Mentre il decreto che impone dodici vaccinazioni ai bambini, pena la mancata frequenza scolastica, multe salatissime e segnalazioni al tribunale dei minori, approda al Senato per iniziare l’iter parlamentare per la conversione in legge, arrivano da più parti accuse pesanti di incostituzionalità del provvedimento.
Paolo Maddalena, ex vicepresidente della Corte Costituzionale, ha detto: «Il decreto legge sui vaccini, a mio avviso, è platealmente incostituzionale. Esso viola l’art. 32 Cost., il quale afferma che “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”». «Inoltre, le sanzioni non sono “proporzionate”, e assolutamente incostituzionale è il “divieto di accesso alla scuola”, che viola palesemente anche il “diritto allo studio” sancito dall’articolo 34 della Costituzione».
«Si tratta di un decreto irricevibile ed incostituzionale che strappa i figli alle mamme e le multa sette volte peggio di un barista che serve alcol ad un bambino – ha dichiarato Antonio Affinita, direttore generale del Moige, Movimento italiano genitori – Siamo l’unico paese al mondo dove lo Stato può togliere la patria potestà ai genitori, per motivi vaccinali. Eppure, non siamo né in epidemia né in pandemia, piuttosto siamo nella top ten dei paesi al mondo con la più bassa mortalità infantile».
Intanto è partito un nuovo esposto del Codacons all’Anac. L’associazione ha chiesto all’Autorità Anticorruzione «se sia lecito che il dirigente del Ministero della Salute, Ranieri Guerra, firmi atti pubblici sui vaccini sedendo, come da curriculum, nel CdA della Fondazione Glaxo, che produce il vaccino esavalente venduto in Italia».
“Risulterebbe – afferma il Codacons – che Guerra abbia firmato tutti i provvedimenti sui Vaccini anziché astenersi come dovuto in base all’art. 323 del codice penale. Nel 2014 era addirittura presente in prima fila a Washington assieme al Ministro Beatrice Lorenzin al momento della firma sull’accordo che avrebbe messo l’Italia alla guida delle campagne vaccinali nel mondo. Ciò mentre sedeva come consigliere di amministrazione nella Fondazione Glaxo, azienda leader nella produzione dei vaccini».
Non risparmia le critiche nemmeno il noto giurista Luca Benci. «Per la prima volta un trattamento sanitario obbligatorio, anzi dodici trattamenti insieme, viene sottratto alla discussione parlamentare e alle diverse sensibilità. Il decreto vaccini non riguarda però il solo diritto costituzionale alla salute ma interferisce con l’altro fondamentale diritto all’istruzione sempre costituzionalmente tutelato».
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La scelta del legislatore delegato di oggi appare semplicistica e miope – prosegue Benci – mettere indietro le lancette dell’orologio agli anni novanta dello scorso secolo e attuare il più grande piano di trattamenti sanitari obbligatori addirittura con decreto legge. E’ lecito domandarsi se la prova muscolare del Governo possa essere efficace nel raggiungimento degli auspicati obiettivi di maggiore copertura vaccinale e a quale costo sociale. Inoltre è lecito domandarsi se tale politica possa financo arrivare ad aumentare la sfiducia nelle istituzioni e nell’adesione alle pratiche consapevoli».
«Il Governo ci consegna un decreto pasticciato, non finanziato, frettoloso e dai risultati incerti – aggiunge Benci – il cui demerito principale è proprio quello di inasprire il confronto sociale senza alcuna certezza “che
la coercizione ottenga risultati migliori di altre misure di informazione credibile e ricerca del consenso e responsabilizzazione sociale». «C’è da augurarsi un sussulto di dignità del Parlamento in questo fine legislatura e da auspicare che non si arrivi a una conversione in legge con voto di fiducia che non farebbe che aumentare l’opposizione alle pratiche vaccinali».
Già nel 2016 l’ex Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Firenze, Beniamo Deidda, interveniva così a un convegno sul tema. «Soffocare il dissenso su questa o quella terapia, quando esso sia fondato su ragionevoli dubbi o sul dibattito esistente in un certo momento storico è un atto scriteriato. Nè può essere limitato il dissenso o la libertà di ricerca solo perchè le autorità sanitarie hanno scelto una via piuttosto che un altra»
«Minacciare sanzioni a coloro che, per motivate ragioni scientifiche, non si allineano alle decisioni o alle conclusioni delle autorità sanitarie non è rispettoso della libertà di ciascuno. E’ chiaro che proprio il confronto libero tra le varie posizioni determinerà infine le scelte più appropriate, ma non è certo soffocando il dissenso che si raggiungerà la migliore protezione della salute individuale e collettiva».
Non risparmia colpi il professor Ivan Cavicchi, docente di sociologia dell’organizzazione sanitaria all’università di Tor Vergata. «Questo decreto – dice – è il risultato della irragionevolezza, dell’arbitrio, dell’abuso; è la prova che esso rispetto alle soluzioni attese e auspicabili poteva essere altro da quello che è; è incongruo nei confronti dei problemi sociali che sono a monte del calo della copertura vaccinale in tutta Europa; è senza amore per la gente, senza sensibilità sociale, senza rispetto per i nostri giovani e per i loro figli quindi qualcosa con poco cuore ma anche con poca testa; è il risultato di calcoli tanto elettorali che economici, o meglio è qualcosa privo di nobiltà».