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Tra Black Friday e Cyber Monday… la follia dei consumi

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Non sappiamo nemmeno più come chiamarli i giorni di acquisto furioso, ma poco ce ne importa forse. Che sia il Black Friday o il Cyber Monday, ormai il consumismo fine a se stesso ha raggiunto vette da primato…
Il 24 novembre è stato battezzato Black Friday, il 27 novembre si chiama invece Cyber Monday… sono i giorni “prescelti” per annunciare sconti sugli acquisti soprattutto online (ma anche in tanti negozi e centri commerciali) che alimentano la furia consumistica che anima frotte di persone e le incoraggia a spendere e spandere oltre ogni limite. Alla faccia della miseria vera, della povertà di chi (e sono milioni) cammina per giorni per bere l’acqua inquinata di una pozzanghera o vede morire il figlio di fame e non sa letteralmente che dargli da mangiare…

Ma poi ormai i giorni del consumismo folle non hanno nemmeno più bisogno di “nomi”. O comunque quei nomi sono una scusa, basta inventarsi sempre nuove ricorrenze per spendere, comprare, sprecare.
Ormai il Black Friday non è più un solo giorno, ma tutta la settimana che sta intorno a quel venerdì, si parte già il 20 novembre. A furia di inventarsi nuove ricorrenze e anticipare la giornata degli sconti, finisce che quasi tutto novembre diventa un mese di sconti sbandierati con i megafoni. Nel mondo e in Italia. C’è anche quella che hanno chiamato la nuova «festività da saldo», l’11 novembre, diventato il Singles’ Day, l’equivalente cinese del Black Friday e del Cyber Monday sostanzialmente creato da Ali Baba: la piattaforma cinese di e-commerce, che nel 2009 ha tramutato quella che era una scherzosa ricorrenza per cuori solitari in una sorta di festival del consumismo, ha totalizzato 25 miliardi di dollari di vendite, con un aumento del 40% rispetto al 2016. 
I grandi colossi sono prontissimi: si compra online, nei centri commerciali, nelle grandi catene, ai quali si accoderanno tutti, per accaparrarsi la loro fettina. Si vedranno per tv e sui social i video di chi si scanna per arrivare primo a vuotare il portafogli sull’ennesimo bene di consumo, file chilometriche di persone che attendono il loro turno per essere spennate… cose così… in un mondo così…
Ma l’alternativa c’è, eccome. Ce la lasciano intravedere i tantissimi che rivolgono lo sguardo e il buon senso alla sobrietà, all’autoproduzione, al riciclo, al gusto per il risparmio di risorse, energie e beni. Ma quelli sui media mainstream non ci vanno o ci vanno molto di rado, giusto quando torna comodo riempire pagine o minuti con un po’ di “buonismo” e saggezza spicciola…
Vabbè… che dire?! Resilienza è una delle parole chiave. Poi uno sguardo a ciò che resta di bello in questo mondo: un cielo stellato, un sole che splende, un bosco che ci accoglie, il calore della famiglia, il tempo da dedicare a noi stessi.
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