Cambiare vita a 40 anni
homepage h2
Spesso vado a pensare cosa sia successo, se ci sia stato un innesco particolare o se qualche personaggio strano vestito tutto di nero mi abbia offerto di scegliere tra una pillola blu o una rossa, ma pur concentrandomi non ricordo eventi particolari che possano avermi spinto verso questo nuovo percorso.
So solo che per me il cambiamento è un cammino lungo fatto di piccoli e grandi passi che portano a modificarci fino al momento in cui, guardandoci dentro, non ci sentiamo la persona che eravamo prima.
L’immagine che mi viene in mente è quella di una barca che per tanto tempo è rimasta in porto al “sicuro”, con la chiglia nell’acqua, ma immobile. Ecco, io, a un certo punto della mia vita, mi sono sentito proprio così.
Ma una barca nasce con un altro fine: quello di navigare.
Quando lasci il porto e ti addentri in mare aperto tutto cambia: si modifica la visuale, si perdono le certezze di un approdo sicuro, scopri nuove paure, senti nuove emozioni che ti salgono alla gola, ma, più di tutto, ti accorgi che proprio in quel momento la tua vita inizia a dipendere solo ed unicamente da te e da come tu deciderai di condurre la tua barca.
Dopo anni di lavoro da dipendente, di legami familiari e sociali condizionanti, in un modo o nell’altro, ho sentito crescere in me un senso di insoddisfazione e di non completezza.
Avevo una moglie che amavo, due figli favolosi, una casa, un lavoro che, in fin dei conti, non mi spiaceva nemmeno, insomma, avevo tutto ciò che la società riconosce e indica come importante, ma ugualmente sentivo che mi stava mancando qualcosa.
Quella sensazione lentamente si è fatta spazio dentro di me e ad un certo punto ho sentito che quello che mi sembrava “perfetto” alla fine forse non lo era, quella che mi sembrava una vita “piena” forse non lo era, o meglio, non lo era PER ME!
In quel momento mi sono sentito meno sicuro e ho iniziato a mettere in discussione le situazioni che mi sembravano fino a poco tempo prima ovvie.
Ho avuto la grande fortuna di non essere solo nell’affrontare questo processo di cambiamento. Anche Katia, mia moglie, aveva iniziato a chiedersi se la Vita, quella vera, fosse tutta in quella quotidianità che, in molti, ci invidiavano, ma che a noi iniziava a stare stretta. Camminare uno accanto all’altra in questo percorso ci ha permesso di comprenderlo, di farlo nostro e di arrivare insieme a decidere quello che volevamo per noi e i nostri bimbi e quello che saremmo voluti diventare.
Cambiare vita, scegliere di fondare un ecovillaggio, implica mettere in discussione sé stessi e i rapporti con gli altri, prima fra tutti quelli con la propria famiglia di origine.
Il mio percorso non è terminato nel momento in cui il sogno di trovare un luogo per il nostro progetto è diventato realtà, perché quello è stato proprio il momento in cui mi sono reso conto che non avevo più scuse, nessun capro espiatorio da accusare, ora ho davanti tutti i fogli della mia vita e sta solo a me iniziare a scriverli e illustrarli… giorno per giorno.
La volontà non basta, servono strumenti, quelli che nessuno, fino ad ora, ha saputo o voluto darci perché ciò che è importante nella società è adattarsi e omologarsi, non sicuramente far brillare la nostra unicità”.