Uno studio ha individuato nella Laminaria hyperborea una sostanza in grado di bloccare il deterioramento delle cartilagini. Una scoperta promettente per mettere a punto un trattamento che non si limiti a ridurre il dolore, ma che agisca sul decorso della malattia.
Una sostanza proveniente dall’alga bruna Laminaria hyperborea si è dimostrata estremamente efficace contro l’artrite: è quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Biomaterials Science1, condotto dall’equipe di Marcy Zenobi-Wong del Politecnico federale di Zurigo, insieme alla collega Katharina Maniura e all’istituto di ricerche norvegese Sintef. I ricercatori hanno individuato un polisaccaride in grado di bloccare il deterioramento della cartilagine, aprendo così un filone di studio che appare molto promettente. Esperimenti in vitro hanno permesso di osservare che gli alginati estratti dal tallo di questa alga bruna hanno proprietà antiossidanti in grado di contrastare lo stress ossidativo che porta alla morte delle cellule, nonché proprietà immunomodulatorie in grado di regolare l’innesco delle infiammazioni a livello cellulare.
«Le terapie tradizionali per il trattamento dell’osteoartrite sono basate sulla somministrazione di generiche molecole antinfiammatorie, come gli antinfiammatori non steroidei (i cosiddetti Fans), gli steroidi e l’acido ialuronico, che riescono a limitare il dolore ma non hanno effetti sul decorso della malattia» hanno spiegato i ricercatori. Quindi, lo sviluppo di una possibile soluzione clinica specifica, piuttosto che trattamenti sintomatici, migliorerebbe parecchio la qualità della vita dei pazienti.
C’è anche un’altra alga che può rappresentare un ausilio nei casi di artrosi, artriti e osteoporosi, disponibile già da qualche tempo sotto forma di integratore. Si tratta della Lithothamnium calcareum, alga rossa
costituita da un robusto tallo calcareo che porta sottili ramificazioni di 2-4 centimetri. È estremamente ricca di calcio, magnesio e silicio in forma organica altamente biodisponibile.
I numeri della malattia
L’artrite, cioè la degenerazione della cartilagine articolare, rappresenta una delle cause più comuni di dolori e disabilità nella fascia di popolazione oltre i sessantacinque anni, ma sono in aumento anche i casi diagnosticati in età meno avanzate. Di questa infiammazione articolare esistono decine e decine di tipologie, accomunate dal deterioramento progressivo delle membrane cartilaginee che proteggono le ossa, con conseguenze estremamente dolorose.
I controlli di filiera
Entrambe le alghe qui citate sono di provenienza atlantica, non hanno quindi a che fare con le aree del Pacifico sulle quali pende ancora la spada di Damocle dell’incidente alla centrale nucleare di Fukushima e della conseguente diffusione della radioattività. Ma riguardo agli oceani sono ormai tante le perplessità dovute ai livelli di inquinamento che si registrano nei mari. Su questo punto, a fornire utili chiarimenti è la dottoressa Manuela Mai, responsabile per la ricerca e lo sviluppo dell’azienda Guam, che utilizza le alghe sia per i prodotti cosmetici che per gli integratori. «Molte alghe utilizzate a fini cosmetici o nutraceutici vengono raccolte in aree protette, per esempio nel Mare del Nord e nell’Oceano Atlantico, e sono sottoposte a test di controllo per valutare l’eventuale presenza e i livelli di metalli pesanti, che naturalmente devono risultate al di sotto della soglia prevista dalla regolamentazione.
Ci sono poi microalghe che vengono coltivate in quelli che si chiamano bioreattori, cioè cilindri pieni d’acqua dove queste alghe proliferano in completa assenza di contaminanti».
In sostanza, come spiega la dottoressa Mai, «le alghe sono sottoposte agli stessi controlli degli alimenti; è utile comunque verificarne sempre la provenienza sull’etichettatura, che fornisce anche il numero di lotto». Si possono poi richiedere informazioni aggiuntive ai produttori e ai distributori come, ad esempio, quali test sono stati effettuati sul prodotto e quali sono stati i risultati.
Note
1. http://pubs.rsc.org/en/Content/ArticleLanding/2017/BM/C7BM00341B#!divAbstract
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