A Milano nei giorni scorsi, in concomitanza con il G7 sulla Salute, si è tenuto il “Forum Internazionale per il diritto alla salute e l’accesso universale delle cure” promosso da GUE/NGL (Sinistra Unitaria Europea, Sinistra Unitaria Nordica), dal Comitato per la salute senza padroni e confini e da Milano in Comune.
“La preoccupazione maggiore è che nel nostro Paese si stia via via cancellando il ruolo dello Stato favorendo la sanità privata e asservendo, così, un tema importante come la salute dei cittadini alle logiche di profitto e di guadagno delle assicurazioni private” ha spiegato durante il forum Vittorio Agnoletto, medico, ex parlamentare europeo, oggi docente di “Globalizzazione e politiche della salute” presso l’università di Milano.
“L’articolo 32 della nostra Costituzione parla chiaro: la Repubblica italiana tutela la salute per l’individuo e la collettività e assicura cure gratuite agli indigenti. Si parla di individuo e non di cittadino proprio perché la salute è un bene di tutti e per tutti, è un bene imprescindibile, senza alcuna distinzione. Se il governo continuerà a fare tagli alla sanità pubblica il risultato è evidente: si potranno curare solo le persone che economicamente potranno permetterselo. Il concetto che vogliamo affermare è che privatizzare la sanità non solo non fa risparmiare, ma questo progressivo trasferimento della spesa dallo Stato al cittadino produce una grande ingiustizia e disparità oltre che consegnare nelle mani delle case farmaceutiche e alle logiche di mercato, piuttosto che a quelle sociali, un tema prioritario come la salute”.
Un giorno dopo il Forum, si è chiuso il G7 Salute, il summit mondiale al quale hanno partecipato i ministri della salute di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Usa insieme alle organizzazioni Mondiali Oms, Fao, Oie, Ocse ed Efsa. E da qui sono emerse sfide di non poco conto, soprattutto sul fronte delle garanzie per i sistemi sanitari che garantiscono pari diritti. Al G7 è stato annunciato uno stanziamento per il 2018 due miliardi di euro a un fondo mirato, denominato Global Financial Facility Fund (di cui fanno parte governi ma anche organizzazioni della società civile, settore privato, agenzie dell’ONU, Gavi e Global Fund) per promuovere la salute di donne e bambini; ciò nell’ambito di una situazione generale ancora fortemente precaria e iniqua.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono 795 milioni le persone nel mondo che soffrono la fame, 800 milioni sono malnutrite, 3 milioni di bambini muoiono tutt’oggi per mancanza di un’alimentazione adeguata. Ma non finisce qui. Ogni anno dei 39 milioni di individui colpiti dal virus dell’AIDS, solo la metà ha accesso alle terapie. Se si restringe il campo e ci si focalizza sull’Italia, la questione non migliora: nell’ultimo anno, 11 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi per via dei costi sempre più alti delle cure e oltre 200mila persone con epatite C non possono curarsi con i nuovi farmaci. In questo contesto, la situazione suscita non poche preoccupazioni se si pensa che il governo italiano ha annunciato di voler abbassare la spesa del PIL nazionale per la sanità pubblica al 6.3% nel 2020, scendendo, così, al di sotto della soglia minima del 6.5% fissata dall’OMS.
Al Forum concomitante con il G7 è intervenuto anche Giovanni Tognoni, medico responsabile del laboratorio di Farmacologia Clinica dell’Istituto Mario Negri di Milano: “ Si è ampliata sempre di più la forbice tra chi prende le decisioni e chi produce conoscenze” dice Tognoni. ”Il progressivo passaggio degli strumenti in campo sanitario dal pubblico al privato fa sì che le multinazionali investano in ricerche che riguardano molto più l’economia e il mercato piuttosto che la salute dei cittadini. Gli anni ‘90 rappresentano questa prima fase di passaggio in campo sanitario dalla sfera delle persone alla sfera delle cose. Entrando nelle logiche di mercato anche i farmaci e le cure aumentano il proprio prezzo, che a questo punto è svincolato dal loro valore effettivo. Aumentando il prezzo, aumenta il successo finanziario del farmaco che diventa così inaccessibile ai molti e disponibile solo a pochi. La necessità oggi è di tornare a parlare in modo puntuale di sanità. Invece non se ne parla, è come se ci fosse una censura a priori su questo tema e intanto continua ad aumentare il legame tra diseguaglianza economica e malattie.”
