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Usa: ora tocca all’omeopatia…

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La Federal Trade Commission americana ha emesso una circolare in cui invita i produttori di rimedi omeopatici commercializzati negli Stati Uniti a mettere sull’etichetta che non ci sono studi condotti con gli attuali metodi scientifici che attestino l’efficacia di tali rimedi. Immediata la replica di Omeoimprese.
È del 15 novembre la circolare della Federal Trade Commission con la quali invita i produttori a far presente che non ci sono studi condotti con gli attuali metodi scientifici che attestino l’efficacia dei rimedi omeopatici. Immediata la replica di Omeoimprese.
“Negli Stati Uniti esiste una commistione fra farmaco omeopatico e rimedio naturale, cosa che non accade in Europa. Oltre 20.000 medici in Italia usano i nostri prodotti, che dal 2019 saranno in farmacia con l’AIC, ossia l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio. Esattamente come è richiesto a tutti i farmaci allopatici”. Il presidente di Omeoimprese, Giovanni Gorga, interviene per fare chiarezza sulla notizia della circolare dalla Federal Trade Commission che invita i produttori di rimedi omeopatici negli Stati Uniti a riportare sull’etichetta la segnalazione che non ci sono studi scientifici che ne dimostrano l’efficacia.
“Innanzitutto – spiega Gorga – va precisato che l’oggetto di cui si è tanto discusso è una circolare, non una norma, anche perché la Federal Trade Commission è una sorta di Federconsumatori. In secondo luogo qui si deve considerare che il medicinale omeopatico oltreoceano non è considerato un vero farmaco, come avviene nel nostro Paese e nel resto d’Europa, dove le norme peraltro già prevedono che i medicinali omeopatici riportino l’indicazione “senza effetti terapeutici approvati”.
 
Prosegue il presidente di Omeoimprese: “Negli USA sono autorizzati dalla Federal Drug Administration, l’equivalente della nostra Agenzia del Farmaco, ma non vengono sottoposti ad un processo di registrazione, come invece accade qui. Esiste un controsenso: la legge obbliga il produttore ad inserire le indicazioni terapeutiche in confezione, seppure queste non sono sostenute da nessuna procedura di registrazione, come generalmente accade per tutti i farmaci, compresi gli allopatici. Non speculiamo su una non notizia perché le due realtà non sono equiparabili. In America abbiamo “non farmaci che riportano indicazioni terapeutiche mentre in Europa si distribuiscono farmaci che attualmente non possono segnalare sulla confezione le indicazioni d’uso”.
 
