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La saggezza del corpo. Intervista a Apoorva Jayaraman

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Danzatrice classica ma anche astrofisica, ci accompagna attraverso un percorso che ci fa comprendere come i movimenti corporei influenzino apprendimento e processi cognitivi. Lei è Apoorva Jayaraman, una delle protagoniste della danza classica indiana Bhārata Nātyam.
Nella concezione comune alla cultura orientale la saggezza non è intesa come atto esclusivo dell’intelletto. Come sapevano bene i maestri della tradizione, in cui la trasmissione del sapere all’allievo avveniva attraverso la parola e l’imitazione corporea, una parte fondamentale della conoscenza può essere acquisita solo attraverso l’esperienza. Il corpo ha una sua intelligenza e se lo sappiamo ascoltare ci rivela gli aspetti della nostra identità più profonda.
Ancora oggi lo yoga e le arti performative tradizionali dell’India sono pratiche che hanno lo scopo comune di elevare la consapevolezza e affinare l’abilità intuitiva di chi le pratica attraverso una conoscenza incarnata, ricordandoci l’importanza dell’esercizio fisico all’interno della nostra vita. Quando pratichiamo una di queste discipline, ci è subito chiaro come il corpo sia il luogo dell’esperienza non filtrata dagli schemi della mente e per questo portatore di un linguaggio schietto e universale che va oltre qualsiasi barriera. Il lavoro fisico mira a trascendere il corpo per raccontarci chi siamo e come stiamo.

Ne abbiamo parlato durante il suo soggiorno in Italia con Apoorva Jayaraman, una delle protagoniste della danza classica indiana Bhārata Nātyam (1). La sua formazione scientifica (è astrofisica) l’ha portata a indagare con uno studio personale come i movimenti corporei influenzino la cognizione.
Apoorva come è iniziato il tuo percorso nella danza tradizionale?
Ho iniziato a praticare la forma di teatro-danza Bhārata Nātyam all’età di 5 anni. Ho avuto un’insegnante veramente ispiratrice, che veniva nel mio asilo e ci raccontava delle storie usando i gesti che noi chiamiamo mudra (2). Quei mondi magici mi hanno colpita e ho deciso di studiare il teatro-danza: così è iniziato questo lungo viaggio. All’inizio, quando ero piccola, era come giocare: qualcosa che amavo profondamente e che facevo con grande piacere; oggi, dopo tanta pratica, la danza è divenuta talmente parte del mio quotidiano che non posso più scindere la mia vita da essa.
L’esercizio fisico può allenarci anche ad affrontare degli aspetti della vita quotidiana
Infatti. Da un punto di vista indiano la danza, per esempio, è un modo per preparare il corpo e la mente ad agire insieme, aiutandoci ad essere concentrati e focalizzati. Questo avviene non in maniera dialettica, ma molto pratica: la mente è sensibilizzata a rispondere alle informazioni che riceviamo dal mondo che ci circonda in maniera intuitiva, sottile. Questo è un aspetto che mi interessa molto perché io ho una formazione scientifica.
Si può dire che tra le forme tradizionali di arte indiana e la scienza si instauri una sorta di dialogo?
Io direi che nelle forme tradizionali di arte, non solo indiane ma di molte culture, i confini diventano veramente fluidi, tanto che non è più possibile parlare di un’attività separata fra arte e scienza. Come avviene nello yoga (3), dove non c’è separazione fra corpo e mente. Una cosa interessante dell’India è che la preparazione accademica inizia sempre con lo studio della nostra filosofia tradizionale. Poi ognuno sceglie una particolare specializzazione, che può essere matematica, danza, musica, ma tutto ha origine dallo stesso punto. Questo crea una grande continuità fra le diverse discipline e induce nelle persone una comune profonda comprensione del mondo che ci circonda.
Come spieghi il grande interesse del mondo occidentale verso le discipline della tradizione indiana?
La conoscenza incarnata è un tema che interessa molto l’occidente perché l’apprendimento attraverso il corpo porta evidenti benefici per la salute. Per questo vediamo una crescente consapevolezza intorno a pratiche come lo yoga e le arti performative indiane, in cui per secoli e secoli e ancora oggi il passaggio della conoscenza tra insegnante e allievo è avvenuto non tramite un testo scritto, ma attraverso una tradizione orale e corporale.
E questo succede anche ora che l’India sta cambiando così velocemente?
Ci sono molti cambiamenti, è vero, e l’arte è un po’ relegata al ruolo di intrattenimento. Tuttavia la bellezza delle arti performative indiane è che esse sono molto dinamiche, evolvono sempre con il tempo e questo fa sì che in ogni periodo ci sia sempre un grande numero di persone che le praticano.
Possiamo dire che apprendere attraverso il corpo è come parlare un altro linguaggio?
Assolutamente si, questo è un aspetto molto importante e potente. Tutte le forme d’arte ci permettono di andare oltre le barriere verbali e culturali, e in particolare quelle performative, già intrinsecamente comunicative. Lo possiamo vedere sia mentre insegniamo, dove non è importante parlare la stessa lingua per condividere contenuti molto profondi, sia al momento della performance. Qui in Italia per esempio ho presentato pezzi del repertorio più tradizionale del Bhārata Nātyam. Nonostante tutto risulti totalmente nuovo per un pubblico non indiano, dal senso musicale al vocabolario della danza, è bello vedere come l’abhinaya o l’aspetto comunicativo, funzioni. E’ il potere del corpo, in cui i pensieri e gli stati d’animo si riflettono in maniera universale, andando oltre il tempo, le barriere linguistiche e quelle culturali.
NOTE:
(1) Il Bhārata Nātyam è una forma di teatro-danza tipica della regione indiana del Tamil Nadu. Spesso viene descritto come uno yoga danzato, perché si basa su asana (posture) in movimento unite a tecniche performative che mirano a coinvolgere lo spettatore tanto da fargli vivere in maniera indiretta le esperienze descritte dalle attrici.
(2) Mudra: dal sanscrito letteralmente sigillo: sono le posizioni di mani e braccia che contengono e orientano l’energia dei meridiani corporei durante l’esecuzione delle posture dello yoga e della danza tradizionale indiana. In quest’ultima esse hanno anche un forte significato simbolico che ne supporta la narrazione.
(3) Uno dei significati diretti della parola sanscrita yoga significa proprio unificare, e si riferisce alla capacità della pratica di armonizzare corpo, mente e spirito. Inoltre il senso dell’unire è dato anche dalla visione olistica alla base di questa disciplina, in cui l’essere umano è considerato come parte di un Tutto Unico.
Biografia
Apoorva Jayaraman è nata a Bangalore e ha incontrato il Bhārata Nātyam alla tenera età di 5 anni. A 16 anni si trasferisce a Chennai per studiare con la maestra Kalanidhi Narayanan e da allora ha avuto l’opportunità di formarsi stabilmente con Priyadarsini Govind, una delle danzatrici più eminenti di questo stile di danza. Apoorva è laureata in Fisica presso l’Università di Oxford ed ha ottenuto un PHD in Astronomia presso l’Università di Cambridge (UK).

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