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Vaccini. Radiata la dottoressa Gabriella Lesmo: «Provvedimento ingiusto, farò ricorso»

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Un altro medico radiato per la “questione vaccini”. Si tratta della dottoressa Gabriella Lesmo, colpita dal provvedimento più grave possibile da parte dell’Ordine dei Medici e che aveva già colpito altri due colleghi, il dottor Roberto Gava e il dottor Dario Miedico. Abbiamo intervistato la dottoressa Lesmo.
L’Ordine dei Medici di Milano ha emesso un provvedimento di radiazione per la dottoressa Gabriella Lesmo, che da anni comunque lavora in Svizzera. La dottoressa Lesmo è nota per le sue posizioni critiche nei confronti della pratica della vaccinazione di massa, che ha espresso in diverse occasioni pubbliche. E ora è stata colpita dal provvedimento che aveva già interessato altri due medici sempre per la questione vaccini, Roberto Gava e Dario Miedico.
Dottoressa Lesmo, cosa è successo?

«Lo scorso 11 aprile ho ricevuto poche righe  dall’Ordine dei Medici di Milano, con le quali mi si comunicava l’esito del procedimento disciplinare a mio carico iniziato nell’agosto 2017, nella fattispecie la radiazione. Il  provvedimento non è immediatamente attuativo, ma se fosse convalidato comporterebbe la perdita del permesso di libero esercizio della professione di medico chirurgo in Italia. Naturalmente nessuno  mi può togliere la laurea in medicina e chirurgia né le specializzazione accademiche, quindi sempre un medico specialista resto e resterei. Curioso che prima ancora che io o il mio avvocato  ricevessimo la comunicazione via mail, già lo sapessero negli Stati Uniti, tant’è che un paio di amici americani mi avevano telefonato sbalorditi. Non mi è stata ancora comunicata l’esatta motivazione che mi sarà inviata nelle prossime settimane. Ovviamente presenterò ricorso».
Quali sono le ragioni che ipotizza a motivazione del provvedimento?
«Sono stata sottoposta a un procedimento disciplinare e mi è stata inflitta la sanzione più grave prevista per aver espresso liberamente in contesti pubblici alcune opinioni su farmaci e pratiche mediche imposte per obbligo a larghe fasce della popolazione infantile, a prescindere dalle specifiche  necessità di ogni singolo bambino e cittadino. Ritengo che l’attuale clima di coercizione delle famiglie non sia consono a un paese civile né democratico e nemmeno lungimirante. Peraltro, impedire ai medici di ragionare sulla pratica clinica, di studiare al di fuori dei protocolli, di esprimere le loro convinzioni e di esercitare secondo coscienza ha di fatto precipitato il “Bel Paese” nel buio di un nuovo Medio Evo. Oggi i medici che esercitano il loro senso critico e si discostano dal pensiero unico sono denigrati sui media di diretto controllo statale, ricevono minacce di sanzioni e vengono privati della possibilità di esercitare. Nessuno dei tanti colleghi conosciuti di qua e di là dell’Oceano, molti dei quali illustri ricercatori, che hanno espresso riserve e dubbi sulla innocuità della “pratica vaccinale di massa”, vorrebbe mai impedire di proteggere la vita e la salute di un bambino se per farlo fosse necessario vaccinare o assumere un antibiotico o altro. La critica  riguarda una pratica vaccinale di massa e non il “farmaco vaccino” di per sé. Se si leggono e ascoltano con attenzione le voci critiche più autorevoli, a cominciare dallo stesso professor Luc  Montagner, si comprende come tanto si auspichi e si ricerchi una soluzione a innegabili problematiche  come quella degli adiuvanti vaccinali».
Qual è dunque la sua posizione sulle vaccinazioni? 
In quanto medico non posso dirmi contraria alle vaccinazioni, come non posso dirmi contraria alla colecistectomia e al taglio cesareo.  Io stessa mi sono vaccinata e ho vaccinato i miei figli; tuttavia disapprovo l’introduzione in Italia delle vaccinazioni di massa e l’inasprimento della coercizione con la legge 119/2017.  Tale provvedimento non tiene conto del rapporto rischio/beneficio concreto per ogni singolo bambino, il cui stato di salute, il cui sistema immunitario e le cui caratteristiche biologiche non vengono presi in considerazione prima delle vaccinazioni, ma solo dopo, nel momento in cui si verifica un effetto avverso. In Italia vige ancora la legge 210/92 che ha introdotto il diritto all’indennizzo per i danneggiati da complicanze irreversibili delle vaccinazioni. In Svizzera, dove svolgo la mia professione, non esiste l’obbligo a vaccinare e il medico ha la responsabilità di verificare caso per caso necessità ed eventuali controindicazioni. Negli anni passati l’Italia costituiva già un’anomalia tra i paesi Europei poiché imponeva 4 vaccinazioni obbligatorie, in pratica sei perché solo il vaccino esavalente era disponibile. Lo scorso anno con un decreto legge il numero delle vaccinazioni obbligatorie è arrivato a 10, con sanzioni per le famiglie dissenzienti e allontanamento dei bambini non in regole da asili nido e scuole materne. L’approvazione dapprima del decreto, poi della legge è stata accompagnata da una martellante campagna  mediatica, da minacce palesi verso i medici critici, mentre decine di migliaia di famiglie per mesi hanno manifestato ripetutamente in tutta Italia la loro contrarietà a tale obbligo chiedendo di poter scegliere. Perché tanta operosità ministeriale a proposito delle vaccinazioni, quando i miei amici italiani mi raccontano come stia naufragando ciò che di buono esisteva nel sistema sanitario nazionale. Perché tanto accanimento su di me e i colleghi Gava e Miedico? Riguardo l’allarme per le epidemie, è utile analizzare l’andamento  della mortalità per malattie infettive nei paesi occidentali dal 1850 ad oggi: essa è costantemente diminuita negli anni  ed in modo sostanziale,  con riduzioni iniziate ancor prima della pratica delle vaccinazioni di massa. È utile anche considerare le principali cause di morte in età pediatrica in Italia. Secondo l’Istat, nell’Ottocento le malattie infettive erano la principale causa di morte nei bambini di età inferiore ai 5 anni; attualmente il 74 % delle cause di morte nella stessa fascia di età è costituito da malformazioni  congenite, problemi perinatali e loro complicanze. Nelle età successive,  traumi e avvelenamenti sono più rappresentati sino all’adolescenza, mentre il cancro colpisce ogni fascia di età ed è aumentato del 40% negli ultimi vent’anni, specie i tumori del sangue. Voglio inoltre sottolineare un’anomalia: in Italia un ente privato, perché tale è l’Ordine dei Medici, che non gestisce la formazione di nuovi medici né può concedere l’abilitazione all’esercizio di medico chirurgo sul territorio nazionale, prerogativa dello  Stato Italiano che la rilascia dopo il superamento di una serie di esami durissimi, ha il potere di privare un professionista dell’abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo, scavalcando nell’immediato lo Stato stesso. Ritengo che il provvedimento che ha colpito me, e prima di me il dottor Roberto Gava  e il dottor Dario Miedico,  professionisti noti e apprezzati  per competenza, umanità e spessore culturale, sia del tutto ingiusto e indegno di un paese democratico

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