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Dubbi sulla sicurezza e l’efficacia del vaccino antipapilloma virus (Hpv)

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Conflitti di interesse, mancanza di trasparenza e inaccessibilità dei dati: gli studi sulla sicurezza e l’efficacia del vaccino traballano alla luce delle accuse che Cochrane, la rete internazionale di ricerca indipendente, rivolge all’Agenzia europea per la sicurezza dei medicinali.
Con un elenco di diciannove punti, il Nordic Cochrane Centre1, uno dei nodi europei della rete internazionale di ricerca indipendente Cochrane, denuncia omissioni ed errori dell’Ema (European medicine agency, l’Agenzia europea per la sicurezza dei medicinali) nella gestione dei dati e degli studi sulla sicurezza e l’efficacia del vaccino antipapilloma virus (Hpv), che le dodicenni continuano a ricevere da anni in Italia secondo quanto previsto dal calendario vaccinale. Peraltro, si tratta del secondo intervento critico2 riguardo le procedure seguite dall’ente europeo sul vaccino in questione.
Dubbi sulla trasparenza
Dal rapporto consegnato all’Ombudsman, il mediatore europeo3, si evincono conflitti di interesse nonché problemi inerenti a mancanza di professionalità e trasparenza. Innanzitutto, scrive il Nordic Cochrane Centre, «agli esperti che hanno dichiarato conflitti di interesse con aziende farmaceutiche o per particolari farmaci è stato permesso di partecipare alle riunioni del Scientific Advisory Group (il gruppo dei consulenti scientifici dell’ente, nda)»; peraltro si sottolinea come diversi tra loro abbiano omesso di effettuare l’opportuna dichiarazione.
E ancora: «Non c’è stata nessuna restrizione per il responsabile del gruppo, Andrew Pollard, malgrado abbia dichiarato numerosi conflitti di interesse in relazione ai produttori del vaccino Hpv, GlaxoSmithKline e Sanofi Pasteur Msd».
Insabbiati i sospetti sugli effetti avversi
Riguardo agli studi prodotti sul vaccino, finanziati dalle case farmaceutiche, secondo il Nordic Cochrane Centre l’Ema non ha interpretato le ricerche in modo da assicurare la trasparenza, l’accessibilità dei dati e il rispetto dei diritti fondamentali di informazione, strumenti indispensabili per permettere ai cittadini di prendere decisioni consapevoli sulla loro salute.
Infatti, sempre secondo quanto si legge sul documento, l’agenzia europea avrebbe impedito all’opinione pubblica di conoscere le incertezze scientifiche esistenti riguardo la presunta sicurezza del vaccino Hpv: «Il rapporto ufficiale pubblicato non dà conto del considerevole disaccordo tra gli esperti e dà l’impressione che il sospetto di danni conseguenti alla somministrazioni sia stato rigettato all’unanimità».
Addirittura il Nordic Cochrane Centre scrive che il rapporto Ema avrebbe benissimo potuto essere scritto da un’agenzia pubblicitaria, dal momento che enfatizza studi non attendibili e mette al riparo il farmaco da ogni sorta di critica e di monito alla prudenza, pur esistenti e pubblicati.
La scelta del Giappone
Nel documento si legge poi un’accusa assai pesante e cioè che l’Agenzia europea per la sicurezza dei medicinali non avrebbe agito in nome del pubblico interesse e si afferma come sia indispensabile che vengano riviste e riformulate le procedure dell’Ema per la valutazione della sicurezza dei presìdi terapeutici.
A differenza degli Stati Uniti e dell’Europa, dove il vaccino antipapilloma virus viene incentivato, nel 2013 in Giappone il ministro della salute ha revocato la raccomandazione alla somministrazione per tutte le ragazzine dai 12 ai 16 anni, modificando una decisione adottata in precedenza. Il provvedimento è arrivato in seguito alla segnalazione di circa 2000 eventi avversi manifestatisi successivamente alla vaccinazione stessa.
 Note
Articolo tratto dal numero di febbraio di Terra Nuova
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