Finalmente riconosciute come professioni sanitarie, si attendono ora i decreti che ne delineeranno il percorso formativo, gli ambiti di intervento e le competenze specifiche. Ecco cosa c’è da sapere.
Chiropratici e osteopati possono dormire sonni tranquilli da ora in poi. Con la legge numero 3 dell’11 gennaio (entrata in vigore lo scorso 15 febbraio)1, che ha riordinato le professioni sanitarie, anche chi esercita l’attività di chiropratico e osteopata potrà godere di un riconoscimento formale e ufficiale.
Queste due figure, tra quelle di primaria importanza per un approccio olistico alla salute e alla postura, rivendicavano da tempo una loro collocazione nell’ambito degli operatori riconosciuti, seppur con diverse esigenze e situazioni di partenza. Ora, nel giro di qualche mese, dovranno essere definiti l’ambito di attività, le funzioni, i criteri di valutazione dell’esperienza professionale nonché quelli per il riconoscimento dei titoli equipollenti connessi a tali professioni. Poi, con decreto del Ministero dell’istruzione, di concerto con quello della salute, sarà definito anche l’ordinamento didattico della formazione universitaria.
«In realtà, bisogna dirlo a parziale chiarimento anche delle dichiarazioni del Ministero della salute e del Governo, quella del chiropratico era una figura sanitaria che aveva già un suo riconoscimento dal 2007; ciò che effettivamente è accaduto oggi è che nel giro di qualche mese avremo quei decreti tanto attesi da anni che delineeranno concretamente competenze, ambiti e così via» spiega John Williams, presidente dell’Associazione italiana chiropratici2. «Abbiamo comunque rischiato grosso, perché quando di recente il provvedimento è passato alla commissione sanità del Senato, erano stati introdotti emendamenti che ci declassavano, che per fortuna sono poi stati eliminati nel passaggio alla Camera. Ora attendiamo il parere del Consiglio superiore di sanità e poi il lavoro degli enti preposti sulle successive definizioni».
L’iter di riconoscimento
Diverso è stato il percorso per gli osteopati. «Siamo partiti riuscendo a far inserire un emendamento in cui si parlava per la prima volta di riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria in un disegno di legge governativo del Ministero della salute già in essere» ha spiegato Paola Sciomachen, presidente del Registro osteopati Italia3. «Questa proposta è diventata poi un articolo del provvedimento governativo di riordino delle professioni sanitarie, approvato dalla commissione igiene e sanità, dalla commissione bilancio e poi dal Senato. Dopo un anno di forti contrasti e difficili mediazioni, l’articolo è stato riformulato e l’osteopatia è stata individuata come professione sanitaria in commissione affari sociali alla Camera. Il testo modificato è poi ritornato al Senato, fino all’approvazione definitiva.
Ora è ufficiale: l’osteopatia è stata individuata come professione sanitaria.
Da qui si inizierà il percorso tecnico con i ministeri e gli organismi preposti per individuare le caratteristiche della professione e del professionista.
Si dovranno quindi definire le competenze, il percorso formativo e le equipollenze. Noi, come sempre in prima linea, ci organizzeremo per affrontare al meglio ogni passo successivo e ogni confronto con chi di dovere» conclude Sciomachen.
Note
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