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Cesti fai da te: il graticcio di ginestra

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Realizzare un cesto può essere un’attività molto piacevole, che permette di creare un oggetto di grande utilità. Nelle varie regioni troviamo cesti di diversa fattura, legati alle tradizioni popolari. Scopriamo come realizzare questo cesto tipico dell’isola del Giglio, usato per essiccare fichi e uva.
Sull’isola del Giglio realizzano un manufatto molto particolare, il graticcio di ginestra, un vassoio simile a una barchetta che serve principalmente per seccare fichi e uva.
Deve essere leggero e impilarsi perfettamente, in modo che, se inizia a piovere, i frutti posati sopra possano essere portati al coperto agilmente.
Tradizionalmente la lunghezza variava da 50 a 130 cm. Oggi se ne fanno anche di piccolissimi e vengono soprattutto venduti ai turisti.
Ne proponiamo uno medio, lungo 55 cm.
• Per fare un graticcio medio occorrono circa 30 bacchetti di ginestra diramati lunghi 50 cm, e una cinquantina di steli lunghi 40 cm non diramati.
Servono inoltre: una forbice robusta, un po’ di spago, qualche fettuccia di metallo, due legnetti dritti, spessi 6 mm e lunghi 15 cm (in questo caso sono di mirto).

• Con una cesoia incidere senza tagliare un’estremità di un legnetto a 5 mm dalla sua fi ne. Ruotare il legnetto in modo che l’incisione prosegua tutto intorno. Ripetere con il secondo legnetto.
• Prendere un pezzo di spago fi ne e lungo 80 cm. Fare un doppio nodo senza chiuderlo e poi stringerlo intorno all’incisione appena fatta su uno dei due legnetti. Ripetere l’operazione anche con l’altro, quindi metterli a distanza di 14 cm circa.
Prendere due steli di ginestra ramifi cati e tagliare il piede della ginestra se è secco o annerito. Appoggiare perpendicolarmente un piede sul bacchetto di sinistra e l’altro su quello di destra.
• Con una mano tenere i bacchetti e con l’altra prendere il filo: formare un’asola, e poi, girandola su se stessa, farla passare intorno al legnetto e stringerla bene. Fare la stessa cosa dall’altra parte.
Aggiungere altri due steli e continuare fi no alla fi ne dei legnetti.
• Se necessario tagliare il legnetto in eccedenza, fermare con un doppio nodo lo spago e tagliare.

La “caramella”

• Fare un piccolo cappio con un altro pezzo di spago di 30 cm. Far passare l’estremità dello spago all’interno del cappio, prendendo dentro il ciuffo avanzato delle ginestre a circa 14 cm dal bacchetto. Tirare bene.

• Far ripassare il fi lo sotto il nodo e fare un nodo semplice. Ripetere dall’altra parte.
• Ora abbiamo la cosiddetta “caramella”.
• Aprire a metà ciascun ciuffo di ginestra e piegarli sui lati, modellando bene la punta del graticcio e schiacciando con le dita in modo che non ci siano sporgenze troppo “dissonanti”.
• Legare i due lati con una fettuccia metallica (o un pezzo di ginestra), in modo che siano ben fermi. Ripetere l’operazione sull’altro lato.

La chiusura “a ricciolo”

• Prendere due “fili” di ginestra senza diramazioni da circa 40 cm (in questo caso uno giallo e uno verde). Con un punteruolo di legno duro creare una fessura sul fondo, accanto al bordo del graticcio, a 5 cm dalla punta, quindi infi lare i due “fili”.
• Prendere le due estremità dei fili e unirle in alto.

• Far ruotare tutto il cesto in senso antiorario di un giro, tenendo stretti i quattro fili in modo che si torcano e stringano il bordo.
• Continuare la torsione dei fili in senso orario, in modo da formare una trecciolina.
• Ruotare la trecciolina e disporla accanto al bordo.
• Inserire nuovamente il punteruolo, badando bene a non prendere gli stessi fili dell’inserimento precedente, altrimenti si creerebbe una fessura aperta lungo il fondo. Infilare altri due fili senza diramazioni, unire le punte sopra il bordo bloccando quelle del “ricciolo” precedente allineate sul bordo.
• Eseguire di nuovo il “ricciolo”, portandolo sopra il precedente.
• Continuare lungo tutto il bordo, eseguendo quattro nodi sul pezzo centrale fra i due legnetti, e quattro sui tratti delle punte.
• Continuare fino alla punta del cesto, dove gli avanzi dei riccioli girano e coprono parzialmente l’apertura della punta. Inserire il punteruolo sotto la punta vicino allo spago, eseguire il ricciolo e continuare dall’altra parte.
• Mentre si procede, se gli avanzi ingrossano troppo il bordo, possono essere tagliati. Arrivati al penultimo nodo, tagliare gli avanzi in modo che vadano dentro al nodo successivo.
• Farsi spazio con il punteruolo e infilare gli avanzi del ricciolo sotto i primi due nodi che sono stati eseguiti.
Alcuni cestai del Giglio girano molto le treccioline dei nodi e fanno dei riccioli ritorti su se stessi.

Articolo tratto dal libro Fare cesti

Quante volte, guardando un cesto, siamo rimasti affascinati dagli intrecci che trasformano fragili rami di salice, olivo, ginestra e altre fibre vegetali in robusti e graziosi contenitori. Tra i primi manufatti realizzati dall’uomo, i cesti sono ancora oggi intrecciati con le stesse tecniche e gli stessi materiali del passato, disponibili e alla portata di tutti. Nel libro l’autore conduce il lettore, pagina dopo pagina, nell’affascinante e vitale mondo della cesteria. Grazie anche alle splendide foto che corredano il volume, Andrea Magnolini vi prende per mano e, passo dopo passo, insegna a scegliere e trattare le fibre vegetali più comuni, a intrecciarle e legarle per realizzare le varie parti di cui si compone un cesto. Si scoprono così le differenze tra il gavan romagnolo e il crino marchigiano, tra il classico cesto laziale e quello trentino o di altre regioni.
Intrecciare cesti è anche un modo per avvicinarsi in modo creativo alla natura: la prima parte del libro è infatti dedicata al riconoscimento e al reperimento dei materiali, in modo che ognuno possa conoscere i vari tipi di salice utili per l’intreccio o il periodo migliore per raccogliere le canne o i rami di vitalba. Il volume si chiude fornendo gli indirizzi delle associazioni e dei cestai in Italia e dei principali eventi internazionali, a dimostrazione che questo sapere antico è ancora vivo e ricco di spunti anche per la nostra contemporaneità. Fotografie di Enrica Magnolini.

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