Adesso è
legge ed è la prima varata da una Regione italiana: per poter frequentare gli asili nido dell’Emilia-Romagna i bambini dovranno essere vaccinati. Lo prevede il progetto di legge della Giunta regionale di riforma dei servizi educativi per la prima infanzia, approvato dall’Assemblea legislativa. 27 voti favorevoli (Pd), 5 no (M5s) e 10 astenuti (Sel, Ln, Fdi, Fi).
L’articolo 6, quello che introduce l’obbligatorietà dei vaccini, è stato votato da Pd, Sel, Fdi, Fi; contrario il M5s, astenuta la Lega.
Nel ridisegnare i servizi 0-3 anni, la norma introduce come requisito d’accesso ai servizi “l’avere assolto gli obblighi vaccinali prescritti dalla normativa vigente”, e quindi aver somministrato ai minori l’antipolio, l’antidifterica, l’antitetanica e l’antiepatite B.
Immediata la replica dell’associazione Codacons.
«Una legge incostituzionale che se verrà messa in pratica porterà ad una raffica di denunce contro gli asili nido. Lo afferma il Codacons, commentando la legge approvata oggi dall’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna, che impone la vaccinazione dei bambini per poter frequentare gli asili nido della regione. La norma introduce come requisito la somministrazione dei vaccini obbligatori previsti dalla normativa vigente, e quindi quello antipolio, antidifterica, l’antitetanica e l’antiepatite B – spiega il Codacons – Peccato che in Italia non esista il vaccino tetravalente, e chi vuole vaccinare i propri figli sia costretto a far iniettare loro l’esavalente, che contiene anche pertosse ed infezioni da Haemophilus influenzale di tipo b. La legge regionale, quindi, non è applicabile, perché gli asili che adotteranno la norma rischiano di essere denunciati per abuso di atti d’ufficio e violenza privata, non potendo i genitori somministrare ai figli i soli 4 vaccini obbligatori previsti, costringendoli così a ricorrere all’esavalente. Il Codacons ribadisce l’importanza della vaccinazione, ma solo quando i vaccini sono singoli e testati, e invita tutte le famiglie dell’Emilia Romagna a segnalare forzature da parte degli asili della regione e anche eventuali problematiche insorte a seguito della somministrazione dell’esavalente, sul sito
www.codacons.it».
«Questo provvedimento aumenta ancor di più la confusione e il disorientamento. Ai 22 calendari vaccinali diversi per regione, si aggiunge un nuovo quadro legislativo in contrasto con l’orientamento nazionale che, pur mantenendo l’obbligo, ha da anni rinunciato a elevare le sanzioni previste dalla Legge per i genitori obiettori. Vittime incolpevoli i bambini, che vedono compromesso il loro diritto all’istruzione, sancito anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, secondo la quale: «Ogni persona ha diritto all’istruzione e all’accesso alla formazione professionale e continua» (Articolo 14). Evidentemente gli Amministratori emiliani-romagnoli, al di là delle belle dichiarazioni d’intenti, non ritengono che i loro servizi educativi sino a 3 anni abbiano rilevanza nello sviluppo della personalità del bambino, o nello sviluppo delle sue qualità e delle sue attitudini mentali e fisiche. L’istruzione, sin dal nido d’infanzia, deve preparare ogni bambino a una vita adulta attiva in una società libera nel rispetto dell’identità e dei valori culturali propri e altrui, ma evidentemente non in Emilia-Romagna.
Il provvedimento nasce dalla riduzione delle coperture vaccinali, ma con un’ambiguità di fondo: riguarda solo le quattro vaccinazioni obbligatorie, quando il vero problema è rappresentato semmai da malattie come la pertosse o il morbillo, che rimangono facoltative. Da qui l’impressione che la scelta sia solo punitiva: la logica che si intravede sembra dire: ”Intanto fai queste quattro vaccinazioni perché sono obbligatorie, così vediamo se ti togli dalla testa la voglia di scegliere come curare tuo figlio”. Queste decisioni non faranno altro che esacerbare le contrapposizioni ideologiche senza risolvere nulla: i problemi maggiori sono ipotizzabili per morbillo e pertosse, contro cui, ripetiamo, non esiste obbligo vaccinale.
