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Glifosato innocuo? Ma fateci il piacere…

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“Glifosato innocuo? Ma fatemi il piacere…”. E’ il messaggio chiaro che si evince dall’intervento dell’oncologa Patrizia Gentilini, membro del comitato scientifico di Isde-Medici per l’Ambiente. Ecco prove e documentazione scientifica.
Mercoledì 8 febbraio 2017 è partita in tutta Europa la raccolta firme per l’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) per chiedere alla Commissione Europea il divieto totale dell’uso del Glifosato, un pesticida dannoso per l’ambiente, di recente dichiarato dalla Agenzia per la Ricerca sul Cancro (IARC) come “cancerogeno probabile” (2A) in particolare per l’insorgenza di linfomi e la cui autorizzazione  scade il 31 dicembre 2017.  Per evitare che l’autorizzazione venga rinnovata già da tempo è in corso una vasta mobilitazione anche a livello internazionale.
In occasione dell’8 febbraio iniziative si sono tenute contemporaneamente in molte città europee, tra cui Roma, dove è davanti al Colosseo c’è stata una azione di lancio e un primo banchetto di raccolta firme. 
L’obiettivo è raccogliere 1.000.000 di firme in tutta Europa a nei prossimi mesi per vietare l’uso del  pesticida più diffusi al mondo. Una vasta opposizione sociale si è già espressa contro l’uso di questa sostanza, in Italia è sorta da oltre un anno una coalizione di 45 grandi associazioni ambientalisti e che difendono la salute (compreso ISDE) per contrastare questa l’uso di questo erbicida  e l’attuale iniziativa “StopGlyphosate” di portata internazionale punta ovviamente a rafforzare l’obiettivo questa istanza portandola ai più alti livelli  istituzionali. Per l’Italia l’obiettivo è raccogliere almeno 100.000 firme entro l’estate ed è quindi importante il contributo di tutti.
Quando si firma viene richiesto viene richiesto di indicare, oltre alle proprie generalità ,anche gli estremi di un documento: questo non comporta alcun rischio ma è indispensabile perché la firma abbia valore legale. Alla fine del mese di febbraio in Italia sono state raccolte circa 16.000 firme, ma in altri paesi  come in Germania, già il giorno dopo il lancio della campagna si era raggiunto il limite stabilito, oltre 100.000!
Ma perché è importante  che come cittadini facciamo sentire la nostra voce?
COSA E’ IL GLIFOSATO?
Il glifosato è l’erbicida più diffuso al mondo, brevettato dalla Monsanto nel 1974 in grado di  immobilizzare nel terreno nutrienti minerali come Calcio, Ferro, Cobalto, Rame, Zinco ed altri ancora che sono essenziali per vari sistemi enzimatici in piante, microorganismi e animali. Una volta che questi nutrienti diventano indisponibili tutto il mondo vegetale (erbe, arbusti e alberi), ed interi habitat che svolgono attività fotosintetica, disseccano completamente. A distanza di 10-15 giorni dal trattamento il manto erboso e tutte le specie vegetali appaiono appassite, di un triste colore giallo rossastro ed il terreno rimane nudo ed esposto al dilavamento, all’erosione, agli smottamenti nonchè all’invasione delle specie invasive, spesso esotiche, divenute resistenti al pesticida, con tutto ciò che ne consegue. Questa sostanza è ampiamente utilizzata in vigneti, oliveti, frutteti, agrumeti, noccioleti, ma anche in coltivazioni orticole e cerealicole, nonché in  aree industriali, sedi ferroviarie, argini di canali, fossi, ma anche in giardini privati ed aree pubbliche quali parchi o scuole. Dal 22 agosto 2016 con apposito DLG  del Ministero della Salute sono stati vietati in Italia molti prodotti a base di glifosato, ma come spesso accade, sono ben 85 i prodotti a base di glifosato ancora  consentiti.
Il glifosato fu presentato come un composto che veniva rapidamente e completamente degradato senza conseguenze quindi né per l’ambiente né per altre specie viventi e più che sicuro per  salute per la salute umana per cui è diventata l’erbicida più utilizzato al mondo. 
