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Il cibo che cura: test su 2000 persone

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Si chiama MeMeMe e sta per Sindrome Metabolica, Dieta Mediterranea, Metformina, il progetto lanciato dall’Istituto Nazionale dei Tumori e finanziato dall’European Research Council che in cinque anni recluterà 2mila persone con sindrome metabolica.
Diverse sperimentazioni cliniche condotte negli anni hanno evidenziato che una dieta mediterranea basata principalmente su cereali non raffinati, legumi, verdure, olio di oliva, semi oleaginosi, un po’ di pesce e, solo occasionalmente altri cibi animali, previene diverse malattie a partire dai tumori.
“Abbiamo osservato che una dieta così organizzata è efficace nel far regredire la sindrome metabolica, e diversi studi dimostrano che può essere associata a un’incidenza più bassa di patologie cardiovascolari e di tumori” spiega la dottoressa Patrizia Pasanisi, epidemiologa dell’Istituto dei Tumori di Milano e nutrizionista dell’INT. ”La metformina, il farmaco che somministriamo ai pazienti che rientrano in questo progetto serve per il trattamento del diabete di tipo 2 ed è stato sperimentato con successo anche nella prevenzione del diabete in soggetti con intolleranza al glucosio o con sindrome metabolica ad alto rischio di sviluppare diabete di tipo 2”.
Secondo uno studio dell’European Cancer Observatory UE ( http://eco.iarc.fr/EUCAN/Default.aspx), le popolazioni occidentali risultano ancora gravemente colpite dai tumori: il primo resta quello alla mammella (sia per le donne che per gli uomini) seguito dai tumori all’intestino, alla prostata, al polmone e allo stomaco. Sebbene ci siano cause molteplici che concorrono a far contrarre queste malattie, due grandi cause sono comuni e trasversali: il tabacco e la sindrome metabolica.
Se da un lato, infatti, il tabacco aumenta le probabilità di ammalarsi di cancro e di malattie di cuore, dall’altro, la sindrome metabolica aumenta il rischio di diabete, Alzheimer, malattie di cuore ma anche di tumore dell’intestino, del fegato, dell’endometrio e di numerose altre tipologie.
“I fumatori vivono in media 10 anni in meno dei non fumatori, chi ha la sindrome metabolica circa 5 anni in meno di chi non ha questi disturbi“ afferma la dottoressa Pasanisi. ”Sulla base di questi dati è partito dall’Istituto Nazionale dei Tumori il reclutamento di volontari per lo studio MeMeMe, che valuterà l’efficacia della dieta mediterranea associata alla metformina nella prevenzione primaria delle malattie croniche legate all’età, in persone sane ma esposte a maggior rischio perché affette da sindrome metabolica. L’ ipotesi da cui partiamo è che una frazione importante dell’incidenza e della mortalità per malattie croniche, circa il 25- 33%, potrebbe essere prevenuta sia attraverso un cambiamento complessivo, radicale ma sostenibile, dello stile di vita, sia con un trattamento chemiopreventivo con metformina, un farmaco il cui meccanismo d’azione include l’attivazione degli stessi geni messi in moto dalla restrizione calorica e dall’attività fisica”.
Soprattutto nei paesi sviluppati e industrializzati come quelli occidentali, oggi si vive di più ma peggio. E la causa principale è spesso una dieta ad alta densità calorica, troppo ricca di grassi, di zucchero, di cibi ad alto indice glicemico e con una quantità eccessiva di proteine, sale e grassi idrogenati.
“Questo è il motivo per cui il progetto ha voluto coinvolgere uomini e donne di 55 anni che hanno la sindrome metabolica e che sono interessate a farla regredire e a stare meglio. I partecipanti ricevono raccomandazioni per rinnovare il loro stile di vita e di cucina e assumono due pillole di metformina al giorno. Metà dei partecipanti ha inoltre la possibilità di partecipare ad alcuni incontri settimanali di cucina a Cascina Rosa a Milano con dimostrazioni pratiche di ricette da seguire e menù a replicare”.
Per rientrare in questo progetto di studio si deve, però, avere determinate caratteristiche: “Vengono prese le persone con una circonferenza vita superiore a 85 cm per le donne, e superiore a 100 per gli uomini, bisogna avere un’età superiore ai 55 anni,  essere disponibili ad assumere per 5 anni 2 compresse al giorno di metformina o placebo, partecipare ai corsi di cucina, non avere avuto tumori maligni, infarti o ictus e non avere il diabete e non essere in cura per il suo trattamento. I candidati prima di rientrare nel progetto devono sottoporsi inoltre ad una visita antropometrica e a un prelievo ematico per valutare gli indicatori metabolici”.
Per chi non rientra nei parametri, le indicazioni alimentari sono comunque valide: “Bisogna evitare di prendere peso in eccesso, togliere dalla propria dieta le bevande zuccherate, le carni conservate, limitare l’alcol, il sale le carni rosse e tutti i cibi ipercalorici come le patatine in busta. Attenzione alla frutta a uva e fichi, meglio preferire le mele. Tra pasta e riso vince la pasta, meglio se al dente, perché ha un indice glicemico più basso. Il pane meglio limitarlo, se non toglierlo del tutto, visto che in Italia è la principale fonte di sale.”
Rispetto alle novità di pasta di riso e pasta di mais la dottoressa Pasanisi parla chiaro: “Oggi è una questione di moda. Vanno bene per i celiaci intolleranti al glutine. A chi non ha problemi ricordo che sono tutte tipologie di pasta ricche di zuccheri, meglio preferire la pasta di grano duro che è anche più economica.”
Per maggior informazioni:
 Letture utili:

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