La concorrenza tra pubblico e privato non è certo un fatto che riguarda solo il nostro Paese. Anche in Irlanda, infatti, Louise O’Reilly, parlamentare e responsabile per le politiche sulla salute del Sinn Fein descrive una situazione che vede le assicurazioni private integrare il sistema pubblico. “Il mercato della sanità privata ha iniziato ad aprirsi dopo gli anni ’80, un periodo in cui i cittadini hanno avuto maggiori disponibilità economiche e hanno avvertito il bisogno di rinforzare le proprie sicurezze in ambito medico-sanitario. Oggi in Irlanda la sanità privata è concorrenziale a quella pubblica tanto che il sistema sanitario irlandese sta diventando sempre più simile a quello americano. La nostra speranza è di invertire questo trend con l’aiuto delle parti sociali e sindacali che devono svolgere un ruolo di difesa della società civile e dei suoi bisogni”.
Dal livello globale a quello europeo fino al livello locale, alcuni esempi ci sono: Luca Mandara del comitato “No alla chiusura dell’ospedale San Gennaro” di Napoli racconta l’esperienza di una realtà che resiste e assicura le cure mediche anche a chi, per legge, dovrebbe esserne escluso: “Abbiamo occupato l’ospedale nel senso che ce ne stiamo occupando “ spiega. “Questo capovolgimento ideologico per cui il privato salva il settore pubblico è profondamente sbagliato. La salute deve continuare a rimanere un tema sociale ed è per questo che noi all’ospedale San Gennaro ci siamo organizzati, lavoratori e utenti insieme e diamo un servizio gratuito ai cittadini meno abbienti e agli immigrati anche irregolari. Lottiamo tutti i giorni contro il disservizio per continuare a dare un servizio pubblico a tutti.”
Tema centrale e strettamente connesso a quello della salute è quello dell’impatto climatico: da gennaio scorso il ministero ha attivato un team di ricercatori dell’Università Ca’ Foscari di Venezia che ha messo a punto un questionario da divulgare ad esperti di tutto il mondo per stilare una lista di priorità e azioni da mettere in campo nei paesi del G7 e in quelli più esposti ai cambiamenti del clima.
E’ stato stimato che tra il 2020 e il 2050 i mutamenti climatici causeranno 250mila morti in più all’anno per malnutrizione, malaria, diarrea e surriscaldamento. Il cambiamento di frequenza degli eventi esterni, come le ondate di calore, le precipitazioni eccezionali e la siccità, ha effetti diretti sulla salute degli umani e sugli animali. I danni ambientali, secondo uno studio della Fondazione Allineare Sanità e Salute, sono anche causati dalla produzione di carne, soprattutto dagli allevamenti intensivi bovini e suini che hanno pesanti riflessi sul clima e sull’inquinamento delle acque, del suolo e della sostenibilità ambientale ma anche effetti indiretti sulla salute.
Gli scenari possibili presentati dai ricercatori dell’Università di Oxford nel “Rapporto sui benefici congiunti per salute e clima del cambio dei modelli alimentari”, sono quattro:
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la continua tendenza attuale dei consumi;
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l’adozione delle linee guida per un’alimentazione salutare;
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il fabbisogno calorico coperto con una dieta vegetariana;
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il fabbisogno coperto con una dieta vegana.
Le conclusioni riportate dai ricercatori spiegano che lo scenario 2 rispetto all’1 eviterebbe circa 5,1 milioni di morti all’anno; lo scenario 3 eviterebbe 7,8milioni di morti all’anno; il 4, invece, ben 8,1 milioni di morti all’anno.
Il 7 aprile del 2018 si celebrerà la giornata mondiale della salute. In Italia, l’anno prossimo, ricorre anche il quarantennale della legge che ha inaugurato il sistema sanitario nazionale pubblico. Affinchè non siano solo delle celebrazioni fine a se stesse, una rete di associazioni, comitati, organismi, cittadini e utenti di diverse regioni si sta dando da fare per stilare dei punti comuni e delle proposte concrete da presentare al governo perché la sanità continui ad essere un diritto per tutti e non diventi l’ennesima merce sul grande banco del libero mercato.