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«Omeopatia: si rischia di rimanere senza medicinali»

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Mancata proroga per i dossier e nessuna deroga per la produzione dei medicinali a piccoli lotti: «l’omeopatia rischia di rimanere orfana dei suoi medicinali e i pazienti potrebbero perdere il diritto a curarsi» spiega la Fiamo.
«Rischiamo di trovarci a breve con migliaia di medicinali omeopatici fuori produzione in Italia, con un danno gravissimo per i pazienti e un vero e proprio colpo alla libertà di cura». Antonella Ronchi, presidente della Fiamo (Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati), esprime forte preoccupazione per il mancato inserimento  nel decreto milleproroghe varato dal Consiglio dei Ministro il 29 dicembre scorso della proroga per ultimare i dossier per la registrazione dei medicinali omeopatici. Ma mette anche in guardia dal pensare che questa sia l’unica soluzione necessaria ad evitare l’aprirsi di un enorme problema. «I medici e le associazioni omeopatiche chiedono da anni che le aziende produttrici siano esentate dalla farraginosa e costosissima procedura dei dossier per i medicinali prodotti in piccoli lotti, perché non riescono a sostenerne le spese e quindi non faranno registrare medicinali preziosi per curare i nostri pazienti. Questa produzione, anche se attuata in un’azienda è di fatto una preparazione artigianale e come tale dovrebbe essere regolata.» spiega Ronchi. «La direttiva europea che l’Italia ha recepito riguarda la produzione industriale di rimedi e in altri paesi, come ad esempio la Germania, le aziende per i farmaci che non vendono milioni di dosi ma che sono comunque indispensabili perchè  alla base di una corretta applicazione dell’omeopatia classica, hanno ottenuto una deroga. In Italia invece sono destinate a sopravvivere le aziende che producono i medicinali di più largo consumo e richieste, mentre migliaia di rimedi scompariranno. Già ricevo ogni giorno telefonate di pazienti che lamentano l’impossibilità di trovare certi prodotti. Se oggi un’azienda ha un listino di 1500 medicinali, ebbene, sono destinati a diventare 500».
Inoltre la scelta del Ministero, sottolinea Ronchi, «appare come un messaggio ben chiaro, perché arriva a negare la proroga tanto promessa proprio quando si sta applicando l’accordo Stato/Regioni per l’accreditamento delle scuole di omeopatia destinate a formare gli omeopati esperti che saranno censiti nei registri presso gli Ordini dei Medici. Si procede sul fronte della formazione e della serietà da una parte e il Ministero dà un forte colpo dall’altra, sembra quasi un boicottaggio. Avremo omeopati registrati e autorevoli ma mancheranno i medicinali…».
La questione non è però ancora del tutto chiusa. «Ora ci toccherà lavorare sugli emendamenti che i parlamentari presenteranno al decreto prima della sua conversione in legge che dovrebbe avvenire tra poco meno di due mesi» spiega Giovanni Gorga, presidente di Omeoimprese. «Se poi nemmeno quelli verranno accettati, allora il problema sarà serio, si rischia il collasso per un settore».
Intanto il ministro Lorenzin ha chiuso ancora una volta la porta in faccia alle richieste di proroga in un incontro recente avuto con Omeoimprese. 
«L’Italia ha recepito solo nel 2010 una direttiva europea datata 2001. Perché, proprio oggi, tanta fretta? Il Ministro Lorenzin spieghi qual è l’ostacolo che impedisce di prendere in mano la situazione oggi. Qui c’è in gioco la libertà di scelta di 8milioni di Italiani e 4.000 posti di lavoro – spiega Giovanni Gorga presidente di Omeoimprese – La mancata proroga metterà a rischio l’intero comparto. I dossier sono complessi e costosi e specialmente le aziende di piccole dimensioni non sono in grado di farsi carico di un simile lavoro senza penalizzare la produzione e gli investimenti. Il che vuol dire che molte saranno costrette a fare delle scelte con ripercussioni grandissime su tutta la filiera. La richiesta di Omeoimprese è sostenuta da tutte le forze parlamentari. Non si capisce perché il Governo debba avere un atteggiamento di chiusura verso la volontà popolare che il Parlamento, per sua natura, esprime». 
 

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