Tra i trecento emendamenti del DDL Lorenzin n. 1324, ce n’è uno che vede tra i suoi firmatari anche l’On. Donata Lenzi e che istituisce “il corso di formazione universitaria post laurea in osteopatia alla quale possono accedere i laureati in fisioterapia o in medicina e chirurgia”: «succede solo in Italia» spiega il Registro degli Osteopati d’Italia.
«Dopo ripetuti rinvii sono 300 gli emendamenti al DDL Lorenzin (
DDL n. 1324) presentati alla Commissione Affari Sociali della Camera, che ora dovrà votarli – spiegano dal Registro degli Osteopati d’Italia – In particolare sull’articolo 4, che sancisce il riconoscimento della professione sanitaria dell’osteopata, la capogruppo PD in Commissione Affari Sociali On. Donata Lenzi, insieme ad altri firmatari, tutti del PD, ha presentato un emendamento che stravolge completamente il senso e le finalità di un percorso nato per affrontare un vuoto normativo, che si risolverebbe in un’anomalia, tutta italiana e che renderebbe l’esercizio dell’osteopatia appannaggio esclusivo dei fisioterapisti e dei medici. L’emendamento 4.3 cancellerebbe la professione di osteopata, che in Italia esiste da 30 anni, per consentire il suo esercizio solo ai laureati in fisioterapia e in medicina, dopo avere frequentato un corso post-laurea».
Riportiamo di seguito il testo dell’emendamento nella sua interezza.
1. Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca con proprio decreto, di concerto con il Ministro della salute, sentite le competenti Commissioni parlamentari e acquisito il parere del Consiglio universitario nazionale e del Consiglio superiore di sanità, istituisce entro tre mesi dall’entrata in vigore della presente legge, il corso di formazione universitaria post laurea in osteopatia alla quale possono accedere i laureati in fisioterapia o in medicina e chirurgia. 2. Con il medesimo decreto di cui al comma 1 sono stabiliti i criteri per il riconoscimento dei titoli equipollenti in osteopatia conseguiti in sedi formative italiane ed estere antecedente all’entrata in vigore della presente legge.
«Si tratta di una proposta paradossale, priva di fondamento scientifico e senza precedenti in Europa e nel mondo: l’osteopatia non sarebbe più esercitata dagli osteopati, ma solo da fisioterapisti e medici – dicono dal ROI – È una norma che cancellerebbe una professione, un’intera categoria di lavoratori, che in soli “tre mesi dall’entrata in vigore della legge” perderebbero il proprio status e il proprio lavoro, incorrendo in abuso di professione, a discapito anche di tutti quegli italiani, circa 10 milioni, che affidano con soddisfazione la propria salute alle loro cure (Indagine Eumetra Monterosa, “Gli italiani e l’osteopatia”, 2016). La modifica è dunque inaccettabile. Non tiene assolutamente conto del lavoro fatto fin qui dalle Istituzioni, dal Ministero della Sanità in primis che dopo i dovuti approfondimenti ha decretato la necessità di regolamentare l’osteopatia come professione sanitaria autonoma, e poi dal Senato che il 24 maggio di un anno fa ha votato l’articolo 4 in larga maggioranza».
Paola Sciomachen, Presidente del ROI ha dichiarato: “Sono diversi gli emendamenti all’art. 4 sul riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria autonoma. Quello che colpisce più di tutti per la mancanza di valide motivazioni a supporto e per il totale scollamento dal lavoro fatto fino ad oggi e da quanto avviene negli altri Paesi, in Europa e nel mondo, è l’emdamento firmato dall’On. Lenzi in cordata con altri parlamentari del PD. L’emendamento relega e mortifica l’osteopatia a una specialistica della fisioterapia e della medicina, negando così l’autonomia di una professione sanitaria, dimostrata da evidenze scientifiche e dalla ricerca, e che necessita di una formazione specifica per l’acquisizione delle abilità proprie dell’osteopata.”