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Nella fusione con Bayer, eliminato il nome Monsanto. Navdanya: «Non cancellerà le malefatte»

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Bayer sopprime il marchio Monsanto dopo l’acquisizione che si è conclusa il 7 giugno, per un valore di 66 miliardi di dollari e che ha dato vita al più grande gruppo mondiale nel campo delle sementi e dei fertilizzanti agricoli. L’associazione Navdanya: «Questo non cancellerà le malefatte compiute».
«Cancellare il nome della Monsanto, mantenendo solo quello della Bayer, non significa poter dimenticare le malefatte di una compagnia che, secondo il verdetto del Tribunale Monsanto de L’Aia, si è macchiata di crimini di ecocidio»: a pronunciare queste parole è l’associazione Navdanya International, presieduta da Vandana Shiva.

«Cercare di portare lo scontro sul terreno dell’ideologia, così come sta provando a fare il direttore esecutivo della Bayer, Werner Baumann, non impedirà a Navdanya e alle innumerevoli organizzazioni della società civile internazionale, di riportare il discorso alla quotidianità della nostra vita sulla terra che con l’ideologia non ha niente a che fare, denunciando l’inquinamento ambientale, la contaminazione di suolo e acqua, le emergenze sanitarie che l’agricoltura industriale, capitanata da un ristretto gruppo di multinazionali, sta provocando in tutto il mondo. La Bayer ha acquisito ufficialmente la Monsanto, ne eredita le responsabilità. Navdanya, insieme alle organizzazioni delle società civile di tutto il mondo, continuerà a vigilare, denunciare e protestare affinché la svolta agroecologica, recentemente auspicata anche dalla Fao, diventi realtà e le piccoli produzioni locali, le economie circolari ed inclusive, il cibo nutriente e sano diventino di nuovo la norma dopo cinquant’anni di produzione intensiva e insalubre che ha devastato il settore inquinando l’ambiente, producendo cibo velenoso e non risolvendo il problema della fame nel mondo, anzi minando ulteriormente la sovranità alimentare dei popoli. L’agricoltura industriale può infatti rivendicare una porzione relativamente piccola della produzione alimentare globale. La maggior parte del cibo che mangiamo è ancora prodotta da piccoli e medi agricoltori mentre la stragrande maggioranza delle colture provenienti dal settore industriale, come mais e soia, viene utilizzata principalmente come mangime per gli animali o per produrre biocarburanti».
«Navdanya International ha invitato i maggiori esperti da tutto il mondo a  redigere il Manifesto “Cibo per la salute. Coltivare la biodiversità, coltivare la salute”. Il Manifesto sarà diffuso ad agricoltori e cittadini di tutto il mondo, Governi e stakeholder, ha l’obiettivo di mettere in evidenza l’inscindibile legame fra alimentazione e salute, di elaborare strategie globali per superare il modello di agricoltura industriale, di favorire la convergenza e l’azione dei movimenti per l’agroecologia e per la salute pubblica per giungere a una visione comune di sviluppo sostenibile, equo e inclusivo, basato su sistemi agricoli e alimentari liberi da veleni e attenti alla salvaguardia della biodiversità».

«Il lavoro di Navdanya International – prosegue l’associazione presieduta da Vandana Shiva – a partire da quando iniziarono i lavori della Commissione Internazionale sul Futuro del Cibo e dell’Agricoltura e la pubblicazione dei  Manifesti, è stato incentrato sulla promozione di un nuovo paradigma agricolo ed economico e sulla convinzione che le soluzioni possibili alle molteplici crisi che stiamo vivendo debbano venire dall’adozione di un modello che rispetti la terra e la dignità delle persone. Nell’agricoltura biologica e biodiversa, nella  libertà di accesso ai semi per i contadini e i cittadini, nelle economie circolari basate sulla dignità delle persone possiamo trovare le soluzione ai problemi ecologici,  climatici, sociali ed economici. Continueremo a rivendicare i diritti dei cittadini e dei piccoli e medi produttori, che pur venendo schiacciati dagli attuali meccanismi del mercato, sono gli unici in grado di garantire una produzione di cibo genuino e di qualità. Inoltre non smetteremo di  combattere il tentativo di presa di potere da parte di un esiguo numero di multinazionali molto potenti, che invece di essere regolate dai nostri rappresentanti eletti dai cittadini, riescono sempre più a vestire i panni dei regolatori, attraverso pesanti azioni di lobby ponendo così una grave minaccia la nostro stesso sistema democratico».

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