In Italia: nel 2012 ne sono state vendute 1795,1 tonnellate (fonte SIAN 2012), pari al 14,8 %: la percentuale più alta di tutte le sostanze chimiche vendute in Italia! Purtroppo non è affatto vero che si degrada rapidamente tanto è vero che, come segnalano i rapporti ISPRA sui pesticidi nelle acque italiane, le sostanze più ritrovate sono proprio glifosate ed il suo metabolita AMPA, a chiara dimostrazione quindi che la sostanza non “sparisce” affatto come era stato ampiamente reclamizzato. Glifosate ed AMPA sono purtroppo  ricercate sistematicamente solo in Lombardia, tuttavia  di recente  la Regione Toscana  ha cominciato a ricercarlo su un centinaio di campioni di acque destinate al consumo umano ed è emerso che “l’erbicida glifosate, per quanto ricercato in un numero limitato di campioni a causa della complessità del metodo di analisi, è stato rilevato in una percentuale elevata di analisi, anche superiori a 1 microgrammi/litro”. Nel 2016 che in Emilia-Romagna  è stata avviata questa indagine ed è emersa una situazione di gravissima contaminazione perché su 20 campionamenti solo 3 entro entro  il limite 0,1µg/l e le peggiori situazioni sono state trovate a Cesenatico  dove nel canale Fossatone il livello di glifosato è 1 ,2 µg/l e a Ravenna dove l’AMPA raggiunge 6,1 µg/l.
Dietro questa molecola si muovono interessi enormi, specie ora che l’azienda  statunitense Monsanto si è unita con la tedesca Bayer, anche perché il glifosato è strategico nella produzione di  organismi geneticamente modificati (OGM).  Fra i più diffusi OGM oggi coltivati vi sono infatti  mais, soia colza  resi resistenti all’erbicida, che quindi può essere usato in dosi ancora più massicce, accumulandosi nel prodotto finale. Va ricordato che soia, mais, colza OGM sono utilizzati come mangimi per animali e anche in Italia oltre l’85% degli animali da carne  sono alimentati con mangimi OGM, per cui sostanze come il glifosate entrano nella catena alimentare e si ritrovano in concentrazioni elevate sia nei liquidi biologici degli animali così alimentati  che delle persone  che si alimentano della loro carne o dei prodotti derivati (1).
Di recente un articolo su una delle più importanti riviste mediche -il New England Journal of Medicine – ha messo in guardia sia sui rischi per la salute umana correlati agli OGM sia sulla comparsa di specie erbacee resistenti all’erbicida. Perlo stesso fenomeno della antibiotico resistenza non è solo richiesto l’utilizzo di quantità sempre più elevate dell’erbicida,  ma anche di nuovi prodotti tanto che l’Agenzia per la Protezione Ambientale Americana (EPA) ha di recente autorizzato la combinazione del glifosate con il 2,4D,  uno dei componenti  del famigerato “agente arancio” utilizzato come defoliante durante la guerra del Vietnam (2).
GLIFOSATO E SALUTE UMANA
A dispetto di quanto affermato nella pubblicità  che ha accompagnato la commercializzazione del glifosato, il prodotto non è affatto così innocuo come si è voluto far credere. Le persone possono venire in contatto con esso sia per  esposizione occupazionale, ma anche residenziale nonchè attraverso l’acqua e l’alimentazione in quanto residui dell’erbicida sono presenti sia  in alimenti di prima necessità come pane, cereali e lenticchie, ma anche – come visto in precedenza- attraverso il consumo di carne o prodotti derivati provenienti da animali nutriti con mangimi OGM. Metaboliti del glifosato sono stati ritrovati  nel plasma, nelle urine e nello stesso latte materno.
I sintomi per esposizione acuta  sono: occhi gonfi, intorpidimento del viso, bruciore e/o prurito della pelle, vesciche, rapida frequenza cardiaca, elevata pressione sanguigna, dolori al petto, congestione, tosse, mal di testa e nausea. Più subdoli ma non per questo non meno importanti sono le conseguenze derivanti dall’esposizione cronica a dosi piccole e ripetute nel tempo.
Innanzi tutto di particolare rilievo è la valutazione di cancerogenicità fatta dalla IARC nel maggio del 2015 che ha valutato il glifosato come 2A, ovvero “cancerogeno probabile”, in particolare per l’insorgenza di linfomi non Hodgkin (3), confermando così quanto era emerso già dal 1999 (4).  Davvero sconcertante è quindi apparsa la valutazione che dopo 6 mesi è stata fatta dall’EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) che nel suo report (5) ha dichiarato che è “improbabile che il glifosate costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo”. Tale dichiarazione è stata tuttavia pesantemente contestata sia per l’ “opacità” con cui è stata condotta, sia per il fatto che è stata  valutata la tossicità del solo principio attivo e non dei formulati commerciali in cui sono presenti altre molecole  che rendono il prodotto finale molto più tossico del solo principio attivo. Inoltre, mentre la IARC prende in esame tutta la letteratura scientifica pubblicata, l’ EFSA basa le sue valutazioni  sulla sola documentazione del proponente. Davanti a tutto questo il mondo scientifico “indipendente” non ha fortunatamente esitato a fare sentire la propria voce ( 6)
A parte l’effetto cancerogeno sono purtroppo molti altri i rischi per la salute umana correlati a questa sostanza.
