e non. Entro l’anno, vogliamo disegnare una strategia che definisca le tappe per la prossima evoluzione del progetto.

Abbiamo un cerchio/riunione alla settimana che può essere, definendolo in anticipo: tecnico, organizzativo, progettuale, emozionale o di allineamento.

La Facilitazione è molto importante per noi, è alla base di tutti i nostri incontri e garanzia della partecipazione di tutti, nonché è uno strumento di gestione e prevenzione dei conflitti. Quando possibile, chiamiamo una o due persone esterne di nostra fiducia per facilitare. Utilizziamo il Metodo del consenso e stiamo iniziando a integrare qualche elemento di Sociocrazia per l’ambito decisionale.
Ogni riunione è aperta con un esercizio di allineamento che consiste nel dirci “Come sto” per capire “dov’è” l’altro in quel momento e per esercitare l’attenzione verso ciò che passa dentro e fuori la nostra vita. Spesso usiamo piccole meditazioni come esercizio di centratura e presenza, il Bastone della parola per condurre la riunione, il co-ascolto e lo Zegg forum per approfondire un argomento di natura emotiva. Integriamo con elementi dello Yoga, del Process Work, dell’Ecologia profonda. Tutto questo serve per tenere alta la concentrazione sui processi che attraversiamo, osservando come ci manifestiamo agli altri e come le dinamiche interiori ci condizionano a vicenda. Queste pratiche attinte da differenti insegnamenti, rafforzano il nostro senso di comunità, di autonomia personale, interdipendenza e responsabilità. Anche il conflitto, seppur difficile da vivere, affrontare, comprendere, proviamo a viverlo come la possibilità di accedere con maggiore consapevolezza alla conoscenza di noi stessi e come una spinta verso l’evoluzione della nostra storia.
Autoproduzione e autosussistenza
Parallelamente alle attività socio-culturali, ci dedichiamo alla relazione con la Terra. Oltre a godere della bellezza di questo territorio attraverso passeggiate, meditazioni camminate, giochi, tiro con l’arco, cerchi di musica sotto le querce, ci dedichiamo all’autoproduzione e all’autosussistenza. Abbiamo un orto, due giardini delle erbe aromatiche e il castagneto da cui produciamo farina di castagne alla vecchia maniera: essiccate tramite affumicamento in una vecchia “cannicciaia”, le facciamo macinare in un vecchio mulino a pietra.

Panifichiamo regolarmente e non solo per saziare il corpo ma per nutrire lo spirito comunitario poiché il “rito” del pane è collettivo, così come la raccolta della legna per il forno. Grani antichi e cereali, pasta madre, acqua di fonte e un bel fuoco per completare la ricetta. Per il prossimo anno abbiamo in progetto di seminare il grano, per chiudere la filiera. Il giorno del pane è anche una scusa per fare i biscotti, torte salate, schiacciate e focacce, cuocere i legumi, preparare il müsli, e chi più ne ha più ne metta, per non sprecare il calore del forno. Alcuni giorni prepariamo il latte d’orzo, di avena, di mandorla e riso. Altri giorni,realizziamo cibi fermentati, i saponi, le creme oppure raccogliamo le erbe spontanee commestibili e medicinali con cui prepariamo i rimedi per il primo soccorso. Anche il riciclo di materiali di scarto richiede il suo tempo: dal caffè alla lana, ai pallet, vecchie scarpe e tutto ciò che può avere un’altra vita prima o poi alla Torre l’avrà!

E quando ci vogliamo “riposare”… chiamiamo un po’ di amici per una spedizione mirata a tappare le buche della strada.

La Torre tra il locale e il globale
L’ecovillaggio Corricelli, situato a poche centinaia di metri più in basso, è stato determinante per la nostra storia: ci hanno indicato la casa quando cercavamo e da subito hanno offerto supporto emotivo e pragmatico, come prestarci attrezzi e farci da “ponte” con gli abitanti della valle.
Poco più in là, l’azienda agricola Santo Stefano è diventata uno dei punti di riferimento più importanti per noi, così come il pastore che è nato in queste valli: ci supportano con la conoscenza e le capacità del vivere un luogo non sempre facile come questo. Piano piano va consolidandosi anche il rapporto con il Comune di riferimento poiché crediamo fermamente nella ricchezza del “fare Rete” col territorio a cui apparteniamo, per una reciproca contaminazione.

