Ho letto molto attentamente un articolo sul vostro sito che riguarda il sonno dei neonati, e temo che il mio bambino abbia risentito di qualche mia mancanza nei primissimi mesi di vita…
Ho cercato di essere sempre presente e mi sono privata dell’aiuto di chiunque, anche per gelosia, per stare sempre con il mio piccolo, stradesiderato (non ho avuto il mio latte fin da subito, purtroppo).
Adesso mi accorgo che, a 10 mesi, lui non ha quasi mai dormito e piange per un nonnulla. Dove ho sbagliato? Ha sentito le mie debolezze? Le mie stanchezze?
Continuiamo a non dormire e lui, specialmente di notte, cerca me per stare in braccio. Mi dicono che è stato abituato troppo in braccio, ma a me è sempre sembrato bisognoso di quel contatto e negarglielo mi faceva stare male. Adesso mi sembra che lui con me riesca a prendersi tutti gli spazi che vuole, senza freni, notte compresa.
Sono stanchissima e così anche il mio compagno che, ultimamente, cerca di venire in mio aiuto. Come posso recuperare i miei errori, tranquillizzare il mio bimbo e aiutarlo a prendere i suoi naturali ritmi di sonno notturno?
Grazie, Sonia
Cara Sonia, è difficile rispondere senza incontrarsi e approfondire. Per esempio: dove dorme il bambino? Come ti regoli con l’allattamento artificiale e lo svezzamento? Usate il succhiotto? All’età di dieci mesi vi possono essere grandi scatti di crescita e il bambino esplora il mondo sempre più per conto proprio.
A volte ciò è accompagnato da un’accresciuta richiesta di sicurezza e conforto. Improvvisi cambiamenti nella vita quotidiana (inserimento al nido, traslochi) possono spesso avere forti ripercussioni.
Personalmente non conosco controindicazioni a soddisfare la richiesta di contatto fisico di un bambino, ma è importante trovare strategie soddisfacenti per tutti. Adottare la fascia portabebè e organizzarsi per dormire il più vicino possibile (almeno condividendo la stessa stanza) possono rivelarsi scelte azzeccate.
Al momento delle poppate, così come quando gli si offre il succhiotto, il bambino andrebbe tenuto in braccio come se fosse al seno, teneramente contenuto. Anche dormire vicino potrebbe offrirgli parte di quella sicurezza che cerca.
Quando la famiglia intera soffre per mancanza di sonno, si può arrivare al limite delle forze ed entrare in un circolo vizioso. L’obiettivo è quello di ripristinare una comunicazione efficace, in cui si comprendono le richieste del piccolo e si riesce a rispondervi in modo adeguato. Sarà tanto più semplice quanta più serenità riuscirete a ritrovare. In fin dei conti, il periodo di intenso accudimento del bambino dura poco, se visto nell’arco di un’intera vita. Magra consolazione, si dirà, quando si è immersi in una realtà che pare ingestibile.
Eppure può fare miracoli rimettere tutto in una prospettiva concreta, centrandosi sul momento presente e trovando il modo di riposarsi a sufficienza. Non appena la situazione si sarà normalizzata, i disturbi del sonno potrebbero svanire come per incanto. Certo, ogni bambino ha un suo ritmo ed è importante avere aspettative realistiche, basate sulla fisiologia. La psicologa perinatale, la puericultrice, la doula, potrebbero offrire un prezioso accompagnamento emotivo e pratico, mentre l’osteopata potrebbe riconoscere e trattare blocchi legati alla vita intrauterina o al momento della nascita.
Sono certa che troverete la soluzione adatta e saprete far tesoro degli «errori», che permettono di evolvere e far fluire sempre meglio l’amore.