“Questa polemica non ci appassiona – conclude Giovanni Gorga. Ci preme piuttosto ci preme ricordare che in questi mesi le aziende sono impegnate in un complesso lavoro di allestimento di dossier per la registrazione dei medicinali omeopatici da consegnare ad AIFA, esattamente come accade per gli allopatici. Un traguardo frutto di battaglie per la regolamentazione di un settore che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente considerato come strategico. Riconoscimento confermato dagli 8 milioni di italiani che nel nostro Paese si curano con l’omeopatia, come ci dimostra un sondaggio condotto nel marzo 2016 da EMG Acqua per conto di Omeoimprese”.  
Ricordiamo che nel 2013 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato il rapporto sulle medicine complementari e tradizionali che definisce le strategie da raccomandare a governi e operatori da qui fino al 2023 relativamente al settore. Il documento, che si intitola The WHO Traditional Medicine Strategy 2014-2023 (la versione integrale del rapporto è disponibile nell’allegato Pdf), è chiarissimo nella sua presa di posizione: “Le strategie qui definite puntano a supportare gli Stati membri nello sviluppo di politiche fattive e di piani di azione che rafforzino il ruolo delle medicine tradizionali e complementari nel garantire la salute della popolazione”. Dunque, è la stessa Osm a riconoscere un ruolo importante a tali approcci terapeutici (il rapporto prende in considerazione le medicine tradizionali vere e proprie come quella cinese, ayurvedica e Unani e le medicine non convenzionali tra cui omeopatia, antroposofia, naturopatia, osteopatia e chiropratica) che si discostano dalla medicina allopatica, spesso la integrano ma che soprattutto propongono un diverso approccio alla malattia e alla persona. L’obiettivo per le nazioni dovrà essere quello che “utilizzare il potenziale contributo che le medicine non convenzionali possono fornire alla salute e ad un sistema di cura centrato sulle persone e sul loro benessere” e di “promuovere la sicurezza e l’efficacia di tali medicine regolamentando, facendo ricerca e integrando i prodotti, gli operatori e la pratica nel sistema sanitario, laddove ciò si riveli appropriato”.
Una rivoluzione a 360 gradi, dunque? Non è esattamente così, perché l’Oms ha dato da tempo segnali di apertura nei confronti delle medicine tradizionali e non convenzionali. Ad essere fanalino di coda in questo è però senza dubbio l’Italia, dove le autorità governative, la comunità accademica e molti medici allopatici mantengono, nella maggioranza dei casi, un atteggiamento ostile, arroccato e rigido. Gli obiettivi chiave che si dà l’Oms nel rapporto sono ambiziosi. Innanzi tutto occorre integrare le medicine tradizionali nei sistemi sanitari nazionali, laddove possibile, sviluppando e implementando le politiche e i programmi nazionali in questa direzione; un’altra raccomandazione è quella di promuovere la sicurezza, l’efficacia e la qualità delle medicine non allopatiche ampliandone le conoscenze di base, fornendo linee guida sulla regolamentazione e assicurando standard di qualità. L’Oms raccomanda anche agli Stati di aumentare la disponibilità e l’accesso a tali medicine, soprattutto per le fasce di popolazione meno abbienti e ne sollecita un uso razionale. Peraltro l’Organizzazione Mondiale della Sanità fonda le sue raccomandazione su dati che parlano da soli e che non possono essere smentiti. In Europa milioni di persone utilizzano correntemente le medicine tradizionali e non convenzionali; altri milioni di persone vengono curate con questi approcci diagnostici e terapeutici in Africa, Asia, Australia e Nord America. “Questo documento era molto atteso da tutta la comunità medica e i professionisti che si occupano di medicine non convenzionali” ha spiega il dottor Paolo Roberti di Sarsina, presidente dell’associazione Medicina Incentrata sulla Persona e autore di alcuni studi citati nella bibliografia utilizzata dal gruppo di studio Oms che ha redatto il documento. “Questo rapporto potrà aiutare i leader sanitari a sviluppare soluzioni che contribuiscano a una visione più ampia, necessaria per sviluppare il concetto di salute e per aumentare l’autonomia del paziente. La strategia ha due obiettivi fondamentali: sostenere gli Stati membri a sfruttare il contributo delle medicine tradizionali e non convenzionali per la salute, il benessere, la sanità, una medicina che possa finalmente essere centrata sulla persona e per promuovere l’uso sicuro ed efficace di questi approcci diagnostici e terapeutici attraverso la regolamentazione di medicinali e competenze professionali”.
Nel 2010 con la pubblicazione del documento ” Safety issues in the preparation of homeopathic medicines” (anche questo documento è scaricabile dal pdf in fondo all’articolo), l’Oms ha riconosciuto pari dignità all’omeopatia rispetto agli altri paradigmi medici. Il documento Oms è infatti incentrato sul tema della sicurezza, quale primo dei requisiti che una medicina deve possedere, ed imprime un forte stimolo all’armonizzazione delle regole di produzione per tutto il mercato internazionale, nel rispetto delle autonomie dei singoli governi nazionali. Si compone di tre parti, in cui vengono affrontate le problematiche relative alle sfide poste dalla specificità dei prodotti omeopatici alle usuali metodologie per il controllo di qualità dei farmaci. E’ raccomandata l’adesione alle Linee Guida per la Good Manufacturing Practice (GMP), così come l’attenzione all’identificazione, alla natura e alla qualità dei materiali di origine e degli eccipienti. Inoltre, una particolare raccomandazione è rivolta alle autorità regolatorie, perchè mettano in atto tutte quelle normative che servono a garantire un prodotto finale, sicuro, efficace e di alta qualità. Etichettatura e packaging sono visti come uno strumento fondamentale per consentire al consumatore l’utilizzo dei prodotti in maniera sicura. 

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