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Marshall vende Green Hill e abbandona l’Italia

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La Marshall, multinazionale americana specializzata nella fornitura ad aziende farmaceutiche e università, vende Green Hill, lo stabilimento dove venivano effettuate sperimentazioni sui Beagle. Ma, malgrado le condanne, il gruppo Usa se ne va definendosi vittima delle eccessive restrizioni.
La Marshall ha dato la colpa al il recepimento ‘troppo’ restrittivo da parte dell’Italia della direttiva europea sulla sperimentazione animale.
Ma la Lav commenta: “In Italia le leggi non le fa la Marshall e la normativa italiana è all’avanguardia su quello che impone l’Europa dal Trattato di Lisbona in poi: la protezione degli animali quali esseri senzienti”. L’azienda, lo ricordiamo, è a Montichiari (Brescia).
“Nessun vittimismo, giudici differenti e due sentenze di condanna  confermano le nostre ragioni – prosegue la LAV, che ha portato avanti la battaglia legale contro lo stabilimento bresciano – Quel benessere che sarebbe violato dal recepimento restrittivo della Direttiva era invece quello che più magistrati hanno accertato mancare in un allevamento intensivo del calibro di Green Hill, condannato per maltrattamento ed uccisione di animali, in secondo grado con confisca di tutti gli animali”.
La vendita dello stabilimento rappresenta un segnale positivo di un Paese che finalmente può, e deve, investire in tecniche innovative e utilizzare fondi per lo sviluppo di sperimentazioni alternative agli animali, come fatto dai Paesi tecnologicamente più avanzati e come voluto dalle norme internazionali.
“Una ulteriore dimostrazione di quanto occorra abbandonare la sperimentazione animale visto che persino animali maltrattati, come accertato per le modalità di allevamento dal Tribunale e dalla Corte di Appello di Brescia, fungevano da modello sperimentale con parametri e valori fisiologici alterati. Ci impegneremo affinché la struttura non riprenda, né con i beagle né con altri animali, l’attività di allevamento”.
E sempre la Lav ribadisce: «Non c’è nessuna procedura d’infrazione in corso contro il Governo italiano per il recepimento restrittivo della Direttiva europea del 2010, ma solo una richiesta di chiarimenti procedurali».
«La LAV continuerà a battersi per l’abolizione della sperimentazione sugli animali e a favore dello sviluppo dei metodi sostitutivi di ricerca, già oggi molto più utilizzati a differenza di quanto afferma la Marshall, validati scientificamente al contrario della sperimentazione animale».

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