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Barcellona avrà una moneta solidale per i più poveri

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Barcellona “conierà” una propria moneta, anche se al momento sarà solo virtuale. L’intento è di lanciare una economia solidale a favore dei ceti meno abbienti.
Al Banco de España non è mai piaciuta l’idea del denaro “informale, senza un quadro normativo, senza un regolatore o una supervisione adeguata”. Ma Ada Colau l’aveva promesso nel programma di governo per le amministrative di un anno e mezzo fa. E ora passa all’azione: Barcellona avrà molto presto una moneta virtuale (ancora non se ne conosce il nome), sul modello di quelle già sperimentate in diverse città europee, da Bristol a Tolosa a Nantes. L’idea rientra nel piano di stimolo di una “economia sociale e solidale”, al quale il municipio della capitale catalana ha deciso di destinare fino al 2019 un investimento di 24 milioni di euro. E’ per questo che la nuova moneta, nella sue prima fase di prova pilota, a partire dall’inizio del 2017, sarà lanciata non a caso nei quartieri del cosiddetto “asse del fiume Besòs”, l’area più povera della metropoli.
Poi, se tutto andrà per il meglio, la moneta “sociale” verrà diffusa nel resto della città nel giro di due anni. Il vero obiettivo è quello di dare impulso al commercio locale, da tempo strangolato dai giganti della grande distribuzione, e dinamizzare la piccola iniziativa economica. Il denaro, che si suppone sarà completamente virtuale, potrà essere utilizzato attraverso i dispositivi di telefonia mobile, smartphone e tablet, in quella rete di esercizi commerciali e servizi locali che decidano di aderire all’iniziativa. Sarà ovviamente il Comune a “battere” moneta, nel senso che potrà proporre ai suoi dipendenti, o ai fornitori, di riscuotere una parte del dovuto in denaro virtuale, la cui perfetta parità con l’euro è garantita dall’amministrazione municipale.
L’incognita sulla possibilità che l’esperimento funzioni è perciò duplice: ci sarà sufficiente moneta circolante solo se sarà abbastanza alto il numero di persone disponibili a farsi pagare in modo virtuale; e, in più, perché la novità abbia un senso, bisognerà riuscire a creare una rete abbastanza estesa di negozi e servizi che accettino questo metodo di pagamento. Colau, nonostante le perplessità del Banco de España (il vice-governatore Fernando Restoy  parla di progetto “impossibile” da realizzare) confida nel fatto che l’esperimento ha già funzionato altrove. E comunque si suppone che non sia un’idea così astrusa, dal momento che si inserisce nel programma europeo Urban Innovative Action, che finanzierà anche l’esperimento pilota di Barcellona.
 
di Alessandro Oppes da Repubblica

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