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Pachamama, in tour per la difesa di Madre Terra

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Partirà nei prossimi mesi il tour di Alberto Ruz Buenfil, Antonio Giachetti e Thomas Torelli per rivendicare una carta dei diritti di Madre Terra e per chiedere ai governi un impegno concreto riconoscendo nelle proprie costituzioni la tutela dell’ambiente e arginare, così, l’incontenibile irruenza della civiltà umana.
Partirà dall’Italia il nuovotour Pachamama: Manifesto per la Madre Terra, per lanciare un vero e proprio segnale sull’importanza delle politiche ambientali e la difesa di questa terra che maltrattiamo, consumiamo e denigriamo perseguendo un’idea di sviluppo fondata sullo spreco e sulle sfruttamento delle risorse come se fossero illimitate. Insieme al tour verrà lanciata una raccolta firme su AVAZ per sensibilizzare il maggior numero di persone possibile.

«Perché serve una carta dei diritti? Semplice – spiega il regista Thomas Torelli – perché Madre Terra è un’entità viva e non può e non deve essere sfruttata così come non lo devono essere tutti gli esseri viventi. Nel 1947 gli uomini hanno promosso la Carta dei Diritti dell’Uomo per dire a loro stessi che non si sarebbero mai più dovuti ripetere fenomeni di sfruttamento come la tratta degli schiavi. Oggi è importante ratificare delle norme precise per mettere al bando lo sfruttamento non solo degli esseri umani, ma anche del pianeta, degli animali, delle piante e di tutti gli altri esseri viventi che, al pari di noi, devono veder riconosciuti i propri diritti».
Diventa urgente più che mai seguire il buon esempio dell’Ecuador e della Bolivia che dal 2008 il primo, dal 2010 il secondo, sono stati tra i primi Paesi ad aver inserito nella propria costituzione una Dichiarazione universale dei diritti della Natura riconoscendo la Terra come sistema vivente dinamico costituito dalle comunità indivisibili di tutti i sistemi di vita e degli esseri viventi, interdipendenti e complementari che condividono un destino comune.
«Lottare per la difesa di quello che abbiamo di più caro e diamo sempre di più per scontato, non è un vezzo, ma un atto di responsabilità per gli abitanti di oggi e di domani. “Voi trattate la terra come se vi fosse stata lasciata in eredità da vostro padre ma dopo di voi non ci dovesse essere più nessun altro”, dicono i nativi americani. Loro – spiega Torelli – la trattano invece come se l’avessero presa in prestito dai loro figli. E’ questa la grande differenza. Loro guardano e si preoccupano delle generazioni future, noi ci comportiamo come se non ci fosse un domani».
A poco sono serviti in questi anni gli allarmi sul cambiamento climatico, sui danni provocati dall’uomo sull’ambiente, sull’esaurimento delle risorse e ancor meno la ratifica da parte dei governi del trattato di Kyoto e di Parigi. «Il fatto che i governi possano emettere pareri o raccomandazioni sull’ambiente vale ben poco» dice Thomas Torelli. «La responsabilità civile delle nostre azioni rispetto all’ambiente non ci ha indotto ad abbandonare il sistema folle di sviluppo di stampo tayloristico. Per questo serve una responsabilità penale perseguibile davanti alla legge per chi fa del male a Madre Terra provocando danni irreparabili ed erodendo le sue ricchezze».
Il tour Pachamama: Manifesto per la Madre Terra, che di sicuro toccherà l’Italia, la Spagna e la Svizzera, servirà ad incontrare il maggior numero possibile di amministratori locali, sindaci, associazioni della comunità civile e capi di governo per far inserire le norme che prevedono il riconoscimento legale di Madre Terra nelle costituzioni dei Paesi. «Vogliamo estendere la concezione del rispetto della natura inquadrando Madre Terra come un individuo a cui riconoscere diritti inalienabili che limitino l’agire umano e lo spingano ad attivarsi per vivere in armonia ed equilibrio con l’ambiente circostante. E’ importante che l’uomo riconosca con gratitudine che questa nostra madre comune è la fonte della vita, del nutrimento e che ci concede i suoi frutti fornendoci tutto ciò che ci serve per vivere bene».

Nel Ventunesimo secolo non sembra così semplice conciliare lo sviluppo economico ed industriale facendo a meno dell’utilizzo di risorse preziose come il petrolio, l’energia e l’acqua. «In realtà andare verso il futuro ed essere moderni dovrebbe di per sé comprendere il rispetto di Madre Natura» replica Torelli. «L’economia dovrebbe adattarsi alle esigenze del momento, e oggi l’esigenza è riuscire a salvare il pianeta, smettere di inquinare, smetterla di sprecare risorse, di danneggiare i terreni e di plastificare l’Oceano Pacifico con oltre 200 miliardi di bottigliette di plastica che consumiamo ogni anno nel mondo. Dobbiamo ragionare su altre forme di sviluppo, ci sono tante aziende che di fatto lo stanno già facendo applicando metodi di produzione all’avanguardia ad alta tecnologia e a basso consumo di risorse».
Quest’anno sarà il terzo tour itinerante di Pachamama, alcune tappe sono già fissate, il calendario con tutte le iniziative in programma uscirà, però, nei prossimi mesi: «Abbiamo già organizzato una dozzina di incontri. L’obiettivo del tour è di intercettare soprattutto i rappresentanti dei comuni per condividere con loro un’idea di sviluppo rispettoso e impegnarli ad appoggiare la carta dei diritti. Se anche solo ogni comune italiano si impegnasse a far rispettare i diritti di Madre Terra ci sarebbe già una piccola rivoluzione».
Come si immagina la società di domani Thomas Torelli? «Vedo un futuro in cui i nostri nipoti, guardando indietro, non riescono nemmeno ad immaginarsi che ai nostri tempi ci fosse così poco rispetto per la nostra Terra perché a quel tempo la gratitudine, l’amore e la devozione per chi ci ha da sempre donato tanto, sarà un sentimento naturale. E’ sempre stato così, in tutte le storie di cambiamento e di evoluzione culturale della nostra società: le grandi rivoluzioni sono state considerate utopiche solo nel momento storico in cui venivano vissute e combattute. Negli anni ‘50, non così tanto tempo fa, le donne in Italia non avevano il diritto di voto, oggi a noi sembra incredibile anche solo pensarlo. Gli omosessuali dovevano nascondersi e venivano castrati chimicamente se si dichiaravano tali; se eri una persona di colore non potevi salire su un autobus insieme agli altri. Oggi quei modelli culturali sono passati. Sono certo che tra venti, trenta, cinquanta anni quello che stiamo facendo noi oggi sarà vissuto come pura normalità».
 

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