Il glifosato è infatti anche un noto interferente endocrino: specie nella formulazione commerciale interferisce con la sintesi di progesterone, estrogeni e testosterone a concentrazioni ritenute non tossiche ed inferiori alle dosi raccomandate e può influenzare l’apoptosi in cellule placentari umane (7). 
Di particolare interesse le ricerche su ratti alimentati a lungo termine con la varietà di mais OGM NK603 – resistente ad erbicida a base di glifosato – che hanno messo in evidenza non solo un elevato numero di tumori nella maggior parte dei gruppi testati, ma anche disfunzioni ormonali e diversi danni al fegato e ai reni (8).
Ulteriori recenti studi hanno evidenziato danni per quanto riguarda l’attività cardiovascolare e l’insorgenza di arresto cardiaco in animali da laboratorio (9). L’esposizione al formulato commerciale a dosi sub letali ha mostrato inoltre di incrementare l’antibiotico resistenza a ceppi di escherichia coli e  salmonella enterica tifoide (10).
Un recente lavoro (11) illustra come il glifosate, alterando la permeabilità delle membrane cellulari, apra la strada alla celiachia e a numerose altre patologie drammaticamente in aumento.
Tali modalità sono sinteticamente riportate nella Tabella 1 liberamente tratta dal sopracitato lavoro.
Tabella 1: EFFETTI NON CANCEROGENI DEL GLIFOSATO   
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In conseguenza della alterata permeabilità cellulare a livello intestinale si possono avere modificazioni del microbioma intestinale (in particolare lactobacilli e bifidobatteri), chelazione di metalli, inibizione dell’attività del citocromo P450 (CYP), inibizione della sintesi dell’acido shikimico (una via metabolica trovata in batteri, piante, funghi, alghe, responsabile della biosintesi di amminoacidi aromatici essenziali quali fenilalanina, tirosina e triptofano). In particolare l’alterazione del microbioma intestinale con deficit del Lactobacillus porta squilibri nella flora intestinale e favorisce la crescita eccessiva di agenti patogeni, producendo infiammazione, allergie alimentari, intolleranza al glutine, potenziando così gli effetti nocivi di altri residui chimici di origine alimentare e di tossine ambientali.
Le specie di Lactobacillus e Bifidobacterium hanno la capacità di biosintetizzare acido folico, così la loro distruzione da parte del glifosate potrebbe contribuire a una carenza cronica di acido folico.
L’inibizione degli enzimi del citocromo P450, che agiscono nella detossificazione di tossine ambientali,  ne aumenta ovviamente  gli effetti dannosi. 
 Le conseguenze per la salute sono pertanto: formazione di anticorpi anti transglutaminasi, chelazione di metalli, patologie autoimmuni – in particolare malattie della tiroide -, insufficenza renale, infiammazione, malattie neurodegenerativee cardiache, danni al DNA, teratogenesi, anemia, osteoporosi, malattie a vescica, fegato, pancreas, anemia depressione e nausea.
Interessante anche la possibile connessione fra endometriosi e consumo di alimenti OGM (12) e la segnalazione della possibile azione sinergia fra glifosate, metalli pesanti e durezza dell’acqua per l’epidemia di insufficienza renale che si registra nello Sri Lanka (13). 
