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Comitato Parchi Italia: «Stanno dando l’assalto alle foreste italiane»

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È il Comitato Parchi Italia a lanciare l’allarme: «Con il decreto legislativo che il governo vuole approvare si compirà l’assalto alle foreste italiane già larvatamente iniziato da tempo».
Esperti, ambientalisti, attivisti si sono radunati qualche giorno fa a convegno a Roma, grazie al Comitato Parchi Italia, e hanno lanciato l’appello: «No al Testo Unico delle Foreste, ci si fermi in tempo».
Le ragioni di questa levata di scudi riguardano la nuova normativa «che vorrebbe travestirsi da benefica “riforma” – dicono dal Comitato – ma che invece è pericolosa, perché aprirebbe la strada alla progressiva distruzione delle foreste italiane, del resto già da tempo larvatamente avviata con i più assurdi pretesti. Il decreto legislativo che si vorrebbe approvare appare viziato di incostituzionalità, perché viola i principi fondamentali della Carta e i diritti inviolabili dell’Uomo. E per di più, gli atti di straordinaria amministrazione non potrebbero certo essere adottati, a Camere sciolte, da un Governo competente solo per l’ordinaria amministrazione». A ribadirlo durante il convegno anche Paolo Maddalena, Vice Presidente emerito della Corte Costituzionale, che ha  richiamato precise sentenze della Consulta e della Cassazione.
Le incongruenze del provvedimento sono state messe in luce dalla relazione di Bartolomeo Schirone, ordinario di selvicoltura all’Università della Tuscia, il quale ha sostenuto che «dietro alle norme, presentate come utili alle foreste, si celano in realtà gli smodati appetiti degli utilizzatori di biomasse, ansiosi di travolgere i vincoli e le tutele che ancora difendono il nostro patrimonio forestale. Basti pensare che, in nome del produttivismo sfrenato, persino nelle ultime antiche foreste, preservate per vincoli normativi o per volontà dei proprietari, potrebbe essere imposto l’obbligo del taglio».
Franco Tassi, ecologo del Centro Parchi Internazionale ha spiegato che le foreste offrono a tutti benefici inestimabili «e non debbono quindi essere massacrate per l’avidità di pochi».
Il «disboscamento eccessivo, finalizzato alle biomasse, causa gravi rischi sanitari» ha sostenuto Ugo Corrieri, Coordinatore per il Centro Italia dell’Associazione Medici per l’Ambiente ISDE.
Ha sottolineato Fulvio Mamone-Capria, presidente nazionale della LIPU: «La deriva politica che ormai sta travolgendo il Paese sembra obbedire a logiche opposte al “bene comune”, dato che ha già smantellato il Corpo Forestale ed esautorato la Polizia Provinciale, con disastrose conseguenze per il patrimonio naturale, aggredito sempre più da incendi, bracconaggio e abusi di ogni genere».
«L’assurdo è che ciò avviene nel nome di una sbandierata “green economy”, in cui sembra muoversi agevolmente la criminalità organizzata. Lo ha denunciato la Procura Antimafia in Calabria, constatando che i terribili incendi dello scorso anno in Sila – un altopiano a quota 1.400 metri, dove catastrofi del genere non erano mai avvenute – sono scoppiati, guarda caso, a poca distanza dalle nuove centrali a biomasse – spiega il Comitato – Le quali stanno moltiplicandosi in Italia, procurando alle società che le realizzano, grazie agli incentivi europei, enormi benefici: in media, a fronte di un investimento di 3 milioni di euro, ricavi per almeno 20 milioni. Ma che dovranno essere alimentate sempre, senza interruzioni, con materiale vegetale, con incremento di dannosissima combustione, mentre manca un serio Piano Nazionale Energetico, che elimini sprechi e dispersioni, contenendo i consumi, anziché aumentarli in progressione geometrica. Altrimenti, nel nome della tanto riverita “green economy”, l’Italia – un tempo ricchissima di boschi – finirà col devastare quel mondo verde che incantava i viaggiatori stranieri, provocando una crescente aridificazione, e aprendo la via alla grigia camicia di forza del cemento».
Alessandro Bottacci, già direttore del Servizio Biodiversità del Corpo Forestale, ha sottolineato quanto sia importante un vigile impegno collettivo, perché questo straordinario patrimonio non finisca abbandonato o disperso.
In conclusione, i presenti non hanno avuto nessun dubbio su un fatto: «Il TUF va bloccato, perché sarebbe un TUFFO nella cupa voragine del disastro ambientale, tra dissesto idrogeologico, inquinamento, perdita di flora, fauna e biodiversità, e danni irreversibili alla salute. Si tratterebbe insomma dell’ennesima malefatta, frutto del consueto “analfabetismo ecologico” di un Paese in crisi, il quale avrebbe invece il sacrosanto dovere di mobilitare la folla di giovani disoccupati, immigrati sbandati e pensionati esodati, per far piantare milioni di alberi, ridare splendore alla montagna, rianimare i villaggi agonizzanti: salvando così quel “capitale naturale”, che rappresenta la nostra più preziosa risorsa».
Durante il convegno è stato presentato anche il libro del prof. Tassi “Alberi sacri”, opera che racconta come a partire dagli anni 70 in Italia siano stati salvati dal taglio centinaia di alberi storici e monumentali, grazie alla compagna promossa dal Wwf e dal prof. Tassi stesso.

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