Problema nel problema è che non esiste un vaccino con le quattro obbligatorie, né il vaccino singolo contro la difterite, o l’associazione antidifterica-tetanica-pediatrica, per cui le famiglie che volessero ottemperare all’obbligo non saranno in grado di farlo per la indisponibilità dei vaccini. Un bel rebus, la cui soluzione verrà affidata alla Magistratura, di ogni ordine e grado.
Si fa appello all’immunità di gregge, cioè alla protezione da certe malattie infettive, grazie alla presenza, all’interno di quelle popolazioni, di soggetti immuni. L’immunità di gregge è definita come “la resistenza di un gruppo all’attacco di una malattia, verso cui una grande proporzione dei membri di quel gruppo è immune, riducendo così la possibilità che un individuo malato entri in contatto con un individuo suscettibile” (Dorland’s illustrated medical dictionary. 24th ed. Philadelphia, PA: WB Saunders, 1965). Già questa definizione dà adito a diverse interpretazioni, e molti Autori hanno opinioni molto divergenti su quale sia, da un punto di vista quantitativo, la soglia richiesta nell’immunità di gregge per ottenere l’eradicazione delle malattie. In epidemiologia, non trovarsi d’accordo sui numeri è un problema, soprattutto quando ci sono percentuali tanto diverse.
Riportiamo una tabella che indica i valori della percentuale dei soggetti che dovrebbero essere vaccinati per ottenere l’herd immunity tratta da Epidemiologic Reviews 1993 by The Johns Hopkins University School of Hygiene and Public Health Vol. 15, No. 2 Herd Immunity: History, Theory, Practice Paul E. M.Fine
TABELLA 1.(modificata) valori dell’immunità di gregge nei paesi sviluppati per malattie potenzialmente prevenibili con i vaccini. Da Anderson e May , McDonald , e Benenson Si deve sottolineare che i valori riportati sono indicativi, e non riflettono adeguatamente la diversità tra le popolazioni. Forniscono comunque l’ordine delle grandezze comparabili.
Chiunque può constatare che le soglie protettive per poliomielite e difterite sono ampiamente superate anche in Emilia-Romagna. Può essere utile confrontare i valori di copertura contro la polio in altri paesi europei, Regione geografica
POLIO FREE secondo l’OMS, dove non si segnalano casi di malattia nonostante la copertura vaccinale sia del 74% in Bosnia, del 76% a San Marino, dell’89% in Montenegro e Romania, del 91% in Bulgaria, del 93% in Danimarca ed Estonia.
http://gamapserver.who.int/gho/interactive_charts/immunization/polio/atlas.html
Un provvedimento così restrittivo avrebbe senso se fossimo in presenza di un’emergenza epidemiologica, se cioè ci fosse un ritorno di epidemie in Italia o in Europa.
Guardiamo i numeri:
la poliomielite è scomparsa in Italia dal 1982; al 16 novembre 2016 i casi di malattia da virus selvaggio in tutto il mondo sono stati 32 (12 casi in Afghanistan, 4 in Nigeria e 16 in Pakistan) e 3 i casi da virus vaccinico, nel Laos. I casi totali di polio nel 2015 sono stati 74 (20 in Afghanistan e 54 in Pakistan) e 32 quelli provocati da virus vaccinico (7 in Guinea, 8 in Laos, 10 in Madagascar, 2 in Myanmar, 1 in Nigeria,2 in Pakistan, 2 in Ucraina).
La difterite non è presente in Italia dalla fine degli anni 90, e casi sporadici si riscontrano in Europa, anche in Paesi con copertura vaccinali superiori al 95%. Occasionalmente, il batterio è stato isolato in Italia, anche in anni con coperture vaccinali più elevate di quelle attuali, tanto da indurre alcuni ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità a pubblicare un articolo dal titolo:
La difterite: è ancora una malattia da sorvegliare? (Monaco M, Mancini F, Ciervo A, et al. Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità, Vol. 28, 3, 2015: pp. 3-8)
Il tetano è una malattia non trasmissibile, le modalità di contagio dell’epatite B avvengono con il sangue o con il rapporto sessuale. “Al nido o alla scuola materna il rischio di trasmissione sembra del tutto trascurabile per un bambino peraltro normale” scrive G. Bartolozzi in Vaccini e Vaccinazioni, Masson editore.
