Un viaggio per immagini nei territori in cui è nato e si è diffuso il culto della Grande Dea, alla ricerca del legame con le nostre radici più profonde. Un progetto importante che può essere sostenuto partecipando alla campagna di raccolta fondi promossa dall’autrice, Giuditta Pellegrini.
Un viaggio accattivante fra passato e presente attraverso il Mediterraneo, in cui foto, testo e illustrazioni, uniti nella forma del carnet de voyage, ci conducono nei luoghi più simbolici della civiltà della Dea Madre, alla ricerca di quel lembo che unisce le nostre radici più antiche con l’oggi. Questo è Sulle tracce della Dea: viaggio nel grembo della storia.
Il libro, che nasce da un progetto di Giuditta Pellegrini, si costruisce come un dialogo costante tra immagini e parole, alla scoperta delle nostre radici più profonde, attraverso gli studi dell’archeologa Marija Gimbutas.
Per sostenere questo importante progetto e consentire la pubblicazione del volume, che sarà edito a breve dalla casa editrice Venexia nella collana Le Civette, l’autrice ha promosso una campagna di raccolta fondi, attraverso la quale, fino al 31 marzo, sarà possibile preacquistare il libro.
Sul numero di Febbraio 2018 di Terra Nuova trovate l’ampio articolo della stessa autrice, Giuditta Pellegrini, dedicato al libro e al progetto.
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Sui passi della Dea
Vi proponiamo un viaggio per immagini nei territori in cui è nato e si è diffuso il culto della Grande Dea. Un modo per ricordare una parte della nostra storia, che oggi riaffiora pian piano e ci ricorda di come un tempo la nostra società sia stata fortemente egalitaria e sostenibile.
Società armoniche guidate da regine-sacerdotesse, comunità gilaniche in cui il ruolo di donne e uomini aveva lo stesso peso e valore, in cui si riconosceva l’autorità femminile in virtù della sua naturale inclinazione alla connessione con le energie sottili della natura. Erano questi gli assetti delle antiche popolazioni europee, come dimostrano gli studi dell’archeologa Marija Gimbutas, di cui abbiamo già parlato tra le pagine di Terra Nuova (vedi
Terra Nuova dicembre 2015, pag. 70 «Un altro mondo è già esistito»), che ci stimolano a immaginare il cambiamento guardando a un passato in cui i nostri antenati avevano costruito società raffinate, caratterizzate dall’assenza di guerre, da una grande fioritura culturale e dal culto della Dea. Un invito a recuperare qualcosa che abbiamo perso.
I luoghi della nostra storia
I numerosi simboli rinvenuti sin dal Paleolitico in reperti collocabili fino a 30.000 anni fa mostrano un’incredibile continuità delle rappresentazioni della Dea attraverso le epoche: prima come generatrice di vita e datrice di morte e poi, nel Neolitico, quando nacque l’agricoltura, come divinità della fertilità della Terra. La connessione con il ciclo di vita-morte-rinascita era il concetto chiave delle antiche popolazioni, che sopravvissero prospere proprio grazie alla loro visione olistica. Concetti che riconosciamo e che sono giunti sino a noi, perché talmente radicati e in sintonia con la nostra natura più profonda da aver lasciato, fa notare Gimbutas, «un’impronta indelebile nella psiche occidentale».
Da Malta alla Turchia, dall’Anatolia centrale all’Africa passando per moltissime regioni d’Europa, la civiltà della Dea ha lasciato tracce che ci arrivano come manufatti o siti archeologici di grande valore storico e dal grande fascino, come si può notare dalle tavole che accompagnano questo articolo e che ci conducono in un percorso suggestivo che ci riporta alle nostre radici.
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