Oltre 400 cittadini della Toscana si sono riuniti e hanno sottoscritto una lettera per chiedere alla Regione che non venga approvato il provvedimento che obbligherebbe i Comuni a permettere l’accesso agli asili nido e alle scuole dell’infanzia solo ai bambini vaccinati.
Il comitato di cittadini costituitosi in Toscana per chiedere che non passi l’obbligo di vaccinazione per frequentare gli asili lancia un appello e spiega le proprie ragioni. Eccole.
«I genitori attualmente trovano presso le Asl la reale possibilità di informarsi approfonditamente, chiedendo colloqui con i Responsabili dei Centri Vaccinazioni e avendo la facoltà di esercitare una scelta libera ed informata circa la salute dei figli. Tale facoltà è normata dalla delibera della Giunta Regionale Toscana n. 369 del 22 maggio 2006 in cui si legge in particolare che “è importante dare la massima disponibilità all’informazione preferendo la via diretta che appare l’unica in grado di dare una risposta ad ogni particolare dubbio dei genitori.” Sempre questa delibera norma l’iter procedurale in caso di rifiuto alla vaccinazione e predispone un modulo per l’acquisizione del dissenso dei genitori circa la pratica vaccinale. Inoltre, nella stessa delibera, si ricorda come “Con il DPR 26 gennaio 1999 n. 355 viene di fatto consentita l’iscrizione alle scuole dell’obbligo anche in assenza di presentazione del certificato di avvenuta vaccinazione o dichiarazione sostitutiva” e “La Circolare del Ministero della Salute n. 6 del 20/4/2000 che ritiene inoltre, per analogia, che le disposizioni contenute nel DPR 26/1/99 n. 355 possano essere considerate valide anche ai fini dell’ammissione ad altre collettività.” La delibera prosegue specificando che “Tuttavia, considerata l’età dei bambini e le particolari caratteristiche delle comunità a frequenza facoltativa che presentano situazioni di maggior promiscuità, è necessario che i genitori, consapevoli dei possibili rischi che la mancata esecuzione delle vaccinazioni può comportare per il singolo e per la collettività, siano informati sul fatto che l’accesso al nido o alla scuola dell’infanzia potrà, in qualunque momento, essere riconsiderato qualora venissero a modificarsi le condizioni epidemiologiche attuali”. I cittadini si chiedono quindi quali siano le motivazioni che portano l’assessore a ribaltare completamente quanto riportato da una Delibera della Regione stessa. Si sono forse modificate le condizioni epidemiologiche? Non pare! Se la proposta dell’assessore in Giunta Regionale Toscana concluderà l’iter di approvazione, molti genitori vedranno violato l’Art. 3 della Costituzione “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Verrà meno il rispetto della libertà individuale sancito dalla Costituzione nell’Articolo 32 che cita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Inoltre andrebbe contro il Codice Deontologico Medico che riporta all’Art 4: Libertà e indipendenza della professione, Autonomia e responsabilità del medico: “L’esercizio professionale del medico è fondato sui principi di LIBERTA’, INDIPENDENZA, AUTONOMIA e RESPONSABILITA’. Il medico ispira la propria attività professionale ai principi e alle regole della deontologia professionale SENZA SOTTOSTARE A INTERESSI, IMPOSIZIONI O CONDIZIONAMENTI DI QUALSIASI NATURA”. Ogni medico deve poter applicare liberamente, dopo attenta valutazione, il principio di precauzione che include quindi la possibilità di sconsigliare un vaccino o modificarne i tempi di somministrazione rispetto ai calendari proposti. I genitori si chiedono cosa sia cambiato rispetto agli anni passati per cui vale la pena superare “i limiti imposti dal rispetto della persona umana”, e quindi dei bambini in questo caso. Quali epidemie ha avuto la regione rispetto alle malattie incluse nei vaccini obbligatori (Poliomielite, Difterite, Tetano, Epatite B) e negli altri facoltativi che la proposta di legge vorrebbe rendere obbligatori (morbillo, parotite, rosolia, Haemophilus B, pneumococco e meningococco C)? Non è intenzione degli scriventi entrare nel merito degli aspetti prettamente medici che meritano approfondimento a parte e che sperano verranno affrontati in un confronto pubblico con tecnici e esperti, auspicandosi che l’amministrazione Regionale Toscana si dimostri aperta al confronto e pronta ad investire nell’informazione prima di costringere a una pratica medica non esente dai rischi di reazioni avverse. È proprio sulle reazioni avverse che i cittadini chiedono ulteriori delucidazioni scrivendo “Siamo a conoscenza di riconoscimenti ufficiali a bambini danneggiati da vaccino, ci chiediamo quindi se questo succedesse per adempiere a quello che l’amministrazione regionale ci chiede per consentire l’accesso ai nidi e alle materne ai nostri figli, chi si prenderebbe la responsabilità civile ed economica dell’accaduto?”. Ricordiamo che in Italia è in vigore la legge 210 del 1992 che dispone nell’Art. 1 che ‘Chiunque abbia riportato, a causa di vaccinazioni obbligatorie per legge o per ordinanza di un autorità sanitaria italiana, lesioni o infermità dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica ha diritto ad un indennizzo da parte dello Stato, alle condizioni e nei modi stabiliti dalla presente legge’. Il danno da vaccino è quindi riconosciuto da una legge dello stato che sottolinea nell’art. 7 come le unità sanitarie locali debbano attuare progetti di informazione che assicurino una corretta informazione sull’uso dei vaccini, sui possibili rischi e complicanze, sui metodi di prevenzione e sono prioritariamente rivolti ai genitori, alle scuole ed alle comunità in genere. Un altro aspetto importante, per questa Regione e per l’intero paese, è il seguente: è stata fatta una stima a lungo termine sui costi che questo provvedimento comporterebbe? Inoltre, la maggior parte dei genitori di bambini in età di nido o materna sono naturalmente giovani, e in un momento di crisi lavorativa come quello che sta attraversando il nostro paese, quante famiglie potrebbero permettersi di tenere il proprio figlio a casa pagando una baby-sitter o peggio rinunciando al proprio lavoro? È giusto mettere una famiglia in condizioni di doversi privare di un servizio così importante? Gli asili nido e le scuole materne rappresentano il primo approccio alla società esterna per un bambino e privarlo di questa possibilità è un atto di discriminazione che porta a chiedere che non venga approvata la proposta dell’obbligo vaccinale nella Regione Toscana».