CONCLUSIONI
Al di là delle rassicurazioni fornite dal produttore il glifosato è quindi  una sostanza ad elevata tossicità ambientale in grado di alterare gli ecosistemi con cui entra in contatto e indurre gravi danni sia alla salute umana che aal’ambiente. Per quanto riguarda questi ultimi si riduce  la biodiversità non solo per le specie erbacee ma anche per la fauna perché si registrano   danni  su anfibi, lombrichi e sulle stesse api.  Inoltre viene compromessa la stabilità dei terreni, perché risulta profondamente alterato l’humus, il terreno perde la sua capacità vitale e si contribuisce in modo determinante al dissesto idrogeologico. La sempre più frequente franosità che si rileva in coincidenza di eventi metereologici è conseguenza anche della carente azione di assorbimento da parte della cotica erbosa – distrutta dall’erbicida – e della lisciviazione del terreno. Per fortuna sta sempre più emergendo la necessità di una “nuova agricoltura” (14) in grado di preservare la qualità dei suoli, la biodiversità, la salubrità del cibo e quindi della salute umana, elementi strettamente tutti inter-connessi fra loro. Dobbiamo capire che la salute dell’uomo e quella dell’ambiente in cui viviamo non possono essere disgiunte e che la guerra alle altre specie viventi- comprese le “erbacce” si ritorce prima o poi anche contro di noi. Diserbare con la chimica è pura follia perché lo sfalcio meccanico o con recenti modalità quali il pirodiserbo è efficace e privo di rischi. Fortunatamente qualcosa si sta muovendo e regioni come Calabria e recentissimamente anche la  Toscana hanno vietato qualunque utilizzo  del prodotto, escludendo le aziende che continuassero a farlo dall’usufruire dei contributi economici previsti per l’agricoltura. Mobilitiamoci quindi tutti,  anche solo con un semplice gesto quale quello di sottoscrivere la campagna stop glifosato,  perché così facendo non difendiamo solo l’ambiente, il paesaggio, il verde dell’erba e della primavera, ma anche la nostra salute. Se non capiamo che non è sufficiente   investire nella ricerca di  farmaci o nuove cure ma che soprattutto si deve intervenire riducendo le cause delle malattie, a cominciare da quelle del sangue, non risolveremo mai nulla:  smettiamo di “coltivare” la morte e coltiviamo finalmente la Vita!
BIBLIOGRAFIA
  1. Krüger M , Schledorn P, Schrödl W , Hoppe HW , Lutz W, Shehata AA Detection of glyphosate residues in animals and humans Environ Anal Toxicol 2014, 4:2 http://dx.doi.org/10.4172/2161-0525.1000210
  2. Philip J. Landrigan PJ, Charles Benbrook C GMOs, Herbicides, and Public Health
    N Engl J Med 2015; 373:693-695 August 20, 2015
  3. Guyton KZ, Loomis D, GrosseY et al. Carcinogenicity of tetrachlorvinphos, parathion, malathion, diazinon, and glyphosate Lancet Oncol. 2015 May;16(5):490-1.
  4. L. Hardell and M. Eriksson – “A case-control study of non-Hodgkin lymphoma and Exposure to Pesticides” Cancer, 15 Marzo 1999, Vol. 85, n.6.
  5. http://www.efsa.europa.eu/sites/default/files/scientific_output/files/main_documents/4302.pdf
  6. Myers JP, Antoniou MN, Blumberg B et al. Concerns over use of glyphosate-based herbicides and risks associated with exposures: a consensus statement. Environ Health. 2016 Feb 17;15:19. doi: 10.1186/s12940-016-0117-0.
  7. Gasnier C, Dumont C, Benachour N, Clair E, Chagnon MC, Séralini GE. Glyphosate-based herbicides are toxic and endocrine disruptors in human cell lines. Toxicology. 2009 Aug 21;262(3):184-91.
  8. Séralini GE, Clair E, Mesnage R, Gress S, Defarge N, Malatesta M, Hennequin D, de Vendômois JS Long term toxicity of a Roundup herbicide and a Roundup-tolerant genetically modified maize. Food Chem Toxicol. 2012 Nov;50(11):4221-31
  9. Gress S, Lemoine S, Séralini GE, Puddu PE. Glyphosate-based herbicides potently affect cardiovascular system in mammals: review of the literature. Cardiovasc Toxicol. 2015 Apr;15(2):117-26.
  10. Kurenbach B, Marjoshi D,  Amábile-Cuevas CF , Ferguson Gc,c William Godsoe, P,a and Jack A. Heinemann JA  Sublethal Exposure to Commercial Formulations of the Herbicides Dicamba, 2,4-Dichlorophenoxyacetic Acid, and Glyphosate Cause Changes in Antibiotic Susceptibility in Escherichia coli and Salmonella enterica serovar Typhimurium mBio. 2015 Mar-Apr; 6(2): e00009-15.
  11. Samsel A, Seneff S. Glyphosate, pathways to modern diseases II: Celiac sprue and gluten intolerance. Interdisciplinary Toxicology. 2013;6(4):159-184. 
  12. Jayasumana C, Gunatilake S, Senanayake P Glyphosate, hard water and nephrotoxic metals: are they the culprits behind the epidemic of chronic kidney disease of unknown etiology in Sri Lanka? Int J Environ Res Public Health. 2014 Feb 20;11(2):2125-47.
  13. Nicolopoulou-Stamati P, Maipas S, et al. Chemical Pesticides and Human Health: The Urgent Need for a New Concept in Agriculture. Front Public Health. 2016 Jul 18;4:148. doi: 10.3389/fpubh.2016.00148. e Collection 2016.

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