Negli Stati Uniti è nota come “terapia Gerson”, mentre in Italia, per evitare attacchi pregiudiziali, si preferisce definirla un “metodo”(1). È applicato in tutto il mondo da medici per trattare malattie degenerative e tumori e negli ultimi anni si va diffondendo anche nel nostro paese. Si tratta di un regime alimentare a base di
succhi vegetali freschi e crudi, dieta quasi completamente vegetale (possono essere usati anche yogurt, latticello, miele o polline) e alcuni integratori naturali. Il protocollo è stato ideato dal dottor Max Gerson, medico tedesco trasferitosi negli Stati Uniti nel 1938. Nel 1958, dopo avere seguito malati per oltre 15 anni, ha pubblicato le fondamenta del suo metodo con i risultati ottenuti sui suoi primi 50 pazienti. Ma questo approccio terapeutico rientra, ancora oggi, tra quelli osteggiati dalla medicina convenzionale, che ne nega la validità.
Studi e confutazioni
«La maggior parte delle informazioni pubblicate sull’uso della terapia Gerson è costituita da studi retrospettivi» spiega il National Cancer Institute americano(2), sottolineando quello che viene ritenuto un punto debole; ma aggiunge anche che, comunque, «il dottor Gerson ha pubblicato rapporti dettagliati su diagnosi, trattamenti e follow-up di 50 dei suoi pazienti, incluse annotazioni con esiti di radiografie».
Nel 1947 e nel 1959 il NCI ha riesaminato i casi relativi a 60 pazienti e ha concluso che non ci sono sufficienti prove che dimostrano i benefici del trattamento. Comunque, la letteratura scientifica ha continuato ad occuparsi del metodo in questione e nel 1990 uno studio condotto in Austria ha attestato che questo regime alimentare aveva permesso ai pazienti di vivere più a lungo(3). Nel 1995 la Gerson Research Organization ha pubblicato un altro studio retrospettivo(4) su pazienti con melanoma, confermando un allungamento della durata della vita, e nel 2007 un altro studio ha attestato benefici su malati con cancro metastatico(5).
L’approccio di base
«Le istituzioni sanitarie operano in un contesto strettamente meccanicistico, mentre l’applicazione del metodo Gerson prescinde da esso e opera in una modalità di risposta individuale» spiega il dottor Paolo Giordo, neurologo e omeopata, esperto nell’utilizzo di questo approccio terapeutico(6). Giordo replica così alle resistenze mostrate dalla medicina accademica. «Il soggetto è attore principale di un cambiamento significativo della propria salute attraverso la comprensione, la preparazione e l’osservazione diretta delle modificazioni psico-biologiche che, attraverso la disintossicazione, rendono il corpo più responsivo alle istanze di guarigione. Questo è il motivo per cui si continua ad applicare questo metodo nonostante l’avversione della medicina convenzionale».
«Molto dipende dalla concezione del cancro che abbiamo. La medicina convenzionale, ancora attaccata alla distruzione chimica e meccanica delle cellule tumorali, ha perso di vista la complessità della comprensione del fenomeno cancro, così come ha volutamente ignorato la correlazione con le molte forme di inquinamento ambientale che portano quotidianamente il nostro corpo a doversi difendere da aggressioni che lo conducono a uno squilibrio cronico. Il tentativo di ripristinare quanto più possibile l’equilibrio originario attivando le sopite o soppresse capacità difensive dell’organismo non rientra e non può rientrare nelle casistiche scientifiche convenzionali. Come per tutte le cose che hanno una forte valenza individuale, possiamo trovare casi di guarigioni o miglioramenti spettacolari con il metodo Gerson, come anche fallimenti. La medicina non è mera tecnologia matematicamente applicata, essa è un’arte e come tale dipende strettamente da chi la applica e da chi la vive sul proprio corpo».
Il ripristino dell’equilibrio
«Il metodo Gerson riequilibra l’organismo non dall’esterno, come i farmaci tradizionali che devono provocare artificialmente un effetto atteso, ma dall’interno, eliminando le tossine accumulate, ripristinando la corretta funzione tessutale e cellulare con la regolazione della fisiologica pompa sodio-potassio e con l’attivazione intrinseca delle nostre difese immunitarie. Da questo si evince che tale metodica non è benefica solo nel cancro, ma anche per molte altre malattie anch’esse figlie della nostra stanca civiltà e cioè le malattie degenerative e autoimmuni, come per esempio Parkinson, Alzheimer, sclerosi multipla, artrite reumatoide, psoriasi, morbo di Crohn, patologie tiroidee e molto altro ancora».
