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Esistono donne che non hanno latte?

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Tutte le donne quando partoriscono sognano di poter allattare il proprio bambino naturalmente. Talvolta questo non è possibile per vari motivi, ma è possibile che alcune mamme non riescano a farlo perché non producono il latte? La risposta di un esperto.
Tutte le creature mammifere, dopo aver partorito, hanno latte per alimentare la loro prole. Quello che può impedire la formazione del latte è la mancanza di sostegno e di informazioni adeguate. Se si dice a una
donna: “Il tuo latte non serve, è acquoso”, lei smetterà immediatamente di produrlo. Se non riposa, se soffre di una situazione di stress, se si sente distrutta interiormente dopo il parto e non ha la capacità emotiva e pratica per superare questo momento, verrà pregiudicato l’inizio dell’allattamento.
Il corpo produce latte ma siamo rette dalla mente e dal cuore.
Ci sono madri che hanno ragioni molto importanti per non allattare ma queste corrispondono sempre a questioni emozionali e non fisiche. Le donne hanno motivazioni interne tanto per allattare quanto per non farlo. Quelle che soffrono di “non potere” allattare dovrebbero ricevere un aiuto sincero da parte di un’altra donna esperta che possa indagare nella sua interiorità, avvicinarla ai suoi sentimenti primari e guidarla verso il groviglio di difficoltà che non le permettono di connettersi con se stessa e, quindi, con il suo bambino.
I consigli che provengono dagli altri solo in minima percentuale sono in grado di aiutare perché sono ricchi di pregiudizi, di opinioni e di pratiche valide magari per la persona che le difende, ma che non corrispondono necessariamente alle sensazioni e ai vissuti della madre in difficoltà.
Se esiste una situazione esterna negativa facilmente identificabile, come la morte di una persona cara, un’altra perdita, un incidente o una cattiva notizia, è pertinente suggerire alla madre di comunicare al suo piccolo quello che la tiene così in pena. Usi parole e frasi complete, come quando si parla con gli adulti. Perché il bambino comprende e, sapendo con chiarezza quello che sta accadendo, si separa dall’emozione
della mamma e può starle vicino senza dover manifestare il sintomo, in quanto è già stato svelato.
Il bambino può continuare a nutrirsi correttamente anche se la mamma sta attraversando un momento di stress, perché entrambi sanno di cosa si tratta. I bambini sono molto solidali con le proprie madri, come
vedremo nel capitolo 8 intitolato I bambini e il diritto alla verità.
Quando un bambino reclama il petto a ogni ora è perché il latte non è sufficiente? Il latte è sempre sufficiente. Un bambino appena nato non vuole stare solo nella culla, dove tutto è calma; ha bisogno di dormire
sul petto della mamma. Normalmente in questo modo dorme più tempo e la madre può riposare un po’ di più. Cerchiamo di immaginarci il corpo di un bambino: le sue sensazioni sono assolute, lo cingono
completamente. È stato nove mesi in contatto permanente con il movimento, il suono e il calore della madre. Può avere bisogno di poppare diverse volte durante la notte (non necessariamente ogni tre ore, non
ho mai trovato un senso logico a queste famose “tre ore”). Se poppa più frequentemente, non significa per forza che il latte non è sufficiente ma, al contrario, che è un bambino attivo e felice.
Nel caso in cui il bambino sia affidato alle cure di un’altra persona, è sempre meglio che chi si prende cura di lui lo tenga in braccio, cosicché possa vivere l’attesa della mamma accompagnato dal movimento, dal
ritmo cardiaco e dall’energia di un’altra persona.
Il latte fluisce se la presenza costante del bambino genera nella madre un’energia vitale, una magia indescrivibile che solo il contatto e la vicinanza amorosa possono produrre. Al contrario gli orari, i pregiudizi, la separazione e la preoccupazione di non abituarlo male riescono a “esaurire” il latte. L’allattamento ha bisogno di spogliarsi del mondo materiale, di ciò che è quantificabile. Solo entrando nella logica dei mondi sottili il latte si produce in abbondanza.

Articolo tratto dal libro Maternità tra estasi e inquietudine

Questo è un libro scritto per le donne, un invito a fermarsi per riflettere sul ruolo di madre, e in particolare su quell’ombra, intesa in senso junghiano, che emerge dal vivido vulcano di emozioni rappresentato dalla gravidanza. Con la nascita di un figlio, affiorano molti aspetti nascosti della psiche
femminile. Se si è disposte a riconoscerli e si ha il sostegno necessario, la gravidanza e la nascita possono trasformarsi in momenti di rivelazioni intense e di esperienze profonde, quasi mistiche.
Il volume affronta in maniera sincera alcuni temi legati alla maternità che vengono molto spesso ignorati: l’alterazione di coscienza nei mesi successivi al parto, le emozioni che si sviluppano nella relazione con il bebè, il senso di perdita che vivono molte neo-mamme nel non riconoscersi più fisicamente, a causa delle trasformazioni legate alla gravidanza. L’autrice inoltre conduce nel libro una battaglia contro i pregiudizi e le regole sociali che cercano di governare il parto e la maternità, offrendo nello stesso tempo preziosi consigli per superare le difficoltà che si presentano dopo il parto nella sfera sessuale, nella vita sociale e nel mondo del lavoro.

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