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Gli effetti dello stress cronico durante il parto

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Lo stress acuto è positivo e stimola il parto, invece lo stress cronico è dannoso e può essere rischioso per la salute di madre e bambino. Scopriamo quali possono essere gli effeti di quest’ultimo durante il parto.
È importante distinguere tra stress cronico e stress acuto. Mentre lo stress acuto in travaglio è stimolante, necessario, attivante e vitalizzante, lo stress cronico è inibitorio e rischioso per la salute di madre e bambino. Le catecolamine a dismissione continua stimolano i beta-recettori della muscolatura liscia, inibendone la eccitabilità, le catecolamine dismesse a picco stimolano gli alfa-recettori, aumentando l’eccitabilità del miometrio. Il criterio dell’alternanza è fondamentale per distinguere tra i due tipi di stress. Lo stress acuto è polare, ritmico, a picchi profondi e si alterna con il rilassamento e il benessere, lo stress cronico è lineare, costante, con un ritmo piatto e di scarsa alternanza.
Effetti del distress sulla natura del dolore:
– dolore di tipo spastico, acuto con reazioni avversive di intolleranza e retrazione;
– tendenza alla cronicizzazione del dolore;
– esperienza traumatica.
Effetti endocrini e neurofisiologici:
– forte stimolazione di ACTH a emissione continua con conseguente inibizione di ossitocina, endorfine, prolattina, e della reattività del sistema immunitario;
– contrattura pelvica, che chiude il canale del parto e riduce l’afflusso del sangue all’utero, riducendo quindi l’informazione ormonale e dei neuromediatori.
Effetti sulla dinamica uterina:
– iperattività uterina con amplitudine alta della contrazione e dolore forte;
– ipertono uterino con amplitudine alta della contrazione associata a un tono alto nelle pause e dolore costante;
– blocco dell’armonia funzionale tra corpo e collo con conseguente arresto della dilatazione e della progressione;
– ipotonia secondaria per la mancanza dello stimolo ossitocico paradossale.
Effetti sulla dinamica del collo uterino:
– contrattura del collo uterino con dolenzie e spasmi;
– segmento inferiore contratto.
Effetti sulla posizione e progressione del bambino:
– Tensione nel bacino e contrattura dei legamenti pelvici con conseguente chiusura dei diametri del bacino: causa la mancanza di impegno e le difficoltà di progressione.
– Tensione e contrattura dei legamenti uterini con conseguente perdita dell’asse corretto con il canale del parto: causa l’asinclitismo e gli atteggiamenti deflessi.
– Tensione nel perineo con conseguente diminuzione dei diametri dello stretto medio e inferiore: causa dolore pelvico, mancanza di rotazione, malposizioni e arresti allo scavo medio. Allunga il periodo espulsivo, lo rende doloroso, inibisce il riflesso di eiezione del bambino ed è causa di lacerazioni o episiotomia (iatrogena).
Effetti viscerali:
– trattenimento di feci, urine, assenza di stimolo alla minzione;
– vomito frequente o costante.
Effetti fetali:
– agitazione motoria con successivo rallentamento o arresto dei movimenti attivi, tachicardia, decelerazioni variabili, diminuzione dei movimenti respiratori, acidosi, alto consumo di glucosio;
– alla nascita asfissia, ipoglicemia, difficoltà di adattamento alla vita extrauterina.
Effetti comportamentali materni:
– atteggiamento vigile, troppo presente, irrequietezza, agitazione; atteggiamento rassegnato, passivo;
– paura, ansia, tendenza alla retrazione, costante richiesta di aiuto, dipendenza, atteggiamenti corporei rigidi, posizioni fisse (immobilità), voglia di stare al letto e di dormire (retrazione), eccessiva reazione al dolore (terrore).
Espressioni cliniche:
– rialzo termico, brividi, cute bianca, mucose asciutte, sudorazione acida, sguardo “dilatato”, espressione di paura, vagina contratta, collo dell’utero rigido, difficoltà di minzione;
– dolori pelvici provocati dai movimenti fetali.

Articolo tratto dal libro Voglia di parto

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