«Nella mia esperienza non ho mai visto effetti collaterali gravi legati all’applicazione del metodo Gerson. Ciò che si può notare frequentemente è la cosiddetta reazione di eliminazione, che lo stesso Gerson definiva di “guarigione” (healing reaction), dovuta alla spesso massiva eliminazione di sostanze tossiche che, mobilizzate e avviate all’escrezione, sovraccaricano gli organi emuntori determinando malessere, nausea, febbricola, ecc. Per mitigare tali reazioni Gerson proponeva l’intensificazione dei clisteri di caffè che, dilatando i dotti biliari, favoriscono una più rapida escrezione delle sostanze di rifiuto che passano attraverso il fegato. Chi parla di gravi effetti collaterali, per me inesistenti, dovrebbe circostanziare le proprie affermazioni. L’unico appunto può essere l’inefficacia di tale metodo per la tardività dell’inizio e per la compromissione di organi ritenuti fondamentali nell’equilibrio del corpo».
Abbinamento alle cure convenzionali
«Nessun professionista ufficialmente autorizzato a esercitare il metodo Gerson in Italia ha mai consigliato al paziente di non fare chemioterapia o radioterapia, in quanto si ritiene che tale scelta debba essere maturata da un paziente informato delle varie opportunità che la medicina allopatica è in grado di offrirgli» chiarisce il dottor Alessandro Nicolosi, medico siciliano e Gerson practitioner intern(7). «Anzi, viene preventivamente chiesto se si è ascoltato il parere di un oncologo. Nel libro Guarire con il Metodo Gerson esiste addirittura un protocollo adatto a chi fa chemioterapia o radioterapia; è però vero che certi pazienti rifiutano i trattamenti convenzionali, soprattutto dopo averli provati senza raggiungere lo scopo desiderato. Per alcuni, troppo indeboliti, è addirittura l’oncologo stesso a sconsigliare chemio e radio. Quindi, possiamo affermare che esistono pazienti che attuano il metodo Gerson assieme ai trattamenti medici convenzionali e pazienti che scelgono di loro iniziativa di intraprendere esclusivamente questo metodo».
Nicolosi, poi, sottolinea le difficoltà e le resistenze alle quali si è trovato davanti lo stesso Gerson nel secolo scorso, quando ha messo a punto e applicato il suo approccio terapeutico. «Richiese con forza la possibilità di sperimentarlo in maniera ufficiale, ma purtroppo gli vennero sempre negati i fondi. Nel 1946 portò davanti al Senato degli Stati Uniti 10 casi di pazienti con tumore terminale e guariti con il suo metodo, 5 di questi erano presenti. A seguito della pressione delle associazioni dei medici americani, il disegno di legge che doveva stanziare fondi per le sue ricerche fu respinto e lui venne ostacolato persino nelle pubblicazioni scientifiche».
Non solo tumore
«Spesso, poi, ci si concentra sulle patologie oncologiche, ma esistono tante altre condizioni morbose che possono trarre beneficio dal metodo Gerson, come ipertensione arteriosa, fasi iniziali di scompenso glicemico su base alimentare, ipercolesterolemia, malattie degenerative, ecc. Di fatto questo regime serve a correggere squilibri metabolici e stati tossici, riconosciuti come cause o concause o comunque come eventi presenti anche nei pazienti oncologici. La terapia Gerson lavora su quelle che ritiene essere le cause delle malattie. È un approccio aspecifico, è cioè rivolto al ripristino dei normali processi fisiologici al fine di rendere l’organismo in grado di autoguarirsi dalle condizioni patologiche in generale. Non di rado un paziente che segue questo metodo per una patologia specifica, dichiara di aver risolto altre condizioni patologiche. L’intento è quello di rendere il paziente immunocompetente».
«Posso affermare che questo metodo migliora la qualità di vita dei pazienti, con risultati sia sul fronte del benessere psico-fisico che nei valori ematochimici. Capita che qualcuno riferisca di aver sconfitto il cancro, magari anche grazie a questo ausilio metabolico. Ben vengano questi casi di successo. Siamo il risultato di trasformazioni biochimiche che si innescano a seguito di ciò che introduciamo nel nostro organismo con l’alimentazione: questa è scienza».
3: Lechner P, Kroneberger L Jr: Experiences with the use of diet therapy in surgical oncology. Aktuel Ernahrungsmed 2 (15): 72-8, 1990.
4: Hildenbrand GL, Hildenbrand LC, Bradford K, et al.: Five-year survival rates of melanoma patients treated by diet therapy after the manner of Gerson: a retrospective review. Altern Ther Health Med 1 (4): 29-37, 1995;
www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9359807.
5: Molassiotis A, Peat P: Surviving against all odds: analysis of 6 case studies of patients with cancer who followed the Gerson therapy. Integr Cancer Ther 6 (1): 80-8, 2007;
www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17351030
6: Il dottor Giordo ha frequentato il corso di formazione al Gerson Institute di San Diego e ha svolto il training alla clinica di Tijuana in Messico.
7: Il dottor Nicolosi ha conseguito la certificazione nel primo modulo del Gerson therapy training program for licensed professionals presso il Gerson Institute di San Diego (California). Attualmente è Gerson practitioner ed è ormai prossimo a conseguire la qualifica di grado più elevato, quella di Gerson practitioner, al termine del secondo modulo di formazione sulla Terapia Gerson.