Biodanza, riscoperta di sé

La biodanza si è dimostrata in grado di aumentare il benessere psicologico di chi la pratica, diminuendo anche stress e alessitimia, disturbo, quest’ultimo, che compromette la consapevolezza e la capacità descrittiva degli stati emotivi vissuti, rendendo sterile e incolore lo stile comunicativo. I risultati positivi arrivano da uno studio pubblicato sulla rivista specializzata Psicologia della salute, condotto dagli psicologi Maria Teresa Giannelli, Patrizia Giannino e Alessandro Mingarelli con la collaborazione dell’Associazione Biodanza Italia. Ventisei insegnanti di biodanza hanno individuato un gruppo di partecipanti ai corsi e due gruppi di controllo costituiti da persone dello stesso sesso e di età

equivalente, di cui uno con soggetti che facevano attività fisica e l’altro di sedentari. Poi hanno fatto compilare loro un questionario in due momenti, a distanza di nove mesi l’uno dall’altro, per dare modo al gruppo studiato di partecipare, appunto, ai corsi.

«Chi inizia questi corsi solitamente presenta minori livelli di benessere psicologico e maggiori indici di stress e alessitimia, condizioni pienamente recuperate dopo i nove mesi di attività» spiegano gli autori nello studio. «Ciò dimostra che la biodanza risponde con successo alla domanda di salute che intercetta».

«L’efficacia della biodanza può essere spiegata con la sua azione di integrazione tra movimento ed emozioni, armonizza le funzioni cinestesiche, emotive e razionali»  proseguono gli autori. «Il movimento espressivo, associato a musiche specifiche e sollecitato da determinate sequenze di esercizi, avvia un processo che rafforza lo sviluppo e l’espressione dell’identità. Inoltre il gruppo, caratterizzato dall’accoglienza reciproca, agisce positivamente sull’autoaccettazione». Se nello studio citato i partecipanti ai corsi di biodanza presentavano condizioni di partenza di maggiore disagio, non è però detto che per chi si rivolge a questa disciplina sia sempre così. «Anzi, spesso alla biodanza si avvicina chi è consapevole del proprio benessere e vuole sviluppare le proprie potenzialità» spiega Nino Calabrese, presidente dell’associazione Biodanza Italia. «Si tratta di una metodologia accessibile a tutti, senza limiti di età, che si è affermata come un sistema innovativo ed efficace per lo sviluppo dei potenziali umani inespressi».

«Entrare a far parte di un gruppo di biodanza, per condividerne in modo continuativo il percorso, porta a riscoprire una salutare gioia di vivere, a valorizzare le proprie risorse creative, a vivere con piacere il corpo, a coltivare l’incontro umano scoprendo nuove capacità di comunicare con il mondo» prosegue Calabrese. «Si tratta di risorse che appartengono a ciascun individuo e che, quando risvegliate, favoriscono l’espressione compiuta dell’identità, un aumento dell’autostima e la qualità delle relazioni».

Nel nostro paese i corsi di biodanza si stanno diffondendo e sono in aumento gli operatori che la insegnano. In italia il diploma di formazione è rilasciato da scuole autorizzate. Per informazioni consultare www.biodanzaitalia.org.

L’elaborazione teorica alla base della Biodanza® è iniziata a metà degli anni ‘60 a partire dalla ricerca e dall’esperienza personale di Rolando Toro Araneda, psicologo e antropologo cileno, scomparso nel 2010. Ha insegnato psicologia dell’arte e dell’espressione nell’Istituto di estetica della Pontificia Università Cattolica del Cile ed è stato docente anche al Centro di antropologia medica alla Scuola di medicina dell’università cilena. Nel 1982 ha fondato la prima scuola di biodanza del mondo, a Fortaleza in Brasile. Ha poi fondato la International Biocentric Foundation (IBF).