Le previsioni di un ritorno delle malattie scomparse (ribadiamo si parla di polio e difterite, non di altre) si scontrano con i dati oggettivi. Se davvero c’è questo timore per il ritorno della difterite, sarebbe urgente rendere subito disponibile il vaccino singolo o combinato con il tetano, e assicurarsi scorte di siero atto a curare la malattia.
“No vaccino, no nido” è lo slogan pubblicitario lanciato, sulla scia di quello di un noto liquore. Una inutile provocazione, anzi, proprio come il liquore in questione, può “nuocere gravemente alla salute”».
Non s’è fatta attendere la presa di posizione dell’associazione Comilva, impegnata sul fronte della libertà di scelta.
«Contrariamente a quanto affermato dagli esponenti della giunta regionale, questo provvedimento non ha nulla a che fare con la tutela della salute pubblica e dei bimbi più deboli, né è fondamentale per la prevenzione – scrive Comilva – È un provvedimento inutile e demagogico, che serve solo a mostrare i muscoli di una amministrazione sorda alle istanze della cittadinanza e prona verso logiche di prevenzione anacronistiche che si basano sull’equazione indimostrabile vaccinazione=immunizzazione, che servono solo a ricattare i genitori obiettori negando un diritto e un servizio fondamentale, un atto di pura violenza contro la famiglia. Ci chiediamo semplicemente come l’Assessore Venturi e il Presidente Bonaccini intendono tutelare la salute dei bambini più deboli al di fuori dei nidi: si facciano questa domanda e ci diano una risposta credibile. La vaccinazione è un atto medico importante che comporta rischi documentati da reazioni avverse certificate da organi istituzionali: l’ultimo
Rapporto di sorveglianza postmarketing dei vaccini in Italia riguarda il 2013. In quel rapporto furono dichiarate 3.727 reazioni avverse, che in realtà – semplicemente rendendo omogeneo il tasso di segnalazione al livello del Veneto – dovevano essere almeno 15.000. Rispetto all’anno precedente, l’indagine rivelava un forte aumento della segnalazione nella fascia di età da 1 mese a meno di due anni (dal 34% al 63%). Nel
rapporto OSMED 2015 , per la stessa fascia di età si è passati da 2.341 (2013) a 6.273 segnalazioni (quasi l’80% del totale), quindi con un incremento del 168% (2.68 volte). Gli alunni con disabilità nel sistema scolastico italiano erano nel 2013 complessivamente 222.917, pari al 2,5% dell’intera popolazione. Si presume che nel 2015 questo numero abbia
raggiunto le 250.000 unità . Con questi numeri, a tutte le persone di buon senso, appare chiaro che qualsiasi provvedimento o misura di carattere pubblico si debba prendere in campo vaccinale, questa non può prescindere da una adeguata valutazione del rischio, sulla base di una altrettanto adeguata analisi del contesto. Tutto questo viene semplicemente IGNORATO da questa amministrazione. Ribadiamo che questo provvedimento contrasta in modo evidente con la legge regionale DGR 256 del 13 marzo 2009, “Indicazioni alle Aziende sanitarie per promuovere la qualità delle vaccinazioni in Emilia-Romagna” e con il DPR 355/1999 (Regolamento recante modificazioni al DPR 1518/67 in materia di vaccinazioni obbligatorie, normativa nazionale). Va in direzione diametralmente opposta alla Convenzione di Oviedo (Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina – Convenzione di Oviedo – Consiglio d’Europa, 1996) a cui il nostro paese ha aderito pienamente. COMILVA utilizzerà ogni forma possibile di opposizione civile e giudiziaria verso questa deriva autoritaria, pericolosamente inutile, irrispettosa e lesiva delle libertà fondamentali e dei diritti della famiglia».