La guerra delle nocciole: in crisi i piccoli produttori italiani
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Damiano Casalini, torinese, classe ’77. Vive e lavora ad Albugnano. Una vita dedicata all’arte. Liceo artistico, accademia di Belle Arti, un anno a Madrid nell’Accademia di Arte e quasi un anno (recentemente) a Venezia all’Accademia di incisione. Tante mostre in giro per l’Italia e per l’Europa. “Il desiderio di andare altrove mi ha sempre accompagnato, forse proprio per questo, ormai 10 anni fa, ho deciso di lasciare la città e trasferirmi in campagna. Non sapevo che fare ma avevo ben presente ciò che volevo: vivere a contatto con la natura e avere tempo da dedicare alla mia passione. Le nocciole sono state la risposta!”
Proprio così! Gufi reali e neanche tanto piccoli! “Anni fa mi è stata regalata una femmina già grande e sull’onda dell entusiasmo ho preso un pulcino di gufo: Morfeo. Praticamente l’ho cresciuto in casa, era come un bambino! Si faceva fare le coccole, dormiva sul divano. E intanto cresceva. Quando è arrivato a misurare 50cm ha iniziato i primi voli in casa. Con l’arrivo di mia figlia è iniziata la gelosia, così l’ho dovuto metterlo fuori, con la femmina e si sa cosa succede… hanno fatto i cuccioli!”.
“Io ho un impianto di nocciole (mille circa), del tipo Tonda Gentile trilobata, quelle vere piemontesi, coltivate con un’agricoltura pulita, senza pesticidi né sostanze tossiche e sebbene la certificazione bio non riesca a permettermela sulla genuinità delle mie nocciole ci metto la faccia. All’ inizio le nocciole raccolte le davo ai commercianti, ma così facendo i ricavi stavano a zero”. Per questo Damiano ho deciso di aprire un piccolo laboratorio con suscitatrice e testatrice.
“In realtà pensavo che il famoso “km 0” fosse una cosa sentita dalla gente… ma purtroppo ancora in pochi qui la apprezzano. I miei prezzi sono troppo alti rispetto a chi ha macchinari più grandi”.
“Ovviamente a rimetterci è la qualità. Ma in un mercato che guarda solo alla quantità e all’estetica non importa nulla”.
Non per niente il 70/80% delle nocciole in commercio sono turche o di altri paesi. Con tutto ciò che ne consegue. Proprio le nocciole della Turchia, infatti, sono quelle che hanno fatto scattare il maggior numero di allerta comunitari per l’elevata presenza di aflatossine cancerogene.
“Ma anche pensare che quelle italiane siano tutte buone è un’illusione. Firmare un contratto con grandi aziende di trasformazione vuol dire dover stare alle loro regole e questo significa spruzzare più schifezze possibili altrimenti non saldi il contratto. Non tanto per la resa quanto per la bellezza del prodotto. E del sapore chissenefrega… tanto ci pensano i chimici!”
E per chi invece ha a cuore qualità e sapore? Le alternative ci sono! Magari si compra un po’ meno a un prezzo maggiore, ma di certo si mangia qualcosa di più buono e sano. Ma soprattutto si acquista a un prezzo giusto: che rispetti anche la dignità del produttore. Come calcolarlo è presto detto.
“Il prezzo delle nocciole dipende dalle annate. Questo anno dovrebbe essere intorno ai 350 euro al quintale, intere. Se le sgusci perdi parecchio peso. Da 1 kg ne escono circa 4,5 etti. Non contando quelle rotte e quelle cattive ovviamente. Se poi le tosti il peso cala ancora. Io mi tengo sui 16 euro al kg, che è già buono per me, ma di sicuro questo prezzo non tiene conto delle ore di lavoro mie”.
Un lavoro sempre più duro anche a causa di una malattia neurologica rara con cui Damiano ormai da tempo deve fare i conti.
“Con gli anni ho scoperto di avere la sindrome di Uscher, una malattia che colpisce udito e vista. Nel mio caso l’udito è basso ma stabile, invece la vista è destinata a peggiorare. In genere non sono uno che sbandiera i propri limiti, ma questa è la mia realtà…”
E i tuoi sogni invece? “Di giorno sogno di fare il contadino e di notte… l’artista. Diciamo un Contadino 2.0! Che non dorme mai!”