Ci sarà anche Daniel Lumera, presidente della International School of Forgiveness, all’edizione 2017 del Terra Nuova Festival (20 e 21 maggio a Camaiore). Per introdurci all’importanza fondamentale del perdono, quello che viene dal cuore.
L’appuntamento è per sabato pomeriggio 20 maggio dalle 17.30 alle 19 nella splendida cornice del
Terra Nuova Festival a Villa Le Pianore, a Capezzano Pianore, Camaiore (Lucca). Nell’ambito di un programma ricchissimo di spunti, di personalità e di attività, ci sarà anche
Daniel Lumera, il “mentore” del perdono. A presentare l’evento (a ingresso libero) dal titolo “La cura del perdono”, che si terrà allo Spazio Tenda, sarà
Simona Barberi (
QUI il programma completo del festival, 20 e 21 maggio).
Abbiamo intervistato Daniel Lumera, formatore, scrittore, uomo di pace e intercultura, per condividere con tutti i lettori di Terra Nuova i suoi insegnamenti. La fondazione che dirige ha collaborato con la Global University Network for Innovation dell’Unesco e con l’Istituto superiore di sanità.
Perdono è una parola scomoda, fraintesa, spesso abusata, di cui abbiamo perso il significato. Daniel, perché abbiamo bisogno del perdono?
La parola «perdono» viene di solito associata a «colpa», «errore» o a «condanna». Si pensa che sia successo qualcosa di sgradevole e che ci sia bisogno di rimettere un peccato. Nella mia idea di perdono si esplora la possibilità di trasformare in un dono ogni cosa che ci accade nella vita. Si perdona anzitutto se stessi.
Chi o cosa dovremmo perdonare?
Si tratta di liberarci dai nostri attaccamenti. A quello del dolore, che influisce sul nostro stato di salute. Ma anche all’attaccamento dell’amore, che trasformiamo in possesso, e che ci causa sofferenza. Il perdono è utile e conviene, perché ci aiuta a superare una situazione di dolore o di angoscia. Ma quando si sperimenta la potenza di questa liberazione si diventa capaci di donare. Il perdono è proprio questo: saper donare.
C’è qualcosa di religioso in tutto questo?
Con il mio lavoro mi impegno a far conoscere il valore universale del perdono, depurandolo dall’uso esclusivo del cristianesimo. Parlo di un’abilità di tipo pratico, e di una spiritualità profonda di tipo laico, che riguarda tutti.
Come può perdonare chi ha subito soprusi e violenze, chi si vede calpestare i propri diritti elementari?
Faccio spesso incontri nelle carceri e sono costantemente in contatto con persone che hanno esperienze di omicidi, pedofilia e violenze. Contesti in cui l’assenza di amore si tocca con mano. La meditazione del perdono arriva anche nei luoghi di esclusione per eccellenza. Perdonare non significa «non reagire». Porgere l’altra guancia per me significa mostrare l’altra parte di sé, quella che non reagisce all’odio con l’odio, e questo è possibile quando ci si libera da paura, odio e frustrazione. Ma questo non vuol dire non far rispettare i propri diritti. Le persone che agiscono libere dall’odio fanno del bene a sé e agli altri. Penso a Nelson Mandela, che ha passato ventisette anni in carcere, subendo torture. Grazie al per- dono ha liberato dall’odio un’intera nazione e ha risvegliato la coscienza di milioni di persone. Perdonare conviene a tutti, non è solo un’esperienza personale, lavora a livello di coscienza collettiva.
Possiamo cambiare il mondo con il perdono?
Il perdono è un forte esempio di reciprocità, che ci porta a sviluppare l’empatia matura. Siamo tutti interconnessi, un organismo unico. Dobbiamo pensare al bene collettivo, cominciando a nutrirci con una dieta emozionale e mentale equilibrata. Gli individui capaci di provare empatia e di perdonare sono più adatti all’evoluzione della specie.
Qual è il rapporto tra perdono, cibo e salute?
Esistono migliaia di studi scientifici di rilievo sul perdono. Le neuroscienze hanno dimostrato che con questa attitudine si attivano endorfine e ormoni legati al piacere e si riducono quelli legati allo stress e al dispiacere. Il perdono è come un integratore alimentare: le persone che iniziano a liberarsi da alimenti emozionali densi, come rabbia, rancore, apatia, depressione, sostituendoli con empatia e gioia, rifiutano istintivamente il cibo spazzatura. D’altra parte una corretta alimentazione ci eleva sul piano emotivo e spirituale. Il perdono è un’abilità necessaria per vivere bene, per imparare a trasformare i problemi in risorse, ammalarsi meno, vivere più a lungo.
Daniel Lumera terrà poi un workshop a villa Bertelli a Forte dei Marmi domenica 11 giugno dalle 14,30 alle 18,30. Organizzatori dell’evento; Ecoversilia, Terra Nuova e Mosaica book bar. Per info 3391590640
Grazie agli sponsor del Terra Nuova Festival