Docenti e ricercatori: una firma per salvare Mondeggi Bene Comune
homepage h2
Oggi, come si legge nell’appello “viene evocato l’enorme debito – circa un milione e mezzo di euro – accumulato in decenni di gestione agroindustriale e di abbandono per perseguire nella logica dell’alienazione e cancellare con un colpo di spugna una gestione alternativa che sta dando ottimi frutti. Ma il debito della società agricola è il risultato di un’amministrazione miope che ha portato a scelte di politica agronomica fallimentari con modelli produttivi che hanno alienato le proprietà, le competenze e le tecniche di contadini e artigiani, aprendo la strada al modello unico industriale, prima causa dell’inquinamento, della disoccupazione e dell’abbandono del territorio”.
Il comitato e la comunità residente Mondeggi Bene Comune chiede a docenti e ricercatori di sottoscrivere l’appello per il mantenimento della gestione del bene affinché si apra la strada per un’interlocuzione seria con le Istituzioni le quali dichiarano di voler “porre fine a questa illegale e scandalosa costruzione di bene comune” che in altri contesti, non solo è riconosciuta legalmente (es. carte sulla gestione dei beni comuni, affidamento di spazi pubblici, forme di scambio di servizi, ecc.) ma è anche sostenuta amministrativamente ed economicamente perché in essa viene riconosciuto un benefico effetto nel rafforzamento del tessuto sociale oggi sempre più rarefatto e frammentato. Di fronte alla reiterata volontà della comunità di Mondeggi di aprire un dialogo e veder riconosciuta l’utilità sociale del proprio lavoro, la Città Metropolitana motiva l’intenzione di alienare l’intera proprietà in quanto “potrebbe meglio consentire al complesso immobiliare Villa di Mondeggi e sue pertinenze, di adempiere alla missione di ‘promozione della ruralità polifunzionale’, come da prescrizioni urbanistiche del Comune di Bagno a Ripoli” senza considerare che la ‘promozione della ruralità polifunzionale’ è già in atto, così come pratiche ottimali di agricoltura contadina sostenibile e di filiera corta, in grado di coinvolgere la comunità locale e aumentare il senso di appartenenza e di partecipazione.
“Vale la pena ripetere che la proprietà pubblica costituisce da sempre la premessa per la promozione dell’interesse generale: alienare Mondeggi vuol dire negare e perdere per sempre l’opportunità di far crescere ulteriormente un processo di costituzione, recupero, utilizzo e godimento di un bene comune che i cittadini hanno autogestito in questi anni con successo, senza l’appoggio delle istituzioni e di finanziamenti pubblici. Dal 2014 per opporsi alla vendita si è attivata a Mondeggi una comunità inclusiva di persone che presidia, custodisce e mantiene gli immobili e le terre.
Questa comunità, che si organizza in forma assembleare e utilizza il processo decisionale condiviso, ha mostrato caratteri positivi ed innovativi, sotto vari punti di vista che vanno da quello prettamente agricolo a quello sociale e pedagogico”.
Solo per dare un’idea di quanto è stato fatto, ricordiamo:
– la collaborazione con diversi dipartimenti delle università italiane e straniere (Firenze, Reggio Emilia, Roma, Cagliari, Siena, Trento, Oxford, Barcellona, ecc.) per progetti di ricerca, tesi di laurea e momenti formativi condotti da vari docenti universitari;
– l’organizzazione di seminari di approfondimento, convegni tecnici e conferenze con personalità di alto profilo nazionale e internazionale;
– il progressivo affermarsi della fattoria come interfaccia tra mondo urbano e rurale che ha innescato un continuo libero scambio di saperi e competenze, al cui interno si inserisce la Scuola Contadina, in cui professori, agronomi, esperti e contadini tengono lezioni e laboratori gratuiti;
– il coinvolgimento in campo educativo con numerose classi delle scuole elementari e medie in visita alla fattoria per partecipare a percorsi formativi di didattica attiva;
– il ruolo cruciale della fattoria nella promozione di relazioni ricreative, conviviali e sociali necessarie per il neo-radicamento di comunità contadine;
– la sperimentazione di forme di democrazia diretta attraverso l’adozione della decisione consensuale basata su principi di apertura, inclusività e condivisione che hanno condotto all’elaborazione di documenti molto condivisi;
– il recupero e la rivitalizzazione di circa 80 ettari dei 180 totali dell’azienda, con coltivazioni di seminativi, di alberi da frutto, di ortaggi, piante aromatiche e zafferano, la gestione di olivi e vigne, l’allevamento ovi-caprino e di galline ovaiole, l’apicoltura, il vivaio, le produzioni erboristiche, la panificazione e la birrificazione, mediante la rivisitazione in senso agroecologico del modello agricolo tradizionale;
– la realizzazione di interventi di manutenzione autogestita per una gestione condivisa del patrimonio abitativo;
– il coinvolgimento di più di trecento persone del territorio nella custodia del bene comune, con progetti di autogestione di parte dell’oliveta e degli orti condivisi (progetto Mo.T.A.);
– il recupero di varietà locali di alberi, piante e grani, l’organizzazione di giornate di scambio di semi e di una Casa delle Sementi”.
