È con le innovazioni che spesso capiamo il grande valore di ciò che le precede…
Alcune innovazioni tecnologiche ci offrono l’opportunità di vedere più chiaramente il valore insostituibile di ciò che le precede. Così come la luce elettrica ci aiuta a comprendere l’unicità di una candela in un momento di intimità, allo stesso modo la rivoluzione digitale, entrata così rapidamente e prepotentemente nelle nostre vite, ci mostra il vero potenziale dei supporti «analogici».
Si va dal recente boom del vinile, che lo scorso anno in Gran Bretagna ha addirittura superato le vendite di musica digitale, all’editoria, dove il mercato dell’ebook fatica a decollare e si assiste a una riscoperta del libro cartaceo. E quando vedo adolescenti che si trascinano dietro pesanti volumi di romanzi fantasy, che potrebbero tranquillamente leggere sul proprio smartphone, capisco che non siamo di fronte a fenomeni nostalgici o mode passeggere, ma alla ricerca di qualcosa che il digitale non riesce ad offrire: che cosa?
Un indizio me lo danno le parole di Novecento, protagonista dell’omonimo romanzo di Alessandro Baricco. Novecento è nato e cresciuto su una nave, sulla quale diventa un pianista di talento, senza aver mai messo piede sulla terraferma. Al suo più caro amico, spiega il motivo di questa scelta: «Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. […] Questo a me piace. Questo lo si può vivere.
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni e miliardi di tasti, […] e quella tastiera è infinita, […] non c’è musica che puoi suonare. […] Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa».
Questo principio stanno iniziando a capirlo in tanti. E credo che valga anche per la rivista che tenete tra le mani che, tra la prua e la poppa della propria copertina, racchiude parole composte con cura sulle tastiere dei giornalisti di bordo. Si tratta di una musica libera dalla tirannia degli algoritmi, che ci costringono a cuocere nel brodo dei nostri click.
Una musica guidata e diffusa, dalla programmazione del numero alla rivendita nei negozi, dalle scelte di esseri umani. E sostenuta da un equipaggio di tanti lettori in viaggio verso il cambiamento, che conoscono bene il valore del proprio biglietto.
Quello che tenete tra le mani è quindi uno strumento straordinario, perché rende possibile una libertà e una connessione intima ai propri contenuti che, ironicamente, internet non è in grado di offrire. Proprio come la luce di una candela sul tavolino di una cena romantica.
Buon appetito.
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