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Le abitudini che intralciano l’allattamento

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L’allattamento al seno crea un profondo legame tra mamma e bambino. Purtroppo però non sempre avviene in modo semplice e diretto. Vediamo quali sono le abitudini che possono rendere difficile questa pratica.

La separazione dalla madre

Il bambino non deve stare in altro luogo che tra le braccia della mamma; un bebè sano può ricevere le prime cure e i controlli medici direttamente sul corpo di sua madre. So perfettamente che pochissimi neonatologi lo fanno, ma è ora che comincino.
Le pratiche di routine vanno in tutt’altra direzione nella maggioranza dei reparti maternità. I neonati vengono prelevati pochi minuti dopo la nascita per essere portati in sala di neonatologia, dove sono sottoposti
a una serie di visite ed esami che molto spesso potrebbero essere evitati o effettuati in seguito. Si dimentica che “nascere” è ferocemente traumatico: il bambino passa dal mezzo acquatico a quello aereo, la temperatura cambia radicalmente e l’unica cosa conosciuta e tranquillizzante per il bambino è il contatto fisico con la mamma, che conserva la temperatura ideale, il ritmo cardiaco, l’odore e la voce, il tono muscolare e l’energia che lo hanno avvolto per nove mesi.

Aspirazione

I professionisti che assistono ai parti naturali osservano che di norma i bambini continuano a espellere resti di liquido amniotico per diverse ore dopo la nascita, senza traumi né fastidi. L’abitudine di inserire violentemente una sonda nelle cavità respiratorie dei bambini è atroce e non necessaria, salvo in alcuni casi specifici.

Pesare e misurare

Pesare un neonato su una bilancia avvolta in un panno soave e tiepido non è traumatico. Ma lo è stirare il corpo del bambino per misurarlo.
È così importante se misura 49 o 51 centimetri? Inoltre è così difficile distendere un bambino che queste misure raramente risultano esatte e causano una violenza al piccolo, che cerca disperatamente di tornare in posizione fetale.

Rumore e presenza di molte persone

Il neonato, per poter poppare, dovrebbe rimanere ininterrottamente sul petto della mamma, potendo così cercare, trovare e succhiare il seno materno. In un ambiente rilassato i bambini normalmente poppano
tra dieci e trenta minuti dopo la nascita. Per questo è necessario che la donna non stia coricata. In caso di parto cesareo è importante che un’assistente (ostetrica o infermiera) l’aiuti a sostenere il bambino per
posizionarlo al petto.
Inoltre la suzione precoce del tiralatte stimola il secondamento della placenta, quest’oggetto oscuro e sanguinante. Poche donne hanno la fortuna di vedere, odorare, toccare e accomiatarsi dalla loro placenta,
che materializza l’ombra del bambino che hanno dato alla luce. Solitamente preferiamo evitare l’ombra, fare come se non esistesse. Tuttavia il bambino è alimentato da essa e, una volta avvenuta la nascita, a noi
donne manca il commiato rituale dalla placenta che muore affinché nostro figlio possa vivere. Quante donne l’hanno vista? Quante donne se la sono portata a casa (visto che appartiene loro)?

La nursery

Questo luogo è una strana invenzione della società industriale, in cui ogni bambino è disperatamente solo in un oceano oscuro, insieme ad altre anime che urlano di sconcerto e paura come lui. Due o tre infermiere si prendono cura di loro senza però potersi occupare di tanti neonati nello stesso tempo, mentre la madre riceve visite e fiori nella sua stanza. Le madri più “connesse” chiamano le infermiere perché portino loro il piccolo; alcune, per timore di essere insistenti, non ci riescono se non dopo molte ore. Ci sono bambini che arrivano dalle loro mamme “addormentati” giacché gli si somministra, senza alcun permesso, glucosio.
I bimbi devono stare con la madre. Piuttosto si dovrebbero organizzare luoghi appositi per le visite, con dolci e bibite, fuori dallo spazio della diade mamma-bebè. La donna può e deve riposare con il suo piccolo
tra le braccia, senza che la stanza sia piena di familiari, amici e conoscenti che alterano il primo avvicinamento e il silenzio indispensabile per iniziare l’allattamento.

Articolo tratto dal libro Maternità tra estasi e inquietudine

Questo è un libro scritto per le donne, un invito a fermarsi per riflettere sul ruolo di madre, e in particolare su quell’ombra, intesa in senso junghiano, che emerge dal vivido vulcano di emozioni rappresentato dalla gravidanza. Con la nascita di un figlio, affiorano molti aspetti nascosti della psiche
femminile. Se si è disposte a riconoscerli e si ha il sostegno necessario, la gravidanza e la nascita possono trasformarsi in momenti di rivelazioni intense e di esperienze profonde, quasi mistiche.
Il volume affronta in maniera sincera alcuni temi legati alla maternità che vengono molto spesso ignorati: l’alterazione di coscienza nei mesi successivi al parto, le emozioni che si sviluppano nella relazione con il bebè, il senso di perdita che vivono molte neo-mamme nel non riconoscersi più fisicamente, a causa delle trasformazioni legate alla gravidanza. L’autrice inoltre conduce nel libro una battaglia contro i pregiudizi e le regole sociali che cercano di governare il parto e la maternità, offrendo nello stesso tempo preziosi consigli per superare le difficoltà che si presentano dopo il parto nella sfera sessuale, nella vita sociale e nel mondo del lavoro.

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