Sulla scia delle positive esperienze di Napoli (ex Asilo Filangieri) e Palermo (Complesso di Montevergini), che hanno visto riconoscere dall’Ente Pubblico il loro percorso di gestione condivisa di un bene comune, è stata redatta una “Dichiarazione di gestione civica di un bene comune”, con cui si costituisce la Comunità di Mondeggi quale soggetto collettivo in grado di custodire e far vivere la Fattoria attraverso una serie di regole chiare e condivise.
Mondeggi rappresenta un esperimento riuscito di gestione di un bene secondo logiche comunitarie, contro l’individualismo dilagante, solidali, contro l’onnivora competizione, autogestionarie, al posto dell’onnipresente gerarchia. Per questo l’esperienza di Mondeggi è al contempo un tassello importante dell’urgente riflessione mondiale sui limiti dello sviluppo agro-industriale e un’alternativa reale e funzionante. L’attivazione propositiva di un bene comune consente di dare una risposta pratica e attuabile alle perduranti crisi ecologiche, alla disoccupazione, al progressivo scadimento della qualità degli alimenti, alla frammentazione del tessuto sociale rurale.
“Non chiediamo l’appoggio solo di chi condivide i nostri principi ma anche di coloro che credono nell’importanza di strade non omologate, nutrite da un protagonismo dal basso come premessa per una diffusione del potere, delle opportunità, dei modelli culturali per un futuro sostenibile e solidale, che oggi in Toscana appare utopico, mentre in altri contesti è diventato pratica comune.
Per questo, chiediamo alla Città Metropolitana di Firenze: di non procedere alla pubblicazione del bando di vendita; di costruire un percorso di riconoscimento e dialogo con i soggetti pubblici e sociali interessati a consolidare il progetto già avviato dalla Comunità di Mondeggi, in modo da definire e formalizzare forme innovative di gestione sociale e condivisa della Fattoria di Mondeggi, a partire dalla “Dichiarazione di gestione civica di un bene comune”; di delineare un progetto di recupero e valorizzazione nel quadro della gestione civica di Mondeggi così come già avvenuto in altri contesti quali Napoli o Palermo”.
Stefano Boni (antropologo, Università di Reggio Emilia), Daniela Poli (urbanista, Università di Firenze), Claudio Sopranzetti (antropologo, Oxford University), Alberto Magnaghi (urbanista, Università di Firenze), Iacopo Bernetti (economista agrario, Università di Firenze), Carlo Alberto Graziani (giurista, Università di Siena), Fabio Parascandolo (geografo, Università di Cagliari), Andrea Baranes (economista, Fondazione Banca Etica), Ugo Mattei (giurista, Università di Torino), David Fanfani (urbanista, Università di Firenze), Alberto Budoni (urbanista, Università di Roma – La Sapienza), Francesco Alberti (urbanista, Università di Firenze), Giovanni Belletti (economista agrario, Università di Firenze), Claudio Saragosa (urbanista, Università di Firenze), Liza Candidi (antropologa, Gran Sasso Science Institute), Francesco Zanotelli (antropologo, Università di Messina), Vittorio Sergi (sociologo, Università di Urbino), Mauro Van Aken (antropologo, Università Milano-Bicocca), Ivan Bargna (antropologo, Università Milano-Bicocca), Agostino Petrillo (sociologo, Politecnico di Milano), Sonia Paone (sociologa, Università di Pisa), Alexander Palummo (pianificatore del territorio, Università di Firenze), Gabriella Granatiero (pianificatrice del territorio, Università di Firenze), Monica Bolognesi (pianificatrice del territorio,Università di Firenze), Francesco Biagi (dottorando in sociologia, Università di Pisa), Chiara Belingardi (ricercatrice urbana, CNR Roma).
Genuino Clandestino è una rete informale di realtà agricole e urbane impegnate a promuovere il diritto alla terra e al cibo, nell’ottica della difesa dell’ambiente e del territorio, della promozione dei legami sociali e dei diritti di chi la terra la lavora. Gli autori raccontano, attraverso le parole e le fotografie, dieci realtà che hanno deciso di sfidare le regole del mercato agricolo-industriale contemporaneo: contadini, erboristi, allevatori, panificatori che garantiscono prodotti genuini e autoprodotti, clandestini nella misura in cui non rientrano nei protocolli alimentari decisi dai legislatori per soddisfare gli appetiti dell’industria agroalimentare.
Il viaggio, iniziato in provincia di Modena, è proseguito verso nord fino al Piemonte, e verso sud fino alla Sicilia. Il libro è composto da un diario, dove sono raccontati i protagonisti, i luoghi, le emozioni di questa nuova Italia contadina, e dall’approfondimento di alcune parole chiave, che tutte insieme forniscono la mappa concettuale di questo movimento che, tra le altre cose, vuole riformulare il rapporto tra città e campagna, tra produttori e consumatori (o, meglio, co-produttori). Trasformazione dei prodotti contadini, mercati, movimenti, accesso alla terra, riappropriazione, resistenze, filiera e autorganizzazione, comunità del cibo, relazioni e semi sono le parole proposte ai lettori, specchio di un dibattito in corso ma anche invito all’azione. Perché ognuno di noi può essere protagonista di una rivoluzione contadina quando sceglie quale cibo comprare e/o come produrlo.
In offerta SCONTO 15% su www.terranuovalibri.it