Lo scorso anno abbiamo fondato un’associazione di promozione sociale che ha permesso una maggiore apertura al territorio, a livello nazionale ed internazionale.

Ogni volta che ci penso, mi sembra incredibile che in mezzo a questi boschi remoti, tra animali selvatici e cavalli liberi, abbiano luogo incontri con le persone e le tematiche più incredibili: giapponesi, palestinesi, australiani, indiani, nepalesi, cinesi, colombiani, e chi più ne ha più ne metta, che si ritrovano per parlare, scambiare conoscenze e fare esperienza di Comunicazione non violenta, Ecosofia, Sociocrazia, Dragon dreaming, Facilitazione ecologica di gruppi, di Consenso, Ecologia delle relazioni, Authentic movement, Contact dance, Yoga, Ayurveda, Zegg forum, Permacultura e processi di transizione e cambiamento.
Penso alle riunioni dei gruppi di attivisti che si sono tenute presso di noi e che stanno dando forti imput al cambiamento in tutta Italia, come la Rete italiana dei villaggi ecologici a cui molti di noi danno molta energia durante tutto l’anno, la Rete Toscana dell’autocostruzione o alla neonata Rete di Reti. Penso anche alla Rete europea ed internazionale degli ecovillaggi che ci ha messo in contatto con ecovillaggisti di tutto il mondo venuti per condividere l’esperienza comunitaria.

Penso agli incontri con i comunardi di altri ecovillaggi italiani, con cui vi è un forte senso di stima, rispetto e affetto reciproco nonostante le differenze che ci caratterizzano.

Un’altra caratteristica della Torre è che ha degli amici che durante l’anno danno una presenza alternata ma continuativa, su cui puoi sempre contare. Questi satelliti che ogni tanto si posano qui, sono elementi fondamentali per apportare e muovere l’energia del gruppo ed il bello del rapporto è la reciprocità.
Se siete arrivati a leggere fin qui, probabilmente ho suscitato in voi curiosità. Pensavo di tagliare il testo per renderlo più leggero ma spesso mi domandano: “Come fate a vivere quassù? Non vi sentite isolati? E come fate a lavorare? E come fate ad andare d’accordo?” per cui ho pensato che dare un quadro il più esaustivo possibile avrebbe fatto piacere a molti.
Per adesso può bastare così.
Il sentiero per la realizzazione di un Ecovillaggio con la “E” maiuscola è lontano e incerto, la strada non è battuta e dietro la curva non sappiamo cosa ci aspetta. Ma se è vero che il senso del viaggio non è la meta ma il viaggio stesso, allora la Torre di mezzo può ben dirsi: Presente!
Se vuoi conoscere la Torre di mezzo visita la pagina Facebook e scrivi a latorredimezzo@gmail.com!
Vuoi saperne di più sugli ecovillaggi? Leggi il libro dell’autrice dell’articolo!
La vita comunitaria e la condivisione dell’abitare si stanno espandendo sempre di più, non solo all’estero, ma anche nel panorama italiano, che offre un ricchissimo e variegato arcipelago di esperienze, dall’housing sociale ai condomini solidali, dal cohousing agli ecovillaggi.
mette a disposizione la sua attività di ricerca, accompagnandoci in maniera dettagliata all’interno delle varie realtà italiane, da nord a sud, fornendo una scheda dettagliata per ogni progetto, dalla personalità giuridica all’eventuale ispirazione spirituale, dall’organizzazione economica alla dieta scelta. Una guida per farsi un viaggio nelle esperienze comunitarie all’insegna non solo del risparmio economico ma soprattutto di uno stile di vita sobrio e a basso impatto ambientale, basato su relazioni autentiche e di solidarietà. Continua a leggere…

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