Open Day scuola di Yoga Sciamanico
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Come il coniglio bianco di Alice, la poesia è capace di trasportarci in mondi sconosciuti. Questi mondi sono dentro di noi, sono le stanze delle nostre possibilità di esistere in modi creativi.
Nelle regioni dell’Himalaya, dal Kashmir al Tibet, dal Ladakh al Buthan tra il 700 e il 1200 dopo Cristo si accendono, come luci di un luogo magico e misterioso, forse la misteriosa Shamballa, le voci di grandi maestri: Abhinavagupta, Tilopa, Naropa, Milarepa, Ma Gcig, Yeshe Tsogyel, Padmasambhava, sono costoro i grandi fondatori dello yoga sciamanico.
Questi maestri furono tutti innanzitutto dei poeti che portarono a fondo l’analisi sull’esperienza estetica come mezzo per raggiungere la libertà dal tempo e dallo spazio. Questa libertà “magica” è raggiungibile attraverso il Piacere generato dalla contemplazione della Bellezza intesa quale prodotto del fare artistico.
Tre sono gli aspetti pratici dello Yoga Sciamanico che riguardano il professionista della relazione d’aiuto:
Le “formule magiche” che gli autori dello Yoga Sciamanico ci hanno lasciato, quelle che io ho ribattezzato “formule psichiche della creazione immaginale” sono importanti strumenti nelle mani di chi studia e lavora con un materiale così importante e delicato quale è la psiche.
Le pratiche sul corpo e sull’energia che ci svela lo Yoga del Calore, o Yoga del Dumo, non hanno eguali per profondità, chiarezza e incisività.
Lo Yoga del Bardo, altro aspetto costituente dello Yoga Sciamanico, insegna “l’arte del morire” dando insegnamento che sono di grande utilità ai vivi. L’arte del morire è, in verità, l’arte del vivere.