Nella specie umana, il camminare è un’attività motoria innata, che viene elaborata spontaneamente durante i primi anni di crescita senza forzature o traumi dell’apparato locomotore. Tale attività non è soltanto utile e necessaria per i nostri spostamenti, ma favorisce anche la circolazione del sangue e dei fluidi all’interno dell’organismo e, quindi, è parte essenziale del nostro equilibrio fisiologico.
Camminare in condizioni fisiologiche
Nell’essere umano, l’atto del camminare è una combinazione di ritmica propulsiva1 in avanti e di elevazione del corpo verso l’alto.
La prima si basa sui movimenti di rotazione alternata delle spalle e del bacino e su quelli, naturalmente sincronizzati, di oscillazione alternata delle braccia. La seconda invece è dovuta al fatto che, durante la fase d’appoggio su un piede, il baricentro corporeo sale di 4-5 centimetri, per cui l’accelerazione in avanti del nostro corpo è sostanzialmente un fenomeno di gravità. L’uomo perciò può protrarre il cammino molto a lungo, senza stancarsi, in quanto il lavoro muscolare consiste soprattutto nell’appoggio sul piede, assistito dalla forza di gravità.
Fare del camminare un’abitudine quotidiana, anche se di breve durata, è utile e necessario per almeno tre validi motivi:
1) le articolazioni, muovendosi attivamente e in modo naturale, mantengono l’elasticità dei tendini e dei legamenti;
2) il tessuto osseo conserva la sua compattezza;
3) la respirazione e l’attività cardiaca aumentano e la circolazione migliora.
Camminare dunque, consente un miglioramento dello stato generale dell’organismo, tanto dei singoli organi e apparati quanto della psiche, apportando una sensazione di benessere. Per di più, intervallare le attività sedentarie con brevi passeggiate serve a riassestare l’atteggiamento posturale.
Camminare in condizioni patologiche
In caso di patologie dell’apparato neuromuscolare e osteoarticolare, i deficit nei suddetti schemi di movimento vengono compensati da un maggiore sforzo e reclutamento di muscoli in altre aree del corpo.
In presenza di malattie reumatiche, camminare può diventare un’attività problematica e dolorosa a causa delle modificazioni biomeccaniche dell’apparato locomotore. L’interessamento del piede è particolarmente comune in caso di artrite reumatoide; è frequente, infatti, specie nelle fasi avanzate della malattia.
Il ruolo fisiologico del piede è di ammortizzare istantaneamente le forze applicate sotto forma di urto, grazie alla forma peculiare e al suo svolgimento elicoidale2 graduale. Esso però può essere colpito, a più livelli e in molte condizioni patologiche, da dolore, borsiti, sviluppo di callosità e deformità che possono riguardare non solamente le singole articolazioni, ma anche tutto l’insieme.
Quando, per rigidità o deformità, la biomeccanica del piede risulta compromessa, può essere consigliato l’uso dei plantari per riequilibrare il carico, ridurre il dolore ed eliminare le compressioni eccessive.
L’obiettivo è quello di spostarsi o camminare, riducendo al minimo il dolore.
Insieme alla scelta dei plantari, occorre valutare bene anche quella delle calzature, il cui scopo è di contenere il piede senza esercitare compressioni. Le scarpe, infatti, dovrebbero essere a pianta larga, morbide e facilmente indossabili. A seconda delle necessità del singolo, possono essere ulteriormente personalizzate mediante un sostegno per il tallone e il retro del piede o una suola biomeccanica, con punta leggermente rialzata a barchetta per aiutare lo svolgimento del passo, ostacolato da una spinta propulsiva insufficiente delle dita o dalla rigidità articolare. Il tacco dovrebbe restare al di sotto dei 3-4 centimetri e l’allacciatura essere agevole per facilitarne la chiusura.
Le ortesi digitali in silicone possono essere d’aiuto quando le dita sono scarsamente allineate, eccessivamente ricurve e presentano punti di conflitto con la calzatura.
Se le articolazioni degli arti inferiori sono troppo sofferenti, è raccomandabile l’uso del bastone, che durante il cammino può ridurre il peso del corpo del 10-15%. Si tratta di un altro ausilio prezioso perché offre maggiore stabilità e sicurezza, e perché consente una riduzione del dolore. Il suo utilizzo peraltro può essere limitato solo ad alcune fasi, senza necessariamente rinunciare al cammino libero. Nei casi di artrite reumatoide con compromissione funzionale della mano, è preferibile ricorrere a un bastone con appoggio sull’avambraccio.
Gli ausili per la deambulazione servono per ovviare alla mancanza di equilibrio oppure all’impossibilità di far carico sugli arti inferiori.
Si dividono in due gruppi a seconda che siano concepiti per:
• conferire un lieve miglioramento della stabilità con l’appoggio limitato a una piccola area (bastone);
• sopperire alla mancanza di equilibrio utilizzando una superficie di appoggio sufficientemente grande da permettere di effettuare spostamenti su ruote sfruttando la forza muscolare residua.
Sul mercato si possono trovare deambulatori in acciaio o alluminio a due, quattro ruote o senza; pieghevoli e forniti di sedile. Resta valido comunque il principio generale secondo cui, pur dovendo ricorrere in caso di necessità a degli ausili adatti, camminare aiuta sempre a mantenersi in forma.
Note
1. Si tratta di una spinta che ha origine dagli arti inferiori e si propaga fino a quelli superiori.
2. Avvolto a elica, che ruota intorno a un asse fisso.
L’economia articolare è un approccio integrato che permette di «risparmiare» le articolazioni ed evitare l’insorgenza di dolori o danni più seri e invalidanti.
Come stare seduti alla scrivania e in auto? Come lavorare al computer senza stressare i muscoli? Come scendere dal letto e spostare pesi? Con esempi ed esercizi pratici, questa preziosa guida fornisce indicazioni su come gestire correttamente il movimento, per intervenire sugli errori più comuni.
Chi invece soffre di malattie articolari e si trova in una condizione di «disagilità» potrà trovare indicazioni e suggerimenti per migliorare la qualità della vita, con un focus sulla cura della persona e le strategie per riorganizzare gli spazi della casa, affinché la patologia limiti il meno possibile la sua autonomia.
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