“La Movement Medicine – spiega Silvana Rigobon, (1) prima insegnante certificata di questa tecnica in Italia – è una pratica di meditazione in movimento, radicata nel corpo, che ci riconnette alla nostra essenza, alla nostra forza creativa e alla saggezza del cuore, coltivando la relazione con noi stessi, con la nostra integrità, con la nostra creatività, con la consapevolezza del presente e la gratitudine. Ci invita a risvegliare la nostra danza interna, nel sottile equilibrio tra accettare profondamente quello che siamo e muoverci nella direzione di tutto quello che possiamo divenire, per noi e per tutte le nostre relazioni, danzando con la vita”.
Silvana ci spieghi perché Movement Medicine è una meditazione in movimento?
La Movement Medicine può essere definita anche mindfulness in movimento poiché ci àncora alla presenza del qui ed ora, attraverso l’invito costante a focalizzare l’attenzione al respiro e al corpo in movimento. Mindfullness può essere tradotto come essere consapevole di quello che ci accade, nel momento stesso in cui sta accadendo, sviluppando una qualità di essere presente, di essere testimone. E tutto quello che viene osservato, senza giudizio, trova una sua espressione attraverso il movimento. Se ci pensiamo, tutte le “e-mozioni”, anche quelle a cui spesso attribuiamo valenza “negativa”, sono energia in movimento attraverso il corpo: la rabbia, o ancora la paura, la tristezza, la gioia, possono diventare nostre alleate. Possono diventare un serbatoio energetico che può essere trasformato, attraverso la danza. Tutte le emozioni, infatti, hanno la stessa dignità, e tutte, in modo diverso, sono una porta d’accesso al cuore. E, grazie a un movimento consapevole, il corpo diventa un contenitore sicuro dove poter accogliere e trasformare qualsiasi cosa. Infatti, quando il corpo è collegato col cuore e con la mente, diventa uno spazio abitato consapevolmente. Ed è in questo spazio, con l’aiuto del respiro, che la presenza diventa danza, movimento. E’ proprio in questo spazio che possiamo attingere alle nostre risorse interne che ci permettono di prenderci cura di noi stessi, degli altri e dell’ambiente che ci circonda. Da questo spazio di presenza si può danzare con noi stessi, con gli altri, con la natura, con gli elementi, con gli antenati, con la profondità delle nostre radici, che ci permettono di volare in alto con i piedi per terra.
Come è nata la Movement Medicine?
La Movement Medicine è nata nel 2007 da Susannah e Ya’Acov Darling Khan, fondatori e direttori della School of Movement Medicine, che ha sede in Devon, a sud dell’ Inghilterra. Questa tecnica è la sintesi del loro lavoro degli ultimi trent’anni. Affonda le sue radici nella danza consapevole, soprattutto nei 5 Ritmi di Gabrielle Roth (che Ya’Acov e Susannah hanno insegnato a lungo, collaborando con lei), in percorsi terapeutici e curativi, nelle costellazioni familiari, nello sciamanesimo (ovvero la relazione sistemica cosciente con la natura) e nella ricerca della scienza moderna sulla relazione tra corpo, cuore e mente.
Come ti sei avvicinata a questa pratica?
Galeotto fu un CD che ascoltai nel 2006, Refuge, di Gabrielle Roth. Non la conoscevo, e non sapevo che fosse la fondatrice dei 5 Ritmi: quel giorno mi si è aperto un mondo e ho scoperto che un insegnante di questa tecnica sarebbe venuto a Padova qualche mese dopo. Mi sono iscritta. L’insegnante era Ya’Acov, che nel frattempo aveva fondato la Movement Medicine. Quel workshop mi ha cambiato la vita. Mi ha messo in contatto con la mia parte più profonda, e mi ha fatto capire che cosa significa veramente essere presenti nel corpo e nel cuore. Due anni dopo sono stata accettata alla prima edizione dell’Apprenticeship della School of Movement Medicine, in Inghilterra, e nel 2011 ho fatto parte del primo gruppo di formazione per insegnanti e facilitatori di Movement Medicine. Attualmente siamo oltre un centinaio di insegnanti e facilitatori in tutto il mondo (alcuni già certificati, altri tirocinanti). In Italia siamo tre insegnanti: oltre a me, le mie colleghe Tamara Candiracci a Roma (certificata) e Anna Stefanelli a Brescia (tirocinante). Altre tre italiane stanno iniziando l’Apprenticeship con la School of Movement Medicine, in questi mesi, e probabilmente continueranno con il percorso di formazione, il prossimo anno.
Come si svolge una sessione di Movement Medicine?
Non ci sono passi coreografati da seguire: ognuno è invitato a contattare ed esprimere il proprio movimento individuale, unico, spontaneo, che ci collega alla nostra forza creativa. Si danza da soli, a volte in coppie, altre in piccoli gruppi.
Chi può partecipare a una sessione di Movement Medicine?
Chiunque. Non è richiesta nessuna esperienza previa, e questa pratica va bene per qualsiasi età e condizione fisica. Ognuno danza secondo le proprie possibilità. Un paio d’anni fa, ad esempio, ho facilitato un gruppo anche in una casa di riposo, e la partecipante più anziana aveva 102 anni: ciascuno presente a modo suo, anche (e soprattutto) se nel proprio mondo.
La Movement Medicine invita a danzare anche i sogni e i talenti, sia quelli individuali che collettivi, in che modo lo fa?
Nella Movement Medicine lavoriamo con l’accettazione di quel che c’è, e allo stesso tempo con la direzione che vogliamo dare alle nostre azioni. Questa pratica ci permette di individuare le nostre risorse e i nostri talenti, e ci aiuta a intraprendere piccoli passi concreti per realizzare i nostri sogni. E’ un lavoro individuale ma anche collettivo, che ci consente di condividere anche con gli altri, con la comunità, quel che siamo e di esplorare insieme nuove possibilità di co-creazione. La danza che si pratica in aula, è una sorta di laboratorio protetto, dove sperimentare un modo di essere che sia più vero e in sintonia con la verità di ciascuno, per poi portarlo nella quotidianità: la danza è una metafora della vita.
Alla luce di questo, la Movement Medicine è uno strumento molto valido da utilizzare anche nell’ ambito della formazione professionale, come in aziende, scuole etc., poiché aiuta ad aumentare sia la nostra capacità di essere presenti a noi stessi, sia di essere presenti in relazione agli altri. Quando portiamo attenzione al nostro movimento, ci rendiamo conto che ogni parte del nostro corpo è interconnessa. Allo stesso modo possiamo notare che i membri di un gruppo, di una comunità, sono collegati e interdipendenti, nel rispetto dell’unicità di ciascuno, e nella consapevolezza che ogni individuo porta il suo contributo prezioso alla collettività. In un tempo di grandi sfide e continua evoluzione, come quello che stiamo vivendo in questi anni, questa pratica ci offre strumenti per danzare con l’esistenza e con tutte le sfide che ci offre. E ci aiuta ad aprirci per sviluppare la capacità di restare in connessione con gli altri, aiutando ciascuno a trovare il proprio posto nel cerchio della comunità, in un’ottica di inclusione. La Movement Medicine è un sentiero che ci riporta a casa, verso la nostra vera essenza, rafforzando la nostra capacità di essere radicati e, allo stesso tempo, liberi di crescere verso la direzione che preferiamo.
(1) SILVANA RIGOBON, di Pordenone, è la prima insegnante certificata di Movement Medicine in Italia: si è formata in Inghilterra con Susannah e Ya’Acov Darling Khan. E’ membro della Movement Medicine Association di cui segue il codice etico. La Movement Medicine l’ha aiutata a mettere i piedi per terra, e ad apprezzare la leggerezza, nella vita di tutti i giorni. Dal 2012 sta sviluppando il «Progetto RI_BELLE», il cui obiettivo è invitare le donne a riscoprire la propria bellezza, attraverso il movimento e la consapevolezza del corpo. Ha condiviso questo progetto con donne in Italia, in Francia, Ungheria, Lituania, Bielorussia, Svizzera, Turchia, India.. Nel Dicembre 2015, Silvana è stata invitata come artista in residenza, per un mese, presso lo Srishti Institute of Art, Design and Technology di Bangalore (India), per sviluppare un progetto creativo, a partire dal tema della consapevolezza del corpo, con un gruppo di 16 studentesse universitarie. Il progetto è culminato con un evento di Urban Action collettiva in un parco della città, «heARTh Festival». Figlia di una sarta e di un rilegatore, quarta di quattro sorelle, Silvana ama la buona cucina, il sense of humor, gli alberi, soprattutto quelli con radici profonde…
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