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STOP…manuale pratico di un’educatrice Montessori

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Come trasmettere ai propri figli quelle regole che li aiutano a crescere senza ricorrere a ricatti e minacce? Come spiegare loro i limiti, pur rispettandone desideri e bisogni? Il libro di Terra Nuova Edizioni per porre i limiti ai propri figli attraverso l’ascolto e il rispetto.
L’autrice, educatrice montessoriana, con la sua prima bambina si è trovata davanti a molti dubbi e a lottare contro se stessa per non replicare, su sua figlia, gli schemi repressivi dell’educazione tradizionale.
Metodi che nell’immediato funzionano, ma che possono portare a eccessi di sottomissione o di ribellione.
Ma quanto è facile cedere alla tentazione di una sculacciata, quando l’ennesimo capriccio ci fa saltare i nervi?
Con semplicità e franchezza, Catherine Dumonteil-Kremer accompagna educatori e genitori lungo le diverse fasi ed esigenze dell’infanzia, con suggerimenti utili su come ascoltare appieno i bisogni dei piccoli e su come dire Stop, senza violenza.

Introduzione del libro

Innamorata persa della mia prima figlia, non sospettavo minimamente che, a pochi mesi dalla sua nascita, avrebbe fatto scaturire in me così tante emozioni e domande, e riaperto delle ferite ormai rimarginate da tempo. Nonostante la amassi alla follia, a volte ero talmente stanca da desiderare solo di lasciarla in un angolo e smettere di soddisfare le sue continue richieste. Ero sfinita dai suoi pianti, di cui spesso non comprendevo l’origine. Eppure avevo letto libri che sostenevano come fosse possibile distinguere il pianto dovuto alla fame da quello dovuto al dolore e alla stanchezza! Io non ci riuscivo. Provavo solo inquietudine e impazienza.
Tuttavia, per nulla al mondo avrei rinunciato al mio ruolo di giovane madre! Secondo le persone che mi stavano accanto, non riuscivo a ottenere i giusti risultati: mia figlia cresceva e cominciava a opporsi ad alcune regole di vita, che riuscivo a farle rispettare solo con grande difficoltà e dopo estenuanti battaglie.
Secondo i miei parenti e amici, invece, ero permissiva, mi ponevo troppe o troppe poche domande. Non mi vedevano mai come una madre che accompagna la propria figlia con il cuore, che è semplicemente se stessa e sa fronteggiare quei commenti finalizzati ad “aiutare” i giovani genitori.
Prendevo delle decisioni senza il distacco necessario, sperimentavo, e molte volte mi sentivo confusa nelle mie convinzioni, che non erano ben radicate. Certo, ero d’accordo sul fatto di considerare mia figlia come un essere umano degno di rispetto, e cercavo di mettermi nei suoi panni per capirla. La mia formazione universitaria e la mia esperienza professionale con i bambini, infatti, mi avevano permesso di comprendere e accettare appieno il lato nefasto della violenza educativa, ma quel che ignoravo prima di avere un figlio era che tale violenza fosse latente in me e aspettasse solo che dovessi far fronte al mio ruolo di genitore per risorgere come un mostro indomabile!
Mia figlia le ha spalancato le porte e mi sono trovata a lottare contro me stessa, diverse volte al giorno, per non fare quello che tutto il mio corpo mi spingeva a compiere in modo quasi compulsivo. Mi è capitato di “picchiarla” o, in altre parole, di darle delle sculacciate, nonostante fossi convinta della loro nocività. Ma la maggior parte delle volte cercavo disperatamente delle soluzioni per farle capire che alcune azioni non erano le benvenute. Mi rivolgevo a lei con un tono brusco, la facevo sentire in colpa. Il fatto curioso è che non la punivo, ma penso di non essere mai stata punita neanch’io, quindi non ho alcun merito al riguardo.
Durante la mia ricerca di informazioni e sostegno, alla scoperta di me stessa, della mia storia, sono diventata sempre più consapevole di quanto la questione dei limiti sia centrale nell’ambito della genitorialità.
Ho trovato molte risposte nelle opere di Alice Miller. In particolare, le sue parole hanno fatto sentire compresa la bambina che è in me. La vita dei nostri figli può diventare un vero e proprio inferno senza che ne siamo consapevoli.
Smettere di picchiare è una tappa che credo ci metta di fronte alla nostra collera, al bisogno di abbandonare quella violenza che risiede in noi sin dall’infanzia. Combattiamo contro un mostro che si trasmette di generazione in generazione, e non c’è lotta peggiore né disperazione più profonda di quella generata dall’ambiguità genitoriale. Per i nostri figli desideriamo il meglio: con il tempo mi sono convinta che nessun genitore desideri fare volutamente del male ai propri bambini.
I nostri figli ci amano in modo incondizionato e non sono responsabili delle nostre sofferenze passate, ma al contrario ci offrono l’incredibile opportunità di poterle riconoscere e rielaborare.
Dopo le percosse ho smesso di ricorrere anche alle punizioni, insieme al loro corollario diretto: le ricompense. Anche se il termine potrebbe sembrare un po’ forte, credo infatti che queste non siano altro che una forma di manipolazione. È sempre con le migliori intenzioni che puniamo un comportamento nella speranza di farlo scomparire, e ne premiamo un altro per favorirne lo sviluppo. Sono degli strumenti che conosciamo bene perché sono stati alla base della nostra educazione, ma che portano i bambini a evitare determinati atteggiamenti solo perché spaventati dalle punizioni. Una paura costante abita il bambino, il quale cerca disperatamente il omportamento “buono” per non contrariare i genitori. Cerca anche le ricompense, i complimenti, diventa prigioniero dello sguardo e del giudizio altrui.
La paura porterà alla menzogna, alla mancanza di fiducia nei propri genitori. Il mascherare le realtà sgradite susciterà inquietudine prima nei bambini e poi negli adolescenti che sono stati puniti, a meno che non chinino il capo e si sottomettano una volta per tutte alle varie forme di autorità, senza poterle mettere in discussione.
Numerose opere trattano le conseguenze delle percosse e delle punizioni. Troverete una lista di titoli non esaustiva al termine di questo libro. Una volta acquisita la consapevolezza di queste conseguenze profonde e durature, ci si potrebbe sentire privi di risorse. Come comportarsi senza ricorrere alle percosse e alle punizioni? Come accompagnare i figli senza intimidirli, reprimerli verbalmente, farli sentire in colpa? Di tutto questo parla il nostro libro, e spero riuscirete a trovarvi ciò di cui avete bisogno.
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IL LIBRO

Come trasmettere ai propri figli quelle regole che li aiutano a crescere senza ricorrere a ricatti e minacce? Come spiegar loro i limiti pur rispettandone desideri e bisogni?
L’autrice, educatrice montessoriana, con la sua prima bambina si è trovata davanti a questi e a molti altri dubbi, e a lottare contro se stessa per non replicare, su sua figlia, gli schemi repressivi dell’educazione tradizionale. Metodi che nell’immediato funzionano, ma che possono portare a eccessi di sottomissione o di ribellione. Ma quanto è facile cedere alla tentazione di una sculacciata, quando l’ennesimo capriccio ci fa saltare i nervi?
Con semplicità e franchezza Catherine Dumonteil-Kremer accompagna educatori e genitori lungo le diverse fasi ed esigenze dell’infanzia, con suggerimenti utili su come ascoltare appieno i bisogni dei piccoli e su come dire Stop, senza violenza.
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