Un fatto simile a tanti altri, con una risoluzione originale: dopo un incendio, l’ecovillaggio Giardino della Gioia crea una struttura ancora più bella di prima. Ecco gli effetti della voglia di trasformazione e dell’amicizia.
Siamo a San Nicandro garganico, in Puglia. L’ecovillaggio Giardino della Gioia è stato fondato nel 2011, all’interno di un uliveto di 4 ettari che ad oggi ospita tre yurta (tende mongole) e alcune strutture di servizio autocostruite tra cui la cucina, il bagno, la compost-toilet). Patrizia Callozzo, in arte “Radice”, è una dei fondatori del Giardino della Gioia. Recentemente il villaggio è stato soggetto ad un evento sgradevole, nonostante questo la comunità ha reagito positivamente allo stimolo e ne ha tratto beneficio ed insegnamento. C’è del saggio nel detto “non tutto il male viene per nuocere” ma c’è bisogno di creatività e capacità di trasformazione. Questo al Giardino non manca e dove non riescono ad arrivare, riesce a farlo la rete di relazioni che hanno intorno.
“Durante un evento” racconta Radice “una persona, per errore, ha dato fuoco al bagno di terra e paglia. Spente le fiamme restava solo un filo di fumo nell’aria, a ricordo della struttura.Éstato allora che è arrivato Luciano Furcas, nostro amico ed esperto permaculore. Guarda caso, eraaccompagnato da Renuka, una famosa restauratrice esperta in cocciopesto strutture naturali e da Michele Todisco e Alessia Pino, del gruppo LAN – Laboratorio di architetture naturali. Luciano veniva con l’intenzione di illustrarci un sistema di depurazione delle acque per avere l’acqua potabile a casa. Dentro di me ho pensato “acqua/bagno più o meno l’argomento è lo stesso!”Éstato incredibile come la loro presenza abbia coinciso in modo sincronico con il fatto appena accaduto. Con loro avremmo potuto non solo sistemare il danno ma dare al “Giardino” un altro tocco d’arte per valorizzare di più questo paradiso che ci ospita e sprigionare ulteriore bellezza.
Si da il caso che Luciano Michele ed Alessia conoscevano bene ed amano la canna palustre Arundo Donax, che qui cresce spontanea in ogni dove. Cos’ Luciano ha subito fatto lo schizzo della tartaruga-bagno, con tanto di sistema di recupero delle acque.
Luciano, Renuka, Michele e Alessia ci hanno accompagnato passo passo per realizzare una struttura in bioedilizia con materiali assolutamente naturali. Volevamo una struttura ecocompativbile in tutto e per tutto. Ci abbiamo messo grande impegno a non cedere neanche all’uso di un telo o una guaina di plastica. Abbiamo autocostruito insieme la struttura pensandola come un contenitore di energia capace di soddisfare contemporaneamente necessità materiali e psicologiche. La struttura che abbiamo eretto è parte dell’ambiente che ci circonda, ed è architettonicamente sicuro. Un caso virtuoso di sostenibilità ambientale, estetica architettonica e funzionalità.
Nel cantiere del Tartabagno è accaduta anche qualcosa di più: abbiamo fatto gruppo, è esploso il lato creativo di ogni partecipante, ognuno di noi si è sentito parte del processo costruttivo. Abbiamo tirato fuori una buona dose di energia positiva durante i lavori che ci ha permesso di lavorare anche a livello sottile con l’elemento acqua e di trasformare